Don Bosco parlava ogni giorno di Dio ai suoi ragazzi e voleva che tutti si ricordassero della sua presenza. La vita di Don Bosco venne definita molto appropriatamente dal cardinale Alimonda nell'elogio funebre di lui, nel quale disse che «la vita di Don Bosco era stata “l'unione con Dio”».
del 27 gennaio 2011
             La vita di Don Bosco venne definita molto appropriatamente dal cardinale Alimonda nell’elogio funebre di lui, nel quale disse che «la vita di Don Bosco era stata “l’unione con Dio”».    In tutte le circostanze            «In tutte le opere di Don Bosco, in tutti i suoi discorsi, sempre aveva di mira Dio e la sua gloria, e sapeva parlarne in modo così amabile da rendere gradevole la conversazione anche a coloro che non avrebbero mai voluto sentirne parlare – testimoniò don Michele Rua al processo di beatificazione e canonizzazione –.            Da tutte le circostanze Don Bosco sapeva cogliere l’occasione per esaltare ora la bontà di Dio, ora la sua Provvidenza, ora la sua sapienza e onnipotenza. Un giorno accompagnavo Don Bosco per le vie di Torino, ed egli si fermò davanti ad un banco di fruttivendolo nella stagione estiva, e mi fece notare la varietà, la bellezza, la bontà delle tante specie di frutta che erano esposte, e poi mi disse: “Quanto è buono il Signore, che ci provvede tanta abbondanza e varietà, ai bisogni della vita temporale”».            Ai suoi ragazzi, Don Bosco parlava ogni giorno e in ogni circostanza di Dio, e voleva che tutti si ricordassero della Sua presenza. A tal fine, «fece stampare cartelli su cui era scritto: “Dio ti vede” nei dormitori e nelle sale di studio» testimoniò don Rua. L’unione di Don Bosco con Dio era abituale, anche in mezzo ad occupazioni materiali disparatissime.            «In casa e fuori di casa, nei viaggi, a piedi, in carrozza, nei convogli, discorrendo con noi o con estranei, lo vedevo sempre penetrato dal pensiero della presenza di Dio, e se non da principio nel suo discorso, certo alla metà o alla fine della conversazione, concludeva sempre con un pensiero di fede», testimoniò il card. Giovanni Cagliero.   Nelle lettere e nella natura            Sebbene le tante e impegnative occupazioni assorbissero molto tempo a Don Bosco, varie volte lo videro raccolto in preghiera in quei brevi istanti che, bisognoso di respiro, si trovava in solitudine. «Era sua abitudine sollevarsi col pensiero a Dio nelle sue occupazioni – testimoniò don Rua –, e ricordo come, essendo io per molto tempo suo segretario, lo vedevo sempre cominciare i suoi lavori con l’elevazione della mente a Dio. La marchesa Fassati mi raccontava che ogni volta gli domandava qualche consiglio, notava sempre come, prima di rispondere, alzava gli occhi al cielo, come chi va cercando da Dio i lumi necessari.           La sua unione con Dio appariva anche nelle sue lettere, in quanto mai scriveva una lettera senza che vi entrasse il nome di Dio o di Gesù Cristo o di Maria. (…) Anche nel distribuire immagini era solito scrivervi qualche breve preghiera per sollevare la mente amente e il suo cuore si sollevavano a Dio.            Talvolta, accompagnandolo la sera ad ora tarda al riposo, ci fermava a contemplare il cielo stellato e ci tratteneva, immemore della sua stanchezza, a discorrere dell’immensità, onnipotenza e sapienza divina; altre volte ci faceva osservare la bellezza dei campi, dei prati, l’abbondanza e ricchezza dei frutti, e con ciò conduceva il discorso a parlarci della divina bontà e provvidenza». «Pensate che Dio vi vede?»            Don Bosco si propose di mantenersi costantemente alla presenza di Dio in ogni momento della giornata. Manteneva sempre un contegno riservato, come se fosse in presenza di un grande personaggio. «Entrai più volte in camera sua per la premura improvvisamente, e mai mi capitò di trovarlo in posizione meno che composta – testimoniò don Giulio Barberis –. Entrando, uscendo di camera, al mattino, alla sera, e in varie circostanze lo vidi frequentissimamente a pregare.           Questo pensiero della presenza di Dio, in ogni occasione, cercò di insinuare in noi. Così volle, sotto i portici della casa e in vari luoghi, vi fossero iscrizioni sacre; che ogni dormitorio portasse il nome di un santo, che in ogni camera vi fosse il crocifisso o qualche altra immagine devota, che all’entrata nello studio e nei dormitori vi fosse l’acqua benedetta, ecc. Il suo lavoro era continuo, ma non lo distoglieva dalla presenza di Dio».            Don Bosco era così convinto della grandezza di Dio e della sua presenza in ogni luogo che quando predicava ed esortava, usava con frequenza queste espressioni: «Come potreste far questo male pensando che Dio vi vede? Pensate che Dio vi vede? Di giorno e di notte Dio vi vede sempre. È Dio che si offende facendo il peccato». Davanti al SS. Sacramento Don Bosco insisteva molto perché i suoi ragazzi stessero ben composti in chiesa, facessero bene il segno di croce e la genuflessione: «“Ricordatevi di Dio presente, mentre genuflettete pensate proprio di prostrarvi davanti la Divinità.            Quando pregate, immaginatevi proprio, come è, che Dio è presente, vi vede e vi ascolta. Abbiate fede mentre pregate, Dio è nostro buon padre, è certo che ci esaudirà se ciò che domandiamo non è contrario al bene dell’anima”. (…) Il suo modo di stare davanti al SS. Sacramento in chiesa attirava l’ammirazione di quanti lo vedevano: nulla di esagerato o di affettato, ma compostezza devota e costante», testimoniò don Giulio Barberis. La consapevolezza che Dio è presente, come padre che guarda amorevolmente i suoi figli, in ogni momento e in ogni luogo, aiutò Don Bosco nella sua missione. E anche oggi può aiutare ciascuno a vivere con coerenza il proprio Battesimo.Claudio Russo
Versione app: 3.25.0 (f932362)