Della possibile valenza spirituale dei sogni ne danno testimonianza la Bibbia e la storia dei santi. Nella Genesi Dio parla a Giacobbe in sogno, mostrandogli la famosa scala che si protende fino in Cielo. Giuseppe, figlio di Giacobbe, durante la prigionia in Egitto diventa un apprezzato interprete di sogni, così come il profeta Daniele alla corte di Nabucodonosor...
del 02 luglio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          I sogni contengono un messaggio? Sono portatori di mozioni dello Spirito? Si possono decifrare e usare come indicazioni per la propria vita? La domanda non è peregrina, risale infatti agli albori dell’esperienza religiosa. L’oniromanzia, la divinazione in base ai sogni, fu una pratica diffusissima nell’antichità, dalla Cina all’India alla civiltà babilonese. Nell’antica Grecia si credeva che durante il sonno Asclepio, il dio della medicina, visitasse la persona per ispirarla, guarirla o guidarla. I malati si recavano negli asclepei - ne esisteva uno anche a Roma sull’isola tiberina, edificato nel 289 a.C. All’arrivo i ministri del tempio valutavano le esigenze del pellegrino, che, dopo aver compiuto rituali di purificazione, veniva ammesso in un dormitorio sacro sotterraneo e vi passava la notte. Asclepio sarebbe comparso in sogno e avrebbe operato un intervento sul male o avrebbe indicato, con scene simboliche, una cura. Una credenza a cui fece da contraltare lo spirito razionale di Aristotele, che nel sogno non vedeva rivelazioni divine, piuttosto il rilascio di stimoli sensoriali che avevano interessato il corpo durante la veglia.          Nel ’900 il problema dei sogni e della loro interpretazione è riapparso nella cultura 'alta' grazie a Freud e alla psicoanalisi, con il sogno letto in una chiave immanente, come manifestazione di desideri inconsci. Anche le neuroscienze, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, sono scese in campo, senza peraltro arrivare a chiarire il nocciolo della questione: non solo sulla genesi e il significato biologico dei sogni si brancola ancora nel buio, fra ipotesi più o meno accreditate, ma è lo stesso fenomeno del sonno - delle sue finalità profonde - a rimanere in gran parte un enigma per le neuroscienze. Il ritorno in auge dell’associazione tra sogno e vita spirituale si deve negli ultimi decenni all’influsso crescente di colui che ha aperto la psicanalisi a tematiche religiose, ossia Carl Gustav Jung, e a quel movimento composito e sincretista che si è soliti classificare come New Age. Nel mondo di lingua inglese, autori avvicinabili al New Age come Betty Bethards, Gillian Holloway o Michael Lennox hanno prosperato sul filone dei sogni. L’australiano Adam F. Thompson è arrivato a fondare insieme ad altri una chiesa, la 'Field of Dreams', incentrata sui sogni intesi come rivelazioni soprannaturali.          Di fronte a questo panorama Gerard Condon, sacerdote cattolico della diocesi di Cloyne in Irlanda, già direttore del Pontificio collegio irlandese a Roma, si è chiesto se la teologia e la spiritualità cattoliche non si siano fatte 'scippare' da piscologia e New Age un tema che sarebbe invece di loro competenza. E non si siano accorte di una diffusa richiesta, fra i credenti, di una guida al mondo delle 'apparizioni' notturne.          Del resto, della possibile valenza spirituale dei sogni ne danno testimonianza la Bibbia e la storia dei santi. Nella Genesi Dio parla a Giacobbe in sogno, mostrandogli la famosa scala che si protende fino in Cielo. Giuseppe, figlio di Giacobbe, durante la prigionia in Egitto diventa un apprezzato interprete di sogni, così come il profeta Daniele alla corte di Nabucodonosor. E prima della battaglia contro Nicanore, Giuda Maccabeo incoraggia i suoi uomini raccontando loro un sogno che pronostica la vittoria.          Nel Vangelo di Matteo Giuseppe riceve in sogno la notizia del concepimento soprannaturale di Maria. In sogno Dio avverte i Magi di evitare Erode e di fare ritorno al loro Paese. E sempre in sogno Giuseppe è prima sollecitato a fuggire con Maria e Gesù in Egitto, poi è avvisato della morte di Erode e della possibilità di far ritorno in Israele. Per quanto riguarda i santi l’elenco sarebbe lunghissimo, ma merita una segnalazione il caso di don Bosco, la cui vita fu costellata da moltissimi sogni premonitori. A partire da quello che ebbe a nove anni, e che si ripresentò a lungo con ambientazioni e dettagli diversi, in cui Gesù e la Vergine adombrarono la sua missione di evangelizzatore della gioventù.          Il tema ci sarebbe tutto. Ma l’approccio di Gerard Condon, riassunto nel libro Il Potere dei Sogni, da poco edito per le Edizioni Messaggero Padova (pagine 240, euro 14), non sembra centrare il bersaglio, per la metodologia a cui si affida. Ossia il tentativo di mutuare, pur filtrandola, l’analisi dei sogni di Jung. Condon non è il solo ad aver tentato questa strada, altri religiosi ci hanno provato negli anni - un caso noto è quello della suora orsolina americana Pat Brockman, formatasi al C.G. Jung Institut di Zurigo - ma scivolando su un terreno insidioso, vista l’impossibilità di recuperare Jung, e anche la sua lettura dei sogni, a una prospettiva cattolica. In particolare per il ruolo divinatorio assegnato all’irrazionale onirico da parte dello psicoanalista svizzero - che in lui fu rafforzato dal contatto con gli stregoni della tribù ugandese degli elgonyi, durante un suo viaggio in Africa nel 1925 - sia per la concezione del male insito nella divinità, concezione di matrice gnostico-alchemica, da cui discende il superamento dell’idea di peccato e la necessaria integrazione di bene e male anche nella dimensione etica dell’uomo.          L’approccio cattolico ai sogni e alla loro interpretazione si trova comunque, seppur in controluce, nel libro di Condon. Il quale fa giustamente notare come le rivelazioni oniriche già nell’Antico Testamento erano soggette a critiche. Nel Deuteronomio è presente una condanna della divinazione. Geremia e Zaccaria stigmatizzano con durezza coloro che sostengono di saper discernere il volere di Dio dai sogni. Nel Nuovo Testamento la parola greca per sogno, onar, compare solo sette volte. Fra i padri della Chiesa, Atanasio di Alessandria avverte che nel sonno i demoni hanno maggiore libertà d’azione. Tertulliano, che pur riconosce come Dio possa parlare al dormiente, sostiene che la maggior parte dei sogni spirituali sono ispirati da demoni. Gregorio Magno si pronuncia nettamente contro l’interpretazione dei sogni.          Ma la posizione cattolica è stata sintetizzata e chiarita soprattutto da Tommaso d’Aquino nella Somma teologica. Per il dottore angelico i sogni possono essere influenzati in primis dalle condizioni fisiche e psicologiche del sognatore. Per quanto riguarda l’influenza soprannaturale, essa è talora demoniaca e «talaltra riferibile a Dio, che rivela certe cose agli uomini in sogno per mezzo degli angeli».          L’uso deliberato dei sogni al fine di ottenere doni spirituali è quindi illecito, in quanto assimilabile alla divinazione. Mentre i sogni latori di messaggi divini sono doni di Dio, che non vanno cercati. Ed è proprio questo equilibrio e questa prudenza che sono presenti nella bellissima antifona che si recita nella preghiera di compieta, prima di coricarsi: «Nella veglia salvaci Signore, nel sonno non ci abbandonare: il cuore vegli con Cristo e il corpo riposi nella pace».
Andrea Galli
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)