La chiesa su misura dei cristiani del distinguo

Viviamo l'epoca dei distinguo, in cui si prende un pezzetto di questo, un pezzetto di quello, e ci si crea il cocktail di religiosità che si preferisce, per cui si è più portati, e che richiede meno fatica.

La chiesa su misura dei cristiani del distinguo

da Quaderni Cannibali

del 28 luglio 2010

 

              “Sono cattolico, ma su alcune cose la penso diversamente dalla Chiesa”. “Sono cristiano, ma cerco di pensare con la mia testa”. Queste affermazioni che sento sempre più spesso fanno un po’ sorridere e un po’ rattristare. Mi inducono a pensare che i veri rischi per la Chiesa nascano innanzitutto dal proprio interno, da questa fede che matura in modo sempre più individuale e sempre meno comunitario.

 

              Ci sono laici che si dicono cristiani, a patto però di porre un mare di distinguo. Cristiani per alcune cose, un po’ meno per altre, per nulla per altre ancora. Viviamo l’epoca dei distinguo, in cui si prende un pezzetto di questo, un pezzetto di quello, e ci si crea il cocktail di religiosità che si preferisce, per cui si è più portati, e che richiede meno fatica. Il tutto in nome della libertà di pensiero. E di un’enorme confusione intellettuale. E, mi si permetta, in nome di una superbia che mi lascia triste ed interdetto.

              Come tutti sanno, ma molti cristiani tendono a dimenticarlo, la Chiesa non è una democrazia. Si può auspicare un ruolo più presente dei laici, una maggiore collegialità nelle decisioni ma, per quanto riguarda il magistero, l’insegnamento e la custodia della Parola, questo ruolo è affidato da Cristo stesso agli apostoli e ai suoi successori, istituendo lui stesso una struttura gerarchica rispettata e seguita, tra l’altro, già dalle primissime comunità cristiane.

              Ma, a parte questo fatto, già di per sé sufficiente, ciò che mi turba e che, in questa società priva di storia e memoria, il cristiano spesso crede superiore il proprio pensiero, schiacciato sul presente, al fiume di storia e testimonianza che la Chiesa propone. Ci sono stati, in millenni di storia, con tutto il rispetto dei cristiani dal “distinguo” facile, centinaia e centinaia di santi che hanno letto, approfondito, testimoniato e contribuito a creare il magistero della Chiesa, che ha preso forma lentamente grazie a queste persone illuminate che non rinunciavano a morire per il Vangelo.

              Questa è la potenza da cui sgorga il magistero e la tradizione della Chiesa e che, assieme alla Parola e alla Liturgia, formano un tutt’uno indissolubile, attraverso cui siamo chiamati a scoprire ed approfondire la nostra fede, e a leggere con un po’ più di umiltà quel campanello d’allarme, per altro umanissimo, che ci porta a sentire che la verità coincide con ciò che pensiamo noi, e che la libertà sia, non tanto l’adesione totale ad un avvenimento, qual è quello cristiano, quanto la libertà di pensarla ognuno come gli va.

Cristian Carrara

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