La Chiesa da amare come una madre

Mi trovavo alla conclusione del Grest dell'Oratorio. Il cortile ben animato, ragazzi e ragazze che si sfidavano ad un gioco medievale con i loro prete e con i loro papà e mamme, che si erano slanciate nel gruppo con entusiasmo e voglia di divertirsi pari o superiore a quella dei loro figlioli.

La Chiesa da amare come una madre

da Quaderni Cannibali

del 22 ottobre 2009

 

Occorre dare ai ragazzi e ai giovani fin da piccoli una retta visione della Chiesa anche come istituzione, che ritrova nel Papa il suo cuore.

 

Alcuni discorsi fanno parte del costume italico facile al giudizio su fatti, avvenimenti e persone, per cui non meriterebbero risposta, se non fosse che anche nel pettegolezzo c’è sempre qualche anima di verità.

Mi trovavo alla conclusione del Grest dell’Oratorio. Il cortile ben animato, ragazzi e ragazze che si sfidavano ad un gioco medievale con i loro prete e con i loro papà e mamme, che si erano slanciate nel gruppo con entusiasmo e voglia di divertirsi pari o superiore a quella dei loro figlioli.

 

La Chiesa non sono i sacerdoti

 

“Sì, il Don mi va bene. Sta con i ragazzi, li fa giocare e divertirsi serenamente ma è la Chiesa come istituzione che non mi va!”. Era il solito genitore, con aria da “intellettuale” che ripeteva frasi ormai sentite più volte. Volevo rispondere con una frase di Cesbron: “Chi ha torto non è la Chiesa ma gli uomini di chiesa. E’ questo è tanto triste: la nostra religione è così vera, ma il nostro modo di viverla la fa sembrare così falsa”. Poi temevo di addentrarmi in altre questioni, che in quella sera di festa, non intendevo affrontare.

 

Comunque devo riconoscere un torto di noi preti, di adulti che lavorano nei gruppi e nei movimenti: non spieghiamo a sufficienza che la Chiesa non sono i preti e neppure i vescovi. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, è “la sposa di Cristo”, che talvolta, nei suoi uomini, tradisce il Signore, “prostituendosi” ad altri idoli ma rimane sempre una chiesa da amare, da servire, non da criticare, perché in essa vive Gesù Cristo e noi con Lui.

 

Amiamola, nonostante tutto

 

Chiesa da amare, nonostante tutto. Ricordo, anni fa, di avere mandato a Seregno, negli Incontri organizzati da don Armando Cattaneo, un mio “barabitt”, un ex allievo di Arese. Era un dibattito sulla Chiesa. Alcuni laici, nei loro interventi,mla criticavano duramente. Luigi è intervenuto con molta serenità, senza alcun timore: “Dite che la Chiesa è la vostra madre ma ne parlate troppo male, senza amore. Mia madre ha vissuto da prostituta. Io l’ho conosciuta che avevo 27 anni di età: l’ho trovata ammalata, stava male, invecchiata e imbruttita.

 

D’accordo con mia moglie, l’ho presa in casa: era sempre mia madre anche se batteva i marciapiedi e mi aveva abbandonato da piccolo! Se la Chiesa è madre, va amata come madre, anche quando sbaglia!”.

 

Don Mazzolari avrebbe condiviso le parole di Luigi, lui che aveva sofferto da parte della Chiesa e per il suo far parte della Chiesa, quando scriveva a padre Umberto Vivarelli: «Ho amato la Chiesa più di me stesso. Anche se mi strappassero gli occhi, continuerei a vedere la Chiesa come mia madre».

 

La corteccia da superare

 

Chi ha il compito di annunciare e di spiegare il Vangelo, in Oratorio o in parrocchia, deve portare i ragazzi e i giovani a comprendere la Chiesa, amandola, rimanendo fedelmente nella Chiesa, obbedendo ad essa, anche quando costa fatica. La Chiesa può apparire come corteccia di un tronco d’albero che, nel tempo, ha subito ferito da temporali, da fulmini, scatenatisi contro di esso; può essere straccio o ostensorio, ma chi vi sta dentro scopre le meraviglie di Dio, scopre Cristo stesso che ne è il capo del Corpo, di cui noi siamo membra. “La Chiesa è da Dio per le cose di Dio presso gli uomini secondo lo stile di Dio”.

 

Nella storia non appare come una Chiesa di santi, ma come Famiglia, Popolo di Dio che tende alla santità, che accoglie anche chi è peccatore, “casta meretrix”, in cui abita lo Spirito Santo, nata sotto la Croce e riassunta in Giovanni e Maria. Una Chiesa da far risplendere luminosa nella carità, “non una caricatura demoniaca e interiorizzata di un Dio esteriore,che impone fardelli e punitivo”.. Occorre dare ai ragazzi e ai giovani fin da piccoli una retta visione della Chiesa anche come istituzione, che ritrova nel Papa il suo cuore, il padre e maestro e amico dell’umanità, voce di Cristo sulla terra. Questo è uno dei compiti dei catechisti e delle catechiste, che devono sentirsi Chiesa per testimoniarla ai loro ragazzi e ragazze.

 

don Vittorio Chiari

http://http://www.chiesadimilano.it/

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