La Chiesa paga l'Ici [AUDIO]

La Chiesa cattolica paga quello che c'è da pagare, paga quello che è previsto, come tutti, e non gode di nessun privilegio. Spesso, inoltre, sostituisce la funzione dello Stato nel sociale a costo zero per l'amministrazione pubblica. Per l'Ici esiste un regime che riguarda tutti, enti cattolici, di altre confessioni religiose, laici, le Onlus, che dice: quando le attività sono di interesse sociale non si applica l'Ici. Certamente si può fare l'ipotesi di qualcuno che può camuffare un immobile, ma questo lo può fare anche una persona che non ha nulla a che vedere con la Chiesa. Ma perchè questa campagna contro la Chiesa che, tra l'altro, fa confusione tra Vaticano, diocesi italiane ed enti religiosi? Lo abbiamo chiesto al giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore dell'Università Lumsa di Roma e al prof. Carlo Cardia, esperto di Diritto ecclesiastico.

La Chiesa paga l'Ici [AUDIO]

da Attualità

del 10 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

L’esenzione sull’Ici per le attività no profit è un presidio di solidarietà. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha sottolineato ieri che la normativa vigente è giusta, ma che vanno accertati e sanzionati gli eventuali abusi. Su questo, ha ribadito l’arcivescovo di Genova, non c’è alcuna pregiudiziale da parte della Chiesa italiana. Intanto, le Onlus laiche e cattoliche ribadiscono che l’esenzione sull’Ici non è un privilegio ma il riconoscimento di un’opera al servizio del bene comune. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

“In linea di principio”, la normativa vigente sull’esenzione dell’Ici “è giusta, in quanto riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, degli enti ecclesiastici”. Con queste parole, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, è intervenuto ieri a Genova a margine di un incontro promosso dal gruppo ligure dell’Ucid, l’Unione cristiana imprenditori dirigenti. “E’ altrettanto giusto – ha aggiunto il porporato – se vi sono dei casi concreti nei quali un tributo dovuto non è stato pagato, che l’abuso sia accertato e abbia fine”. “In quest’ottica – ha concluso – non vi sono da parte nostra preclusioni pregiudiziali circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti non profit, oggetto dell’attuale esenzione”. E alle parole dell’arcivescovo di Genova, fa eco la rivista “Vita”, voce del Terzo settore nel cui comitato editoriale sono presenti importanti Onlus laiche come “Amnesty” e “Telethon”. In un articolo intitolato: “Ici, si attacca la Chiesa per ottenere altro”, il magazine del volontariato definisce la polemica in corso “marchiata da faziosità e incompletezze”. “Vita” aggiunge poi che “bisognerebbe ricordare che i servizi garantiti dalla Chiesa e dal non profit sono tutti servizi dei cui costi lo Stato si ritrova sgravato”. Dal canto suo, il quotidiano “Avvenire” rammenta che la legge che prevede l’esenzione sull’Ici è stata approvata nel 1992 sotto il governo Amato e che riguarda una serie lunghissima di organismi no profit laici, cattolici e di altre confessioni religiose. Il quotidiano cattolico enumera, inoltre, alcuni esempi per far comprendere quando l’Ici va pagata oppure no. Per esempio, è esentata una mensa per i poveri, ma non una libreria. E’ esentato un oratorio, ma non i campi sportivi che l’oratorio affitta. Ancora, è esente una scuola materna, ma solo a determinate condizioni. Paga l’Ici invece un negozio che vende articoli religiosi. 

 

La polemica sull’Ici e la Chiesa non tiene conto della funzione “suppletiva” che gli enti no profit, cattolici e non, svolgono a beneficio di tutta la società specie in un tempo di crisi. E’ quanto sottolinea il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, che al microfono di Luca Collodi, mette anche l’accento sulla confusione in cui molti media cadono quando parlano di Chiesa e Stato vaticano:

 

R. – Chi vuole che venga eliminata quest’esenzione degli enti ecclesiastici, degli enti della Chiesa, in realtà non si rende conto – o non vuole dirlo esplicitamente – che in questo modo costringerà a chiudere ospizi, mense per i poveri ed orfanotrofi. Sul territorio italiano abbiamo tutta una rete capillare di servizi sociali che sono gestiti da enti riconducibili alla Chiesa e questo è un grande valore. E’ un grande valore dal punto di vista economico, perché altrimenti questi servizi non verrebbero offerti da nessuno - il privato non ha interesse perché non ci guadagna ed il pubblico non ha i mezzi - ed é di grande valore anche dal punto di vista umano e sociale.

 

D. – Si usa il termine “Chiesa”, però forse vale la pena specificare che una cosa è lo Stato della Città del Vaticano e un’altra è la Conferenza Episcopale Italiana. Spesso non è chiara neanche ai politici questa differenza…

 

R. – Anzi, io andrei a fare ancora un’altra distinzione: una cosa é la Santa Sede, cioè l’organo di governo della Chiesa universale, che ha sede a Roma ed un’altra la Città del Vaticano, che è uno Stato sovrano. Sono due soggetti distinti, i quali hanno – o possono avere – delle proprietà anche in Italia e su tutte queste proprietà pagano tranquillamente l’Ici, tant’è vero che gli uffici della Santa Sede che si occupano degli aspetti patrimoniali sono tra i maggiori contribuenti, se non addirittura i primi contribuenti del comune di Roma. C’è poi la Chiesa italiana, ma anche qui occorre fare chiarezza, perché siamo dinanzi ad una sorta di “galassia”. La Chiesa italiana che cos’è? La Chiesa sono i vescovi, le diocesi, le singole parrocchie, sono gli ordini religiosi e le case degli ordini religiosi, ma sono anche le grandi associazioni di fedeli. Non si può sommare tutto senza fare alcuna distinzione.

 

D. – Perché si deve arrivare sempre ad uno scontro ideologico?

 

R. – Perché chi ha una posizione laicista percepisce che le opere di carità della Chiesa sono una testimonianza diretta, immediata, inequivocabile e senza parole di quello che è il messaggio cristiano di solidarietà, di carità e di amore del prossimo. In altre parole, per i cristiani queste opere sono uno strumento di esercizio della libertà religiosa ma anche, in qualche modo, di trasmissione e comunicazione di determinati valori attraverso una testimonianza. E’ chiaro allora che chi ha una posizione ideologica di contrasto nei confronti della religione – ed in particolare nei confronti del cattolicesimo – vuole sradicare, per quanto è possibile, questa presenza dalla società cercando appunto di confinarla all’interno delle sagrestie dove non dà fastidio a nessuno. (vv)

 

Alessandro Gisotti, Giuseppe Dalla Torre

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