La Chiesa ha il dovere di evangelizzare.

Un documento «Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'Evangelizzazione» (di seguito in sintesi) della Congregazione per la dottrina della fede nega valore sia alle teorie relativistiche che affermano la non necessità dell'annuncio di Cristo, sia a quelle che esaltano una pretesa uguaglianza di tutte le fedi per condurre alla salvezza. Il rapporto tra mandato missionario, dialogo, rispetto della coscienza e libertà di religione ha implicazioni ecumeniche: il rispetto verso i cristiani non cattolici non nega la possibilità di conversione, che non è proselitismo.

La Chiesa ha il dovere di evangelizzare.

da Teologo Borèl

del 15 dicembre 2007

Un documento della Congregazione per la dottrina della fede nega valore sia alle teorie relativistiche che affermano la non necessità dell’annuncio di Cristo, sia a quelle che esaltano una pretesa uguaglianza di tutte le fedi per condurre alla salvezza. Il rapporto tra mandato missionario, dialogo, rispetto della coscienza e libertà di religione ha implicazioni ecumeniche: il rispetto verso i cristiani non cattolici non nega la possibilità di conversione, che non è proselitismo.

 

La Chiesa cattolica, così come ogni cristiano, ha il dovere ed anche il “diritto irrinunciabile” di evangelizzare, di annunciare cioè la Buona Novella e l’incontro con la persona di Gesù. Al conseguente rapporto tra mandato missionario, rispetto della coscienza e libertà di religione è dedicata la “Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione”, resa pubblica oggi dalla Congregazione per la dottrina della fede. In essa si nega valore sia alle teorie relativistiche che affermano la non necessità dell’annuncio di Cristo – basta invitare le persone ad agire secondo coscienza - sia a quelle che esaltano una pretesa uguaglianza di tutte le fedi per condurre alla salvezza. Per la Nota, invece, nel rapporto con altre fedi il diritto di evangelizzare si concretizza nel dialogo e nella testimonianza, nel rispetto della libertà di religione. Quest’ultima rifiuta il proselitismo, ossia la conversione attraverso forzature o inganni, ma esige di riconoscere la libertà di adesione alla Chiesa cattolica, anche da parte di cristiani di altre confessioni.

 

Approvata espressamente da Benedetto XVI e con la significativa data della festa di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, la Nota appare in primo luogo destinata a chiarire alcune questioni dottrinali ed a ribadire la necessità dell’annuncio di Gesù, collegandosi quindi in modo particolare alla Dominus Jesus, la dichiarazione della stessa Congregazione che nel 2000 aveva ribadito che Cristo è l’unico salvatore, anche se Dio può donare la grazia a chiunque, “per vie a Lui note”.

 

Il documento parte dalla necessità di eliminare la “crescente confusione” sulla missione stessa. Da un lato infatti ci sono coloro che giudicano “ogni tentativo di convincere altri in questioni religiose” come “un limite posto alla libertà” e ritengono quindi sufficiente “invitare le persone ad agire secondo coscienza”, “aiutare gli uomini ad essere più uomini o più fedeli alla propria religione”, dall’altro lato ci sono coloro che ritengono possibile la salvezza senza che sia necessaria “una conoscenza esplicita di Cristo e senza una incorporazione formale alla Chiesa”. (n. 3).

 

Entrambe le impostazioni sono giudicate negativamente dalla Nota che, nelle sue 19 pagine, evidenzia le “implicazioni antropologiche” e quelle  “ecclesiologiche” del rapporto tra mandato missionario, rispetto della coscienza e libertà di religione.

 

Sotto il primo profilo si contestano quelle “diverse forme di agnosticismo e relativismo presenti nel pensiero contemporaneo”, per le quali la “verità” non è conoscibile dall’uomo e la proposta cristiana rappresenta “un attentato alla libertà altrui”. Lo stesso si può dire di “alcune concezioni di vita che provengono dall’Oriente; in esse infatti si nega alla verità il su carattere esclusivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse, persino contraddittorie tra di loro”. Ma, afferma il documento, la libertà umana non può essere svincolata dal suo riferimento alla verità e “Dio ha donato agli uomini l’intelligenza e la volontà perché lo potessero liberamene cercare, conoscere ed amare”. (n. 4).

 

La spinta all’evangelizzazione ha portato e porta al contatto con culture diverse. E’ la inculturazione, attraverso la quale “la stessa Chiesa universale si arricchisce di espressioni e valori”. “sebbene il Vangelo sia indipendente da tutte le culture” ed “è capace di impregnarle tutte, senza tuttavia lasciarsene asservire”. Nell’incontro con culture diverse si evidenzia la caratteristica del dialogo, presente nella evangelizzazione. Ma , “come in ogni campo dell’attività umana, anche nel dialogo in materia religiosa può subentrare il peccato”. Ciò accade quando esso “ceda all’inganno, ad interessi egoistici o all’arroganza”. “Perciò la Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare qualcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede”. (n. 8).

