Io, salesiano, dopo aver scritto alcuni mesi fa che oggi la vita ha scopo anche senza una mamma, non mi trovo in difficoltà ad affermare il contrario se le mamme sono come mamma Margherita, «la prima educatrice e maestra di pedagogia di don Bosco»
del 10 gennaio 2008
Siamo ai saldi anche nella Chiesa? È mai possibile presentare un modello di 150 anni fa, sia pure madre di un santo? Possibile che non ci siano altri modelli più vicini a noi? Girando la domanda ai Salesiani, immagino la risposta: i santi non vanno giù di moda, sono sempre attuali! Non possono che dire così, campanilisti come sono, fin dai tempi del figlio di mamma Margherita, quel don Bosco che era un comunicatore eccezionale e la sapeva contare bene!
Io, salesiano, dopo aver scritto alcuni mesi fa che oggi la vita ha scopo anche senza una mamma, non mi trovo in difficoltà ad affermare il contrario se le mamme sono come mamma Margherita, «la prima educatrice e maestra di pedagogia di don Bosco», che, secondo le parole di Giovanni Paolo II, «non solo ha lasciato nell’oratorio di Valdocco quel caratteristico senso di famiglia che sussiste ancora oggi, ma ha saputo forgiare il cuore di Giovanni a quella bontà e a quella amorevolezza che lo faranno l’amico e il padre dei suoi poveri giovani».
In una conferenza l’altro giorno mi sono permesso di proclamarla «patrona delle mamme single», delle mamme rimaste sole nell’educare i figli, perché abbandonate o separate o vedove senza risposarsi. Tale era mamma Margherita, che aveva una famiglia multiproblematica dopo la morte del marito Francesco, che le aveva lasciato in eredità tanta povertà, tre figli piccoli, la nonna paterna ammalata.
Non si è arresa, credo abbia chiesto al Signore quella «sapientia cordis», che le ha permesso di educare i suoi figli, rispettando le loro scelte, affiancando Giovanni quando, diventato prete delle periferie di Torino, l’ha voluta accanto a sé.
Con lui ha vissuto esperienze forti come la «casa famiglia », che accoglieva ragazzi emigrati a Torino dalla miseria della campagna e l’«oratorio di frontiera», con ragazzi vivaci, discoli, abbandonati, poveri, alcuni dei quali, alla scuola di don Bosco hanno raggiunto anche la santità: san Domenico Savio, i beati don Rua, don Rinaldi e poi gli Orione, i Guanella e altri ancora.
Che cosa ha da insegnare mamma Margherita alle mamme d’oggi, a chi lavora con i giovani? Anzitutto la sua fedeltà ai figli, al suo ruolo di madre attenta alla loro educazione: non aveva paura a stare con loro, li seguiva personalmente, sapeva essere buona ed esigente, non li lasciava senza norme, sempre pronta a dire dei sì e dei no.
Era donna forte e saggia, con il senso delle cose importanti: era povera ma «accogliente»; non sapeva leggere e scrivere ma capiva l’importanza dello studio; affezionata ai figli, non era la loro padrona; piena di comprensione, non aveva paura di dire la verità né si risparmiava quando doveva correggerli.
Non era «lagnosa» di fronte alle difficoltà, ma le affrontava con la fede in un Dio che lei invitava ad amare, a invocare, a lodare, a sentirlo Padre buono. Prima catechista dei suoi figli, «non era l’indice del Vangelo, ma tutto il Vangelo».
Quando don Bosco dirà che l’educazione è cosa del cuore, lo potrà fare ricordando l’esperienza felice di casa sua con mamma Margherita, che per lui è stata madre e padre, con la sua tenerezza e la sua ragionevole autorevolezza, temperata dalla fede amorevole, semplice, quella del «Dio ti vede», di «Quanto è buono il Signore» e «Con Dio non si scherza!».
Una fede che era invito alla carità, perché «abbiamo poco tempo per fare il bene!»; alla limpidezza del cuore: «Che importa avere dei bei vestiti, se poi l’anima è brutta ». Era lei che preparava i figli ai Sacramenti, alla vita. Lei che ha aiutato don Bosco ad essere «padre e maestro dei giovani» animato dall’amore preventivo di una madre che sapeva capire, esigere, correggere, pazientare e sorridere.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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