La chiave del sorriso

C'è una lingua, c'è una “chiave” che infallibilmente ti permette di entrare in un rapporto intimo con ogni persona di qualsiasi sensibilità, di qualunque lingua, popolo e nazione...

La chiave del sorriso

del 01 agosto 2017

C’è una lingua, c’è una “chiave” che infallibilmente ti permette di entrare in un rapporto intimo con ogni persona di qualsiasi sensibilità, di qualunque lingua, popolo e nazione...

 

C’è una chiave, la chiave di clausura, che dà ai soli addetti ai lavori la possibilità di entrare in quel settore segreto, ben delimitato e custodito, riservato alla privacy della vita comunitaria. Per chi frequenta conventi o monasteri di clausura è facile capire che cosa significhi questa chiave e la sua preziosità.

Si può chiamare semplicemente “clausura” per indicare appunto l’area di separatezza dei consacrati dal mondo. In clausura i consacrati sono nella libertà di trattare intimamente con Dio a favore del mondo. Sembrano dire a tutti: lasciateci in disparte; non siamo assenti; stiamo lavorando per voi.

Tutte le porte della clausura hanno la stessa serratura e quindi, per aprire tante porte, tutte le porte del settore intimo, i religiosi non devono portare con sè molte chiavi, ma ne basta una sola: la chiave di clausura.

Ogni uomo, ogni persona sulla terra porta in sé una segretezza, una intimità particolare, ogni individuo ti si presenta con una sensibilità personale e parla una lingua diversa.

Per poter entrare opportunamente in rapporto con l’intimo di ciascuna persona occorre allora imparare a parlare la lingua di ognuno, captare e indovinare il modo di entrare nell’intimo di ciascuno.

Quante lingue da studiare, quanti dialetti da imparare, quante attenzioni da usare per entrare nella “clausura” di ogni singola e diversa persona. Quante lingue vediamo che il papa si sforza di parlare per far arrivare a tutti almeno il suo saluto.

Ma c’è una lingua, c’è una “chiave” che infallibilmente ti permette di entrare in un rapporto intimo con ogni persona di qualsiasi sensibilità, di qualunque lingua, popolo e nazione: è la chiave del sorriso.

Il sorriso richiama e riflette quella lingua parlata dagli apostoli dopo la pentecoste. Tutti coloro che la ascoltavano, la capivano e si aprivano: era la lingua dell’amore.                                  

Il sorriso è l’offerta d’un dono, è il segno dell’amore universale, il raggio di sole che scioglie ogni ghiaccio. E’ il passe-partout che, con discrezione e con forza, apre ogni porta e abbatte ogni riserva.

Il sorriso è la “chiave di clausura” che apre il tuo cuore al dono e apre ogni altro a riceverlo.

 

Andrea Panont

https://it.zenit.org

 

 

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