La bellezza nell'arte

Per questo non dobbiamo concentrarci per vedere l'infinito, ma dobbiamo impegnarci a trovare la felicità che forse nell'infinito non c'è. È la felicità terrena la vera sostanza dell'uomo.

La bellezza nell’arte

da Quaderni Cannibali

del 06 novembre 2009

 

 

Nei testi ho trovato una grande sensibilità verso l’arte in generale: poesia, musica, pittura affascinano ed offrono a tanti ragazzi un’intensità e una purità di sentimenti, di affetti, di emozioni nei quali percepiscono e presentono la vera soddisfazione.

La creatività artistica viene percepita come un’esperienza di autenticità da contrapporre alla mercificazione di cui tutto tende ad essere oggetto.

 

 

 L’arte è un’esperienza di bellezza: luce, colore, allegria, intensità di sentimenti e di emozioni. Attraverso essa si spera di resistere alla monotonia, alla violenza e talvolta allo squallore della realtà quotidiana.

 

“Io attendo con ansia il momento in cui la gioventù ritroverà il senso della poesia”(Gadamer): che sia finalmente arrivato questo momento?

 

TRACCIA: Attraverso alcune poesie abbiamo incontrato sensibilità diverse nei confronti dell’esistenza. Rifletti sul percorso svolto, o su un singolo testo, un tema, un verso di esse che ti ha particolarmente colpito.

 

Da quando l’uomo è nato, ha sempre osservato il paesaggio,  contemplato la natura e tutto ciò che lo circonda. Fin da quando l’uomo primitivo saliva sui monti e osservava le immense distese di alberi, vedeva l’infinito, al di là delle foreste. L’uomo è evoluto nei secoli, ha costruito villaggi, metropoli, ma il mare, al contrario della terra, è sempre rimasto incontaminato, uno spazio vasto, quasi immenso. Se non ci fossero satelliti, ricerche che ci danno la conferma che il mare ha una fine, lo potremmo addirittura considerare infinito.

 

Quando si è sulla riva e si guarda il misterioso mare ci si sente piccoli, quasi insignificanti davanti al paesaggio che ci si prospetta. Ti illudi, perché in lontananza vedi una semplice linea, che divide il mare dal cielo e pensi che lì tutto finisca, come i bambini. Ma apprendendo, capirai. Al di là di quella semplice linea c’è un’altra sponda, forse diversa di quella in cui sei, magari con più vegetazione, ma che in fondo è identica a quella su cui stai poggiando piede. E capisci, che non ha nulla in più per desiderarla, poiché è uguale alla tua.

 

Leopardi dal colle, dopo la siepe vedeva l’infinito[1]. Ma come l’uomo immagina l’infinito? Credo che ognuno se lo immagini diversamente, e allora, chi ha ragione? Chi se lo immagina “giusto”? Personalmente credo che non ci possa essere un infinito, qui, su questo pianeta e nemmeno al di fuori, nell’universo. Nessuno ci può dare conferma di questo, né ora, né mai, ma sono convinta che tutto abbia una fine.

Un’opera senza fine, è incompiuta, e chi mai si sarebbe preso la briga di creare un’opera senza fine? La stessa vita terrena, l’opera più grande che ci sia, ha una fine. E questa è una sicurezza.

 

L’infinito non dovrebbe far paura a Leopardi, non dovrebbe temerlo, poiché se l’infinito lo vedeva fuori significa che aveva un infinito dentro. Se lo immaginano tanto lontano, un luogo irraggiungibile, ma non si rendono conto che è più vicino di quanto pensano, perché è dentro loro stessi.

 

Leopardi nell’infinito immaginava un’eterna felicità. Ma perché, perché bisogna immaginare la felicità se la si può avere? Perché bisogna immaginare un infinito, se prima di tutto non si conosce bene quello che si ha intorno? Credo che ogni opera iniziata, da qualunque uomo, abbia una fine. Certo si potrebbe pensare… nasce tuo figlio, lo vedi crescere e muori non vedendo la tua creatura, opera, finire… a che scopo allora vivere? Per questo Dio ci ha dato la possibilità di avere un’altra vita, con Lui, nell’Aldilà, per poter vedere la fine di tutte le opere una volta iniziate. Il vero infinito non è qui, non lo troveremo mai in questo mondo.

 

Per questo non dobbiamo concentrarci per vedere l’infinito, ma dobbiamo impegnarci a trovare la felicità che forse nell’infinito non c’è. È la felicità terrena la vera sostanza dell’uomo.

 

 

 

Matteo Lusso

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