Così la Bibbia, da testo tenuto ai margini dell'insegnamento e della catechesi cattolica, ignoto alla maggior parte dei battezzati, è divenuto sempre più familiare, raggiungendo anche in Italia dati di diffusione un tempo impensabili.
del 27 gennaio 2010
 
          È innegabile che nell’ultimo secolo si sia verificato un mutamento radicale riguardo al posto delle Sante Scritture nella vita e nella predicazione della Chiesa cattolica, una rinnovata sensibilità che, soprattutto grazie al movimento biblico, ha lasciato la sua testimonianza più forte e autorevole nella Dei Verbum, la costituzione conciliare sulla Parola di Dio.
 
          Così la Bibbia, da testo tenuto ai margini dell’insegnamento e della catechesi cattolica, ignoto alla maggior parte dei battezzati, è divenuto sempre più familiare, raggiungendo anche in Italia dati di diffusione un tempo impensabili.
          Eppure, nonostante questa feconda riscoperta, quanti credenti leggono regolarmente la Bibbia, quanti cristiani considerano il Vangelo come testo normativo della loro esistenza e delle scelte quotidiane? Secondo le indagini demoscopiche, solo un numero ridotto, anche rispetto ai soli cattolici “praticanti”. Né sono mancati in questi ultimi anni gli appelli ad affrontare il problema dell’assenza della Bibbia nella scuola italiana e più in generale nel tessuto culturale del paese: un’assenza che indebolisce la memoria storica del “grande codice” della cultura occidentale e la possibilità di incontro con un testo ancora oggi tra i più ricchi e stimolanti, non solo sul piano religioso ma su quello storico, letterario, artistico e filosofico.
          Il nuovo spazio radiofonico che la trasmissione “Uomini e profeti ” inaugura oggi sulla terza rete della radio pubblica si inserisce in questa duplice consapevolezza: l’importanza della conoscenza della Scrittura e la scarsa dimestichezza con essa che permane in larghi strati della popolazione. “Leggere la Bibbia” in modo corale, con un approccio attento alle voci diversificate in ambito ebraico, cristiano, musulmano, storico, filosofico può costituire un prezioso servizio non solo all’approfondimento del fenomeno religioso, ma anche alla qualità della convivenza civile.
          Scavare nella storia del testo biblico, indagare sulla sua formazione e le infinite interpretazioni cui ha dato luogo, rileggerlo alla luce degli eventi che segnano le vicende quotidiane e le grandi svolte epocali fornisce elementi di migliore conoscenza di se stessi e degli altri, di più attenta comprensione del senso delle nostre esistenze e di risposta alle domande fondamentali che ci accomunano come esseri umani: da dove veniamo, dove stiamo andando, che senso ha la nostra vita e l’evolversi del creato e della storia, cosa ci attende dopo la morte?
          E’ questa un’esigenza che emerge sempre più forte nella nostra società, abitata da uomini e donne di diversa matrice religiosa o che si considerano estranei a qualunque appartenenza confessionale. Leggere la Bibbia “insieme”, cioè tenendo conto della presenza dell’altro, è allora una sfida e nel contempo un’enorme potenzialità: avvia infatti un percorso orientato al senso dell’esistenza, uno sforzo per ritrovare una grammatica comune, un tentativo di riscoprire le autentiche radici di tanti nostri comportamenti e di ridare vivacità di voci e tonalità a quell’affascinante raccolta di testi redatti nell’arco di quasi un millennio che Chagall amava definire il grande “alfabeto colorato” della civiltà occidentale.
Enzo Bianchi
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