Punire i bestemmiatori nel calcio sarebbe «una violazione della libertà d'espressione». Il sindacato internazionale dei calciatori FifPro contesta le norme severe volute dalla Federazione italiana.
del 26 marzo 2010
 
          Punire i bestemmiatori nel calcio sarebbe «una violazione della libertà d’espressione». Il sindacato internazionale dei calciatori FifPro contesta le norme severe volute dalla Federazione italiana. «Come chiunque altro i giocatori hanno il fondamentale diritto di espressione - sostiene sul sito dell’organizzazione l’avvocato olandese Wil van Megen -. Ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole, anche se può essere spiacevole».
 
          Il legale critica aspramente la Figc, che ha introdotto l’espulsione e la prova televisiva per giocatori e allenatori blasfemi. Da noi in realtà, dopo tanto clamore, l’applicazione della nuova norma è già solo un ricordo: non si ha notizia ad esempio di alcuna squalifica per Filippo Inzaghi dopo la plateale imprecazione blasfema pronunciata domenica sera in primo piano tv dopo il gol segnato al Napoli. Ma evidentemente la suscettibilità di qualcuno è stata offesa.
          «In base alle norme nazionali e alla legislazione internazionale, la libertà di espressione può essere rivista soltanto con un atto del Parlamento - si legge sul sito della FifPro-. Il potere di una federazione sportiva non può essere esteso ai diritti fondamentali». «Se la Figc vuole punire - conclude -, lo può fare solamente con l’appoggio del Ministero della Giustizia. Ma nessun governo ha fatto qualcosa del genere negli ultimi 100 anni».
          Van Megen sostiene di aver difeso con successo un giocatore olandese espulso per una bestemmia e che ora in Olanda al massimo gli arbitri mostrano il cartellino giallo. «Hanno perso una buona occasione per tacere», replica lapidario alla FifPro il presidente del Coni Gianni Petrucci, ispiratore delle nuove regole della Federcalcio.
          «È giusto vietare le bestemmie, sono un atto volgare», dice il vicepresidente della Figc, Demetrio Albertini, ex calciatore, cattolico e con un fratello prete. Un altro credente famoso, Giovanni Trapattoni, ricorda cosa diceva ai giocatori che bestemmiavano: «Ma se sei un somaro, cosa c’entra Dio?». L’attuale ct dell’Irlanda si chiede: «Vietiamo il fumo in panchina e poi consentiamo questo?». Sorpreso il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri: «Non l’avevo mai considerata dal punto di vista della libertà d’espressione - ammette -, ma non penso che usare un linguaggio blasfemo sia giusto. Ci vuole educazione».
          «Non scomodiamo i diritti umani, è una questione di buon senso», dice monsignor Claudio Paganini, cappellano del Brescia. Che ha sentito bestemmiare anche il buddista Roberto Baggio, quando giocava nelle rondinelle. Ma nemmeno lui, come i suoi colleghi, «ha mai invocato la libertà d’espressione». Monsignor Paganini è anche presidente della Clericus Cup, il torneo di calcio del Vaticano: «I nostri giocatori potrebbero fare da tutor a quelli professionisti che bestemmiano - propone il cappellano del Brescia -: potrebbero insegnargli 99 modi per non farlo».
Redazione Avvenire
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