Alla crisi della famiglia occorre reagire attraverso un «progetto educativo». In particolare «le famiglie devono sempre più educarsi ad attivare in reciprocità forme virtuose e innovative di solidarietà, creando reti territoriali solidali al bisogno a partire da scale sociali micro come quelle di quartiere... ».
del 11 aprile 2011             La famiglia per reagire; l'educazione e l'impegno educativo come orizzonte di senso. Sono i due poli attorno ai quali sono ruotati giovedì sera a Roma, in Vicariato, gli interventi del terzo ed ultimo incontro del ciclo «Dialoghi in Cattedrale 2011». Sul tema «Il ritorno della virtù. Un progetto educativo per la città», Luigi Frudà, docente all'Università La Sapienza di Roma ha insistito sulla famiglia e sul ruolo di sostegno dello Stato e delle aziende pubbliche e private; Francesco Botturi, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha incrociato il tema della virtù con il soggettivismo imperante, con la crisi dei valori e con l'importanza dell'impegno educativo. Ai relatori e ai partecipanti è andato il ringraziamento del cardinale vicario, Agostino Vallini, che ha sottolineato l'importanza formativa e progettuale di questi appuntamenti.            Secondo Frudà alla crisi della famiglia occorre reagire attraverso un «progetto educativo». In particolare «le famiglie devono sempre più educarsi ad attivare in reciprocità forme virtuose e innovative di solidarietà, creando reti territoriali solidali al bisogno a partire da scale sociali micro come quelle di quartiere, mettendo insieme energie collettive come quelle delle competenze, dell'autoaiuto e della risorsa-tempo che è sempre più preziosa e necessaria in ambienti quanto mai dilatati come quelli metropolitani: le banche del tempo e delle competenze possono essere un modello e molte organizzazioni già presenti sul territorio in modo continuo e consolidato, possono agire come collettori di energie individuali e sociali e come erogatori di risorse anche attraverso semplici reti di comunicazione».            In questi ambiti è necessario anche un intervento dei soggetti pubblici e, perché no, di quelli privati, sull'esempio di quanto sta accadendo all'estero ed in misura minore anche nella realtà romana con le agevolazioni tariffarie in vigore per alcune categorie sociali. Poco, ma pur sempre un segnale. «In definitiva si tratta di controbilanciare l'aumento di spinte individualistiche con l'aumento di azioni solidaristiche rivolte alla scoperta degli altri e della pratica del bene comune, in una prospettiva che sostituisce all'egoismo del pensare solo per sé il valore del pensare anche per il bene e la felicità di tutti».            Per Botturi si reagisce all'individualismo attraverso un «apprendimento delle virtù»: capacità impegnativa per gli educatori e tuttavia indispensabile. «Tale capacità infatti non è cosa dottrinale o astrattamente metodologica, affidabile a un sapere costituito o a dispositivi sicuri. La virtù non si insegna - pensava già Aristotele - , la si rende possibile con l'esempio, accompagnamento, la correzione, da parte di una vita già virtuosa. Perché si tratta di una qualità di vita che si trasmette solo con la vita, suscitandone il desiderio, sollecitandone la libertà, rigenerandone la forma, creandone l'ambiente adatto. Ma è esattamente su questa volontà e capacità di trasmettere la vita con la vita - ha concluso il docente dell'Università Cattolica - che la nostra esperienza e la nostra cultura debbono oggi interrogarsi sinceramente».  
Fabrizio Mastrofini
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