Che cosa l'Oratorio non è... Che cosa è l'Oratorio... E' il volto della Chiesa rivolto verso il mondo giovanile. Per alcuni di essi è l'unico o il più significativo contatto con la realtà ecclesiale...
del 30 giugno 2007
Che cosa l'Oratorio non è
 
1. Non è un semplice luogo di ritrovo... Ma lo è anche... Oggi se ne avverte l'esigenza per l'imporsi di alcune esigenze: crisi di identità, fragilità psicologica, incertezza nei confronti della storia... C'è il bisogno che l'io individuale si cali nell'io collettivo (evitando il pericolo che si perda!).
 
Donde l'importanza del “luogo' come dato sociologico (massa, gruppo) come dato geografico (ambiente) come dato umano (qualità dell'ambiente e cioè delle relazioni).
 
2. Non è un semplice ricreatorio… Ma lo è anche.... gioco, sport, espressività, festa sono ingredienti essenziali (se educativamente interpretati) per una nuova qualità della vita.
 
Oggi assistiamo ad un degrado della qualità della vita. Occorre far ricuperare il gusto della vita, tentando di partire dai bisogni primari per giungere a liberare ed educare i bisogni più profondi (teoria di Maslow).
 
3. Non è un ambiente qualsiasi. Ogni struttura educativa propone un messaggio perché attraverso lo stile che la caratterizza propone dei valori (che lo voglia o no, che ne sia consapevole o no!).
 
C'è il pericolo che l'ambiente educativo si voglia generico, asettico, neutro. Ma il giovane d'oggi ha bisogno di proposte chiare, espresse, legittimate, coerentemente perseguite. Egli è immerso in una pluralità di appartenenze che genera confusione di identità, inceppamento della capacità di scelta, qualunquismo nel comportamento.
 
Egli deve sapere che in quell'ambiente può trovare questo particolare tipo di proposta, lo si inganna se non si dichiara la propria identità. Dichiararlo lo aiuta ad una scelta che, comunque, è maturante.
 
4. Non è un surrogato della famiglia o della scuola. L'Oratorio non risolve tutti i problemi, non può dare risposte a tutti e a tutto, non è onnipotente.
 
E' complementare alle altre agenzie educative; interagisce, collabora, colma eventuali vuoti fin dove può e come può. Occorre avere il senso del limite: l'Oratorio non è una struttura totalizzante.
 
Inoltre, l'Oratorio vive in simbiosi con il territorio; non può essere avulso dal tessuto sociale e culturale proprio di quel particolare territorio, si condannerebbe a sterilità educativa, dato che il giovane vive di tutto.
 
 
Che cosa è l'Oratorio
 
1. Struttura ecclesiale
 
E' il volto della Chiesa rivolto verso il mondo giovanile.
 
Per alcuni di essi è l'unico o il più significativo contatto con la realtà ecclesiale. E, perciò, con il Dono del Regno e la Presenza di Cristo!
 
L'Oratorio tare origine da una comunità, vive di una comunità, coinvolge una comunità, educa una comunità?
 
Quale Chiesa? Degli eletti o missionaria? Spiritualista o incarnazionista? Gerarchizzata o partecipata? Fermento dei Regno o farisea? Borghese (particolare) o aperta alla mondialità?
 
Quale immagine di Chiesa proponiamo ai giovani dell'Oratorio? Quale Chiesa vogliamo costruire? Come Oratorio concorre ad educare la Chiesa territoriale?
 
 
2. Ambiente educativo.
 
Fondato su di un progetto: mète ultime, obiettivi medi, contenuti (esperienze educative), mezzi adeguati, stile educativo, educatori....
 
Solidale con il progetto diocesano di pastorale giovanile, e perciò interagente.
 
Capace di costante verifica e ristrutturazione, in ragione della mutevolezza della cultura giovanile e della accelerazione della storia.
 
Casa dei giovani. Ciò comporta il protagonismo dei giovani: è in gioco il senso di appartenenza (uno appartiene quando si sente riconosciuto ed accolto, attivo e responsabile) ma anche la recezione dei valori ( i valori vengono assunti e personalizzati quando uno li 'agisce' come attore di esperienze e non quando uno li ascolta come spettatore passivo.
 
Casa dei giovani significa anche strutture: sono leggibili dai giovani? Adeguate alle esigenze? Flessibili e adattabili?
 
Casa significa presenza di educatori: quali figure, quale stile di presenza, quale animazione?
 
Significa, infine, contatti: molto si gioca nei rapporti; la stessa educazione passa per i contatti: il minore infatti tende alla identificazione attraverso un processo di successive identificazioni con figure di adulti.
 
I canali sono: la cordialità, l'amicizia, la disponibilità, la gratuità, la capacità di esigere, l'autorità come autorevolezza. Don Bosco parla di 'amorevolezza' che è tutto questo! Certo, non si può prescindere da certe regole (salvaguardare l'identità dell'ambiente!) ma queste non devono risultare né troppo rigide né troppo fiscali, pena lo scadimento in un formalismo istituzionale che soffoca la familiarità e l'immediatezza dei rapporti.
 
