L'immacolata e don Bosco - 2° Parte

Con le parole di don Pascual Chavez proponiamo un percorso in tre tappe sul rapporto tra don Bosco e Maria Immacolata. Seconda parte: Tre elementi mariologici importanti.

L'immacolata e don Bosco - 2° Parte

da Teologo Borèl

 

Tre elementi mariologici importanti

 

 

Senza perdere di vista la sua concentrazione cristologica – l’importante è il Figlio di Dio – il racconto dell’annunciazione di Luca contiene tre elementi mariologici importanti.

 

 

In primo luogo, il saluto di Gabriele. All’usuale formula “Ave” si aggiunge l’appellativo “piena di grazia”, che cerca di descrivere la situazione personale di Maria: e così colmata dalla grazia e dall’amore di Dio, che il suo possesso la definisce: è favorita dalla presenza di Dio. L’espressione “il Signore è con te” assicura a Maria la benevolenza di Dio dopo averle affidato la missione di dare alla luce il Figlio suo. Il saluto inizia, dunque, con un dialogo vocazionale: si rivela a Maria che Dio conta su di Lei.

 

 

Il secondo elemento mariologico ha come centro l’annuncio della maternità verginale. Con la sua domanda: «Com’è possibile? Non conosco uomo», Maria non esprime nessuna obiezione, non lascia trasparire un senso d’incredulità e tanto meno una pubblica opposizione al volere di Dio. Anzi, sottolinea l’impossibilità – secondo Lei – del progetto divino, tema tipico dei racconti biblici di vocazione. Il figlio di Maria sarà possibile perché «per Dio nulla è impossibile»: la maternità verginale di Maria è l’altra faccia della filiazione divina di Gesù, nel senso che la concezione umana di Gesù è creazione dello Spirito di Dio.

 

 

Infine, il terzo elemento è fondamentale per l’immagine lucana di Maria, la sua accoglienza del progetto di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga su di me quello che hai detto». Non si tratta di una rassegnazione all’inevitabile. Maria solo desidera che si compia quanto le è stato detto. Questo è il suo atteggiamento: ben diverso da quello di Adamo e di Eva! Nel caso di Maria la totale subordinazione della propria vita e dei propri progetti converte la piena di grazia in serva.

 

 

Con termini presi dal Sistema Preventivo, possiamo affermare che la grazia ha anticipato e reso possibile l’apertura incondizionata a Dio e ha suscitato il meglio di Maria: la sua fede. Scrive Hans Urs von Balthasar che “solo l’amore è degno di fede”. E Maria ha creduto all’amore.

 

 

Questa è appunto la sua grandezza e la sua beatitudine: “Beata colei che ha creduto” (1,45).

 

 

L’Immacolata ci porta a contemplare ed ammirare lo Spirito, “che in Maria costruisce l’unità tra la natura umana e la natura divina nell’incarnazione del Verbo”.1 Certamente la maternità verginale di Maria è un agire dello Spirito, che si compie quando in una persona ubbidiente, l’uomo e Dio si fanno uno. Ma quello che realmente è nuovo, quello che è veramente buono, è che la missione d’ogni persona chiamata da Dio non è molto diversa dall’esperienza di Maria: far sì che nella propria vita, nel proprio grembo, si incontrino Dio e l’uomo, lo Spirito e la carne, l’istante e l’eternità, la storia e la salvezza. Portare Dio all’uomo e portare l’uomo a Dio è compito tipicamente mariano e, quindi, salesiano.

 

 

Don Pascual Ch√°vez

http://www.donbosco-torino.it

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