L'erba cattiva e il seme della rinascita

Siamo nel pieno di un'emergenza educativa. Scuola, famiglia, Chiesa, politica mostrano una grande difficoltà a rinegoziare, soprattutto con le nuove generazioni, quel pacchetto di valori largamente condiviso su cui fondare un nuovo assetto, più rispondente alle mutate esigenze contemporanee. Eppure è proprio tra i giovani, che più di tutti stanno pagando le conseguenze di questo disorientamento generale, che è custodito il seme della rinascita.

L’erba cattiva e il seme della rinascita

da Quaderni Cannibali

del 02 giugno 2011

 

I segnali e le cause di un’emergenza educatica che è possibile superare.

           Siamo nel pieno di un’emergenza educativa. La crisi che sta attraversando la nostra società è sotto gli occhi di tutti. Scuola, famiglia, Chiesa, politica mostrano una grande difficoltà a rinegoziare, soprattutto con le nuove generazioni, quel pacchetto di valori largamente condiviso su cui fondare un nuovo assetto, più rispondente alle mutate esigenze contemporanee.

          Eppure è proprio tra i giovani, che più di tutti stanno pagando le conseguenze di questo disorientamento generale, che è custodito il seme della rinascita.

          Parlare d'emergenza educativa significa interrogarsi su quello che, all’interno di una società, crea allarme e, a creare allarme, sono in genere i fenomeni che sfuggono al controllo e si presentano come delle rotture degli schemi o dei valori consolidati, acquisiti e condivisi dalla società stessa. L’emergenza educativa è un momento che qualunque società, nel tempo e nello spazio, si trova a dover affrontare perché tutte le società sono soggette, nella loro inevitabile evoluzione, a cambiamenti, più o meno profondi, con cui fare i conti. Quando i mutamenti si presentano come radicali, incisivi, profondi, la società che li vive è chiamata ad analizzarne le cause e i risvolti e a cercare, contestualmente, delle risposte.           Di emergenza educativa si può parlare perciò con riferimento a tutte le epoche, ogni volta che sono stati in atto scossoni destabilizzanti, tali da turbarne l’assetto e destare preoccupazione. Come dire che ogni periodo ha avuto e vissuto la propria emergenza educativa, come noi oggi siamo nel pieno della nostra.I segnali della crisi          Ma quali sono gli indicatori di questa grande difficoltà e perché parliamo di emergenza? Si diceva che la parola emergenza evoca preoccupazione, tensione, allarme rispetto a qualcosa che sta cambiando in negativo e a cui ancora non si è capaci di offrire soluzioni. Ecco, di cambiamenti che preoccupano e disorientano oggigiorno ne viviamo parecchi. Ragazzine piegate al miraggio del denaro facile e delle notorietà, violenza e abusi in crescita, adolescenti rovinati dagli alcolici e stupefacenti già in giovane età.           Un malessere che come l’erba cattiva si sta estendendo, con la sua forza infestante, in tutti gli ambiti della nostra vita, coinvolgendo la famiglia, la scuola, le istituzioni. L’analisi si fa velocemente; è dare risposte che diventa un’operazione complicata perché richiede intanto di capire cosa non funziona più all’interno della società, oltre che il perché.I termometri dell’emergenza          I punti cardine della società, in fatto di educazione delle nuove generazioni, sono attraversati da una profonda crisi. Scuola, famiglia, istituzioni stanno vivendo momenti difficili e questo si ripercuote sul modo di interpretare e svolgere la missione educativa che gli è propria.          La scuola è attraversata da grandi cambiamenti che stanno creando forti tensioni al suo interno. La rabbia e lo smarrimento dei docenti, per le condizioni di lavoro che diventano sempre più difficili sia professionalmente che economicamente, fa sì che sempre meno, loro che sono tra gli educatori per eccellenza, si rendono disponibili nei confronti delle giovani generazioni, per curare la loro crescita e la loro maturazione. A questo si aggiungono regole in divenire, poco chiare, troppo speso mutevoli, riorganizzazioni complesse e come tali lente da metabolizzare, che impediscono di disegnare una rotta e offrire certezze.           La famiglia, luogo da sempre privilegiato per l’educazione e la crescita, è anch’essa in grave difficoltà. Come dimostra l’ultimo rapporto Osce (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sul benessere familiare, in Italia nessuno pensa alla famiglia. Le donne, riconosciute come motore della società in molti paesi, da noi non hanno garanzie sufficienti per dedicarsi alla cura e alla crescita dei figli. Lavorano a tempo pieno e, se scelgono di dedicarsi alla prole, devono optare per il part time, vedendo così ridotta la propria capacità economica ma, quasi mai, proporzionalmente le ore di lavoro. Risultato? Figli sempre più soli in casa, affidati alle cure della televisione e di internet o a quelle di un’estranea nella migliore delle ipotesi, e compito educativo delegato all’esterno.          Non minori difficoltà vivono le istituzioni, quelle politiche e la Chiesa, che agli occhi dei ragazzi soprattutto hanno perso di credibilità. I giovani non si sentono capiti, non si sentono guidati, non si sentono rappresentati. Hanno perso la fiducia nei confronti di chi sembra predicare bene e razzolare male.           I giovani vogliono punti fermi per la loro crescita e ne hanno bisogno. Hanno bisogno di chi si imponga con decisione sui loro umori altalenanti, sul fermento instabile che caratterizza la loro età. È normale invece che in un momento in cui tutti i pilastri su cui la società di fonda sono impegnati a ritrovare un equilibrio, loro si sentano smarriti e incerti di fronte alle scelte impegnative e che indulgano ad ogni genere di sensazione forte che tamponi la paura della solitudine o tentazione che regali facili scorciatoie. I piccoli numeri che lasciano sperare          Eppure è proprio tra i giovani che si colgono i segnali di un seme sano, pronto a germogliare. I dati sulla condizione degli adolescenti in Italia offrono una fotografia di queste nuove generazioni che lascia ben sperare. Lo si capisce dal loro impegno attivo nel volontariato (secondo l’Istat sono più del 9% gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni dediti al volontariato e circa il 12% quelli tra i 18 e i 19 anni), dalle loro ambizioni per il futuro (famiglia, lavoro), dalle manifestazioni di creatività che si esternano nella musica, nella recitazione, nella scrittura e denotano animi sensibili, ricchi, generosi. L’impegno della società          La società ha il compito di fornire ai ragazzi il concime e l’innaffiatoio per nutrire e far crescere quel seme. Nonostante le difficoltà, la famiglia, la scuola, la Chiesa, la politica possono e devono trasferire alle giovani generazioni, attraverso attività di prevenzione, educazione, informazione, non tanto i vecchi valori che hanno perso appeal oggigiorno, quanto i principi che li sottendono e che sono immutabili perché consonanti con l’essenza stessa della natura umana.

Novella Caterina

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