 
3. Proposta
 
Ci sono, nel giovane, tre livelli di domande: domande di vita, domande di senso, domande di fede.
 
a) Alle domande di vita corrispondono le proposte di convocazione.
 
Sono proposte che attraggono perché agganciano gli interessi dei giovani e li invitano al protagonismo: gioco, festa, espressione... E' l'Oratorio come 'cortile', nel pensiero di don Bosco!
 
Per sua natura l'Oratorio è ambiente in cui le espressioni immediate devono potersi manifestare. Esso, da sempre costituisce una realtà educativa dove la vita quotidiana dei giovane viene accolta e valorizzata come risorsa e valore in se stessa. Da qui trae origine e sviluppo una sorta di spiritualità oratoriana, in virtù della quale tutte le dimensioni e i bisogni vitali dei soggetto in fase evolutiva assumono rilevanza ai fini della sua unitaria crescita umano‑cristiana.
 
Là dove il giovane è se stesso e si esprime in totalità e sincerità, creando così la possibilità di un contatto efficace con l'educatore che condivide e partecipa. ( Don Bosco: “Bisogna amare ciò che amano i giovani perché essi amano ciò che sta a cuore a I l'educatore').
 
b) Alle domande di senso corrispondono le proposte culturali, così che i giovani da consumatori diventino produttori!
 
Possono essere cinedibattiti, recitals, mostre, filodrammatica, gruppi musicali, folklore, interessi ecologici, carità missionaria, turismo giovanile, esperienze estive, partecipazione ad iniziative culturali promosse dal territorio...
 
Grande importanza riveste l'esperienza di gruppo, per il valore intrinseco che racchiude: identificazione, ecclesiogenesi!
 
Avviene così il passaggio dalle domande inespresse a quelle espresse, dai bisogni ai desideri, dai significati parziali al senso!
 
c) Alle domande di fede corrisponde l'evangelizzazione: scuola di preghiera, tempi forti, associazionismo ecclesiale, assunzione di responsabilità dentro la comunità cristiana, esperienze di testimonianza e di servizio....
 
Con attenzione a non identificare la proposta oratoriana con una sola proposta di cammino di fede: una sola Associazione, un solo Movimento, un solo tipo di esperienze...
 
Come avviene il passaggio dal primo al terzo livello?
 
Avviene o per infima carenza (sono arrivato al fondo di tutto e non ne posso più,‑ mi metto in ricerca ... ) o per fascino valoriale (intuisco che è bello, che lì c'è un di più, che lì c'è vita vera, possibilità di autentico sviluppo, promessa di futuro ... )
 
Occorre saper portare avanti tutti e tre i livelli senza cedere alla tentazione di privilegiarne uno solo.
 
Ecco allora l'Oratorio piazza, strada, discoteca, palestra; oppure l'Oratorio club di élite, centro studi, servizi sociali, agenzia turistica, oppure l'Oratorio sacrestia, l'Oratorio cenacolo...
 
Il pericolo è, da una parte di selezionare i giovani; dall'altra di non assumerli nella loro totalità di vita, facendo della proposta un prodotto da consumare e non già un'esperienza da vivere.
 
Per don Bosco cortile‑scuola‑ chiesa fanno un tutt'uno che dà vita all'Oratorio.
 
 
Animatori
 
Si comprende come, nell'Oratorio, quasi tutto si giochi sul l'educatore‚Äëanimatore.
 
L'educatore di Oratorio deve avere alcune caratteristiche:
 
a) Una dotazione di partenza: una identità personale sufficientemente chiara (quali sono i valori nei quali credo e che mi definiscono?), una passione per la propria autoeducazione, una cordiale accettazione della legge dell' 'educo lasciandomi educare'. A questa va aggiunta una sufficientemente chiara identità cristiana, almeno come scelta di fondo entro una dinamica di progressiva crescita nella fede nel contesto di una comunità credente e secondo lo stile dei servizio‑gratuità.
 
b) Lo sviluppo di alcune abilità operative: quali la capacità di leggere la situazione, di gestire le informazioni, di discuterle con gli altri, di individuare soluzioni e negoziarle interagendo con le forze presenti nell'oratorio (Consiglio di Oratorio!); la capacità di individuare gli obiettivi, i programmi di azione e le strategie per realizzare i programmi, la capacità creativa per far fronte a nuovi problemi che rendono inefficaci gli interventi ordinari (è un apprendimento che mette in azione ed educa la sensibilità e la fantasia generando la competenza innovativa per dar vita a nuovi punti di vista, a nuovi programmi di azione, a nuove ipotesi di lavoro, a nuove strategie di intervento ... )
 
c) L'acquisizione delle tecniche di animazione: quelle generali di contatto, conduzione di gruppo, dialogo interpersonale; e quelle specifiche di settori o ambiti particolari di animazione.
 
Dal che si ricava che l'animatore di Oratorio deve essere disponibile ad una formazione non solo di base, ma permanente! E' questo il segno della sua fedeltà ai giovani!
don Giannantonio Bonato
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