L'educazione all'accoglienza è la misura alta dello sviluppo

1° settembre: celebriamo la VI Giornata per la salvaguardia del creato. “Ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l'uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l'opera della creazione".

L'educazione all'accoglienza è la misura alta dello sviluppo

da Teologo Borèl

del 01 settembre 2011

 

 

          “Ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione”: è questo l'appello contenuto nel Messaggio della CEI dal titolo “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza” per la VI Giornata per la salvaguardia del creato, che si celebra il 1° settembre.

          Nel testo, firmato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, si legge: “Accogliendo l’intero creato come dono gratuito di Dio e agendo in esso nello stile della gratuità l’uomo diviene egli stesso autentico spazio di ospitalità: finalmente idoneo e capace di accogliere ogni altro essere umano come un fratello, perché l’amore di Dio effuso dallo Spirito nel suo cuore lo rende capace di amore e di perdono, di rinuncia a se stesso, ‘di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace’ (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 79)”.

          I Vescovi pongono quindi l’accento sulla vita, a partire da quella nascente e poi alla dignità di ogni esistenza: “È il cuore dell’uomo, infatti, che deve essere formato all’accoglienza, anzitutto della vita in se stessa, fino all’incontro e all’accoglienza di ogni esistenza concreta, senza mai respingere qualcuno dei propri fratelli”.

          Con questo spirito di apertura agli altri uomini, “l’ospitalità diventa la misura concreta dello sviluppo umano” e “diventando ospitale, l’uomo riconosce con i fatti a ogni persona il diritto di sentirsi di casa nel cuore stesso di Dio”.

          Nel secondo capitolo del messaggio, i presuli italiani evidenziano quindi un aspetto che riguarda le migrazioni internazionali cioè la “questione ambientale”. Le migrazioni sono infatti spesso legate ai fenomeni di “degrado dell’ambiente” che rendono invivibili le terre di provenienza. “In questo processo – scrivono – gioca un ruolo non trascurabile il mutamento del clima, che attraverso la variazione repentina e non sempre prevedibile delle sue fasce, rischia di intaccare l’abitabilità di intere aree del pianeta e di incrementare, di conseguenza, i flussi migratori”.

I Vescovi esortano infine ad “educare all’accoglienza”, sulla scorta dell’impegno che la Chiesa italiana ha indicato per il decennio appena iniziato.

          Tanto il mondo ortodosso – si legge poi nel messaggio – quanto quello delle diverse denominazioni evangeliche condividono “la preoccupazione per l’uso equo e solidale delle risorse della terra”, come pure “la sollecitudine verso i più poveri”. E proprio nel messaggio lanciato per la Giornata per la salvaguardia del creato che anche il Patriarcato ecumenico celebra il 1° settembre in coincidenza con l’inizio del loro anno liturgico, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I scrive: “Non possiamo rimanere in silenzio di fronte al fatto che l’uomo non onora più, come deve, questo dono di Dio e che distrugge l’ambiente per avidità o peggio ancora per fini puramente egoistici”.

          “L’uomo – prosegue – ha la possibilità di sfruttare la natura per il suo bene, ma fino a certi limiti. Il superamento però di questi limiti è purtroppo una caratteristica di questi due ultimi secoli di storia del genere umano. Questo fenomeno distrugge l’armonia dei sistemi naturali dell’ambiente, conduce ad una saturazione e ad una necrosi del creato e dell’uomo stesso il quale sopravvive all’interno di un ecosistema il cui equilibrio è stato irrimediabilmente distrutto”.

          Il messaggio dei Vescovi italiani si chiude quindi con l’esortazione a cooperare, anche sul piano dei rapporti ecumenici, “perché le risorse ambientali siano preservate dallo spreco, dall’inquinamento, dalla mercificazione e dall’appropriazione da parte di pochi”.

 

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