L'Eucaristia, bisogno del nostro cuore

L'amore vivo di Gesù, presente realmente nell'Eucaristia, crea nel nostro cuore il bisogno di amarlo. Il nostro amore vuole la presenza, la comunanza dei beni e l'unione perfetta con la Persona amata: Gesù Eucaristia.

L'Eucaristia, bisogno del nostro cuore

da Teologo Borèl

del 04 luglio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

          Perché Gesù Cristo sta nell’Eucaristia? A questa domanda si possono dare molte risposte, ma tutte si riassumono nella seguente: perché Gesù ci ama e vuole che lo amiamo. L’amore, ecco il motivo della istituzione dell’Eucaristia.

          Senza l’Eucaristia l’amore di Gesù Cristo sarebbe per noi un amore di persona morta, un amore passato, che dimenticheremmo presto e ne saremmo quasi scusabili. L’amore ha le sue leggi, le sue esigenze: soltanto l’Eucaristia vi soddisfa pienamente e così, per Essa, Gesù Cristo ha tutti i diritti di essere amato, perché in Essa ci dà la prova d’un amore infinito. Ora l’amore, come Dio l’ha messo naturalmente nei nostri cuori, vuole tre cose: la presenza, cioè la vita in comune, la comunanza dei beni, l’unione perfetta.

          Quando si ama, è una pena, un supplizio l’assenza. La lontananza indebolisce e, se troppo si prolunga, finisce con l’uccidere l’amicizia più forte. Se Nostro Signore è assente, lontano da noi, il nostro amore subirà l’azione dissolvente dell’assenza.

          È nella natura dell’uomo e del suo amore di esigere, per vivere, la presenza dell’oggetto amato. Vedete i poveri Apostoli nell’intervallo di tempo che Nostro Signore restò nel sepolcro; i discepoli di Emmaus sono là per dirci com’essi abbiano pressoché perduta la fede: non hanno più con loro il caro Maestro. Ah, se Gesù non ci avesse lasciato altro pegno del suo amore che Betlemme ed il Calvario, come l’avremmo dimenticato presto, quale indifferenza regnerebbe nel mondo a suo riguardo!

          L’amore vuol vedere, udire, conversare, toccare. Nulla tiene il luogo della persona amata, né ricordi, né doni, né ritratti; tutte queste cose sono senza vita. Ben lo sapeva Nostro Signore. Nulla avrebbe potuto tenere il luogo della sua Persona. Ci abbisogna Nostro Signore stesso. Ma la sua parola? Non basta, non è più la sua parola vibrante; non udiamo più dalla bocca del nostro Divin Salvatore quegli accenti così teneri. E il suo Vangelo? È un testamento.

          I Sacramenti non danno forse la vita? Sì, ma ci vuole l’Autore della vita per mantenerla in noi. La Croce? No, senza Gesù ci rende tristi. E la speranza? Senza Gesù è l’agonia. I protestanti hanno pure tutte queste cose e si sa come il protestantesimo è freddo, gelido. Avrebbe mai Gesù voluto metterci in questa condizione così triste di vivere e combattere senza di lui? Oh!, noi saremmo troppo infelici senza Gesù presente con noi. Esuli, soli sopra la terra, obbligati a privarci dei beni di questo mondo, delle consolazioni della vita, mentre il mondano ha quanto desidera: la vita non sarebbe più tollerabile.

          Ma con l’Eucaristia, con Gesù in mezzo a noi, sotto il medesimo tetto; sempre là, giorno e notte, accessibile a tutti, in atto di aspettarci tutti nella sua casa sempre aperta; ricevendo, anzi chiamando i piccoli con una dichiarata predilezione: così la vita è meno amara. È il buon padre in mezzo ai figli. È la vita in comune con Gesù. Come ci fa grandi, come ci nobilita questa società! E quale facilità di comunicazioni, di ricorso al Cielo, a Gesù Cristo in persona! È questa veramente la dolce compagnia dell’amicizia semplice, affettuosa, familiare ed intima. Proprio di questo avevamo bisogno.   

          L’amore vuole la società dei beni, il possesso in comune, vuol condividere la felicità e la sventura. È sua natura, suo istinto dare, dar tutto, con gioia. Così, vedete Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento come dà con profusione, con prodigalità, i suoi meriti, le sue grazie, la sua gloria stessa. E qual premura ha di dare! Risponde mai con un rifiuto?Gesù dà se stesso a tutti e sempre; copre il mondo di Ostie consacrate; vuole che tutti i suoi figli lo possiedano. Dei cinque pani moltiplicati nel deserto sopravanzarono dodici sporte: bisogna che tutti ne godano!

          Gesù in Sacramento vorrebbe avvolgere il mondo nel suo manto sacramentale, ristorare tutti i popoli delle sue acque vivificanti, che andranno a perdersi nell’oceano dell’eternità, ma soltanto dopo aver dissetato, riconfortato l’ultimo dei suoi eletti! Dunque, Gesù è nell’Eucaristia proprio per noi, tutto per noi!

          La tendenza dell’amore, la sua tendenza finale, è l’unione di quelli che si amano, la fusione di due in uno, di due cuori in un cuore, di due intelligenze in un’intelligenza, di due anime in una sola anima.

          Udite quella madre che stringe il suo bimbo sul seno: «Io lo mangio!». Gesù subisce questa legge dell’amore, fatta da Lui medesimo. Dopo aver diviso con noi la nostra condizione, la nostra vita mortale, si dà a noi in Comunione: ci fonde in se stesso. Unione divina delle anime, sempre più perfetta, sempre più intima a seconda della vivacità crescente dei nostri desideri. «In me manet et ego in illo». Noi dimoriamo in Lui ed Egli dimora in noi. Noi facciamo una cosa sola con Lui, fino a che in Cielo, nella unione gloriosa ed eterna, si consumi questa unione ineffabile cominciata quaggiù dalla grazia e perfezionata dall’Eucaristia. L’amore vive, dunque, con Gesù presente nel Santissimo Sacramento; partecipa a tutti i beni di Gesù; si confonde con Lui. Sono soddisfatte le esigenze del nostro cuore, che non può domandare di più.

San Pier Giuliano Eymard

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