L'esame di laurea per il paradiso (Mt 25, 31-46)SERIE: Dio non ci abbandona mai

37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt 25, 37-40).

L’esame di laurea per il paradiso (Mt 25, 31-46)SERIE: Dio non ci abbandona mai

da L'autore

del 22 marzo 2007

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Se ci fossero stati dubbi che il periodo della quaresima potesse sembrare una sorta di fiction in cui i cristiani possono giocare a mettersi la maschera del digiuno o della finta preghiera per dare l’idea che c’è ancora un po’ di attaccamento alle tradizioni (infatti le ceneri, il colore viola dei paramenti in chiesa, il digiuno, il mangiare di magro al venerdì e altre tradizioni ne potrebbero dare l’idea), il vangelo di Matteo che oggi si legge in tutte le chiese ce ne toglie ogni copertura. Alla fine del mondo, l’esame di licenza o di laurea per il paradiso sarà di tutt’altro tipo.

Le domande risolutive saranno molto semplici. Che avete fatto al povero che petulante bussa alla vostra porta? all’handicappato che non può salire nessuna scala? Al carcerato che aspetta che gli si venga data una pena certa e una possibilità di riabilitazione? all’immigrato che è venuto a chiederti alloggio o un lavoro? al demente che viene accollato solo sulle spalle dei suoi vecchi genitori?

Abbiamo mandato assegni alla caritas, abbiamo fatto petizioni in comune, abbiamo fatto manifestazioni in piazza, abbiamo dato quattro soldi per levarceli di torno, abbiamo fatto lavare i vetri ai semafori… Ero io in quel povero, in quel demente, in quell’immigrato, in quel carcerato… Mi hai guardato negli occhi? mi hai degnato di un sentimento di amore o hai provato solo pietà e magari distacco?

La quaresima è avere il coraggio di guardarsi in faccia e riconoscere in ciascuno il volto di Gesù. Fare la carità oggi, ma è sempre stato così, non è facile, occorre farsi carico della vita dell’altro, anche negando il denaro che non risolve nessun problema, offrendo la canna per imparare a pescare e non il pesce, aiutando a trovare lavoro perché ciascuno si costruisca il suo futuro, offrendo un microcredito che possa ridare fiato al momento sfavorevole.. Molta povertà è solo frutto di inedia, di forze inoccupate e orientate all’ozio e quindi al vizio.

Come fanno questi poveri a capire che Dio non li abbandona? Solo se troveranno persone che vedranno in loro il volto di suo figlio e lo metteranno al centro della loro vita.

Avevo fame e mi avete dato da mangiare, facevo la fila alla caritas, ma mi sono trovato accolto nel caldo di una famiglia.

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