 

Dal punto di vista della ecclesiologia, il documento rileva che oggi “l’annuncio missionario della Chiesa viene messo in pericolo da teorie che intendono giustificare il pluralismo religioso” non solo di fatto, ma di principio. “Si afferma addirittura che la pretesa di aver ricevuto in dono la pienezza della Rivelazione di Dio nasconde un atteggiamento di intolleranza ed un pericolo per la pace”. (n. 10).

 

In realtà, “il rispetto della libertà religiosa e la sua promozione non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva”. “Si comprende allora l’urgenza dell’invito di Cristo ad evangelizzare e come la missione, affidata dal Signore agli apostoli, riguardi tutti i battezzati”. “Questo impegno apostolico è un dovere ed anche un diritto irrinunciabile, espressione propria della libertà religiosa, che ha le sue corrispondenti dimensioni etico-sociali ed etico-politiche. Un diritto che purtroppo in alcune parti del mondo non è ancora legalmente riconosciuto ed in altre non è rispettato nei fatti”. (n. 10). Affermazione, quest’ultima, esplicitata in una nota che ricorda il diritto di “partecipare ad altri le proprie convinzioni” e favorire l’ingresso di altri nella propria comunità religiosa.

 

I due principi della necessità di evangelizzare e della libertà religiosa hanno evidenti “implicazioni ecumeniche”, secondo la definizione della stessa Nota. Che in primo luogo afferma l’importante ruolo

dell’ecumenismo: “L’unità è, infatti, il sigillo della credibilità della missione”.

 

Ciò premesso, il problema è posto dalla evangelizzazione cattolica “in Paesi dove vivono cristiani non cattolici, soprattutto in Paesi di antica tradizione e cultura cristiana. Qui si richiede sia un vero rispetto per la loro tradizione e le loro ricchezze che un sincero spirito di cooperazione”. Il pensiero corre ai non citati, tesi rapporti con l’ortodossia russa e alle sue accuse di proselitismo. Pur senza indicare il caso concreto, il documento afferma che “con i cristiani non cattolici, il cattolico deve entrare in un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno scambio di idee, ma di doni”. (n. 12). Ma “se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine”. (n. 12). La prospettiva della conversione, afferma il documento “richiede naturalmente di evitare ogni indebita pressione” e “il medesimo esercizio della carità è gratuito”.

 

 

NOTA DOTTRINALE

SU ALCUNI ASPETTI DELL’EVANGELIZZAZIONE

 

PUNTI RICAPITOLATIVI

 

I. Introduzione

 

1. La Nota Dottrinale è dedicata principalmente all’esposizione della comprensione della missione evangelizzatrice cristiana come è intesa dalla Chiesa Cattolica, che è di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo; la parola 'Vangelo' è la traduzione della parola 'evangelion' nel greco del Nuovo Testamento. 'Inviato dal Padre ad annunciare il Vangelo, Gesù Cristo chiama tutti gli uomini alla conversione e alla fede. ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato’ (Mc 16, 15-16)'. [n.1]

 

2. La Nota Dottrinale cita la Lettera Enciclica di Papa Giovanni Paolo II Redemptoris missio ricordando che: '‘Ogni persona ha il diritto di udire la buona novella di Dio che si rivela e si dona in Cristo, per attuare in pienezza la sua propria vocazione.’ A questo diritto corrisponde il dovere di evangelizzare'. [n. 2]

 

3. Oggi esiste 'una crescente confusione' sul comando missionario della Chiesa. Alcuni ritengono che 'ogni tentativo di convincere altri in questioni religiose sia un limite posto alla libertà', suggerendo che basti 'invitare le persone ad agire secondo coscienza', e 'aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione, che basta costruire comunità capaci di operare per la giustizia, la libertà, la pace, la solidarietà', senza mirare alla conversione a Cristo ed alla fede cattolica.

Altri sostengono che non si deve promuovere la conversione a Cristo perché è possibile essere salvati senza una conoscenza esplicita di Cristo e senza una incorporazione formale alla Chiesa. 'Di fronte a tali problematiche, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto necessario pubblicare la presente Nota'. [n. 3]

 

II. Alcune implicazioni antropologiche

 

4. Alcune forme di agnosticismo e relativismo negano la capacità umana di conoscere la verità, mentre la libertà umana non può essere svincolata dal suo riferimento alla verità. Dio ha donato agli uomini l’intelligenza e la volontà per poter conoscere e amare ciò che è buono e vero. La realizzazione definitiva della vocazione della persona umana sta nell’accettazione della rivelazione di Dio in Cristo come annunciata dalla Chiesa.

 

5. Non ci si può impegnare nella ricerca della verità contando solo sulle proprie forze, ma inevitabilmente tale ricerca implica l’aiuto altrui e la fiducia nella conoscenza ricevuta da altri. Così l’insegnamento e il dialogo con i quali si sollecita una persona, nella piena libertà, a conoscere ed amare Cristo non è una indebita intromissione nella libertà umana, 'bensì una legittima offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra gli uomini'. [5]

 

6. La trasmissione delle verità affinché siano accettate dagli altri è anche in sintonia con il naturale desiderio dell’uomo di rendere partecipi gli altri dei propri beni, che per i cattolici includono il dono della fede in Gesù Cristo. I membri della Chiesa naturalmente desiderano condividere con gli altri la fede che è stata gratuitamente donata loro.

 

7. Con l’evangelizzazione, le culture sono positivamente toccate dalla verità del Vangelo. Parimenti con l’evangelizzazione i membri della Chiesa Cattolica si aprono a ricevere i doni di altre tradizioni e culture, poiché 'Ogni incontro con una persona o una cultura concreta può svelare delle potenzialità del Vangelo poco esplicitate in precedenza, che arricchiranno la vita concreta dei cristiani e della Chiesa'. [n. 6]

 

8. Ogni approccio al dialogo che comporti la coercizione o un’impropria istigazione, irrispettosa della dignità e libertà religiosa dei due attori del dialogo, non può sussistere nell’evangelizzazione cristiana.

 

III. Alcune implicazioni ecclesiologiche

 

9. 'Sin dal giorno di Pentecoste (...) il Vangelo, nella potenza dello Spirito, è annunciato a tutti gli uomini, affinché credano e diventino discepoli di Cristo e membri della sua Chiesa'. 'Conversione' è un 'cambiamento di mentalità e di azione', espressione della nostra nuova vita in Cristo; è una dimensione della vita cristiana.

 

10. Per l’evangelizzazione cristiana 'l’incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l’estensione di un gruppo di potere, ma l’ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche diverse'. In tal senso, 'La Chiesa è, dunque, veicolo della presenza di Dio e perciò strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del mondo'. [n. 9]

 

11. La Nota Dottrinale cita la 'Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo' (Gaudium et Spes) del Concilio Vaticano II per affermare che il rispetto della libertà religiosa e la sua promozione 'non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva'. [n. 10] Questa missione di amore deve essere portata a compimento con l’annuncio della parola e la testimonianza di vita. 'Affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necessaria anzitutto la testimonianza della santità. Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta'. Inoltre si legge ancora nella Nota, che riporta la citazione dell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, di Papa Paolo VI, 'anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata …. ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù'. [n. 11]

 

IV. Alcune implicazioni ecumeniche

 

12. Il Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede ribadisce l’importante ruolo dell’ecumenismo nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Le divisioni dei cristiani possono seriamente compromettere la credibilità della missione evangelizzatrice della Chiesa. Se l’Ecumenismo riuscirà a realizzare una maggiore unità fra i cristiani, anche l’evangelizzazione ne risulterà più efficace.

 

13. Quando l’evangelizzazione cattolica viene compiuta in un paese dove vivono cristiani non cattolici, i cattolici devono portare a compimento la propria missione prestando la massima attenzione a: 'un vero rispetto per la loro tradizione e le loro ricchezze spirituali' e in 'un sincero spirito di cooperazione'. L’evangelizzazione può progredire con il dialogo e non con il proselitismo. Con i cristiani non cattolici, i cattolici devono intrattenere un rispettoso dialogo di carità e verità, un dialogo che non sia soltanto uno scambio di idee, ma anche uno scambio di doni, così che la pienezza dei mezzi salvifici sia offerta ai propri compagni nel dialogo. In tal modo viene incoraggiata una loro più profonda conversione a Cristo.

'Al riguardo va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine'. [12]

 

V. Conclusione

 

14. La Nota Dottrinale ricorda che il mandato missionario appartiene alla natura autentica della Chiesa. Al riguardo viene riportata una citazione di Papa Benedetto XVI. 'L’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo'. Il paragrafo conclusivo contiene una citazione della prima Enciclica di Papa Benedetto Deus Caritas est: 'L’amore che viene da Dio ci unisce a Lui e ‘ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia tutto in tutti’ (1 Cor 15,28)'.

Franco Pisano

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