Famiglia ed eterosessualità, assieme combinate, non fanno più presa, non godono più di alcuna benevolenza, sono tollerate, non raramente malviste.
Il 3 ottobre scorso il canale digitale “Cielo” ha dedicato una serata alla famiglia. Questo il programma: 1) “Reinas. Il matrimonio che mancava”, film che racconta dei primi matrimoni gay in Spagna; 2) “Io e i miei genitori omosessuali”, documentario sui figli nati e/o cresciuti in famiglie gay e lesbiche; 3) “Io e mia madre”, il celebrato film di Almodóvar dove la figura centrale della madre cambia l’idea stessa di famiglia.
Ecco come ha commentato il “Corriere” l’iniziativa: “Una serata dedicata alla famiglia, non quella del Mulino bianco, ma la famiglia in tutte le sue declinazioni”. Segue elenco delle declinazioni, ma della famiglia formata da una coppia eterosessuale con figli non c’è neppure l’ombra. Da notare come il “Corriere” definisce implicitamente la famiglia del “Mulino bianco”, evidentemente intesa come l’icona del kitsch burino, la vetta dell’insipido gusto popolare manipolabile a piacimento dalla pubblicità, e non come rappresentazione delle famiglie che si fondano sulla semplice, normale, naturale coppia eterosessuale.
Questi i fatti. Piccoli fatti, per carità. Ma rivelatori di un clima culturale ch’è andato modificandosi prepotentemente, e continua a farlo, a sfavore e perfino contro la famiglia e la stessa eterosessualità. Famiglia ed eterosessualità, assieme combinate, non fanno più presa, non godono più di alcuna benevolenza, sono tollerate, non raramente malviste.
Considerate retrò e, perché no?, pure un tantino reazionarie. Vengono descritte sotto una storta luce di stagioni passate, quando il maschio dettava legge, la donna rammendava calzini e correva dietro ai figli. Come se davvero la famiglia italiana che ha sorretto con la sua esplosione il ventennio più formidabile della storia italiana – quello che va dalla ricostruzione del Dopoguerra al miracolo economico degli anni Sessanta – fosse riconducibile a queste viete cartoline che ormai tutti si apprestano a tirar fuori dai cassetti per accusare: vedete cosa significava e ha significato la famiglia italiana? Quali asimmetrie uomo-donna? Quale subordinazione della donna? Quale prepotenza maschile? Ed eccoli allora pronti a metter mano a quel che resta.
Una controversa, ambigua e nel migliore dei casi inutile legge sull’omofobia, quand’è piuttosto una forma strisciante di eterofobia che sta avanzando neppure troppo di soppiatto. Sembra essere in atto un’offensiva culturale che coinvolge una molteplicità di soggetti operanti nel mondo delle comunicazioni, dell’informazione, e che tende a far credere che tutte le forme di famiglia sono uguali, sotto tutti gli aspetti, tutte allo stesso modo utili (o inutili) per la società. Anche quelle che non si fondano sulla riproduzione sessuale e la trasmissione ereditaria. E che per i figli, quando li vogliono, si rivolgono alle capacità manipolatorie della genetica e al potere del denaro capace di comprare sperma, ovuli, uteri.
Si potrebbe pur dire, a tutti costoro: niente in contrario, ma volete almeno ammettere che famiglia e generazione eterosessuale, genitori dei due sessi e allevamento-educazione non di genere dei piccoli, linearità e chiarezza della discendenza saranno pure invenzioni culturali, ma che razza di invenzioni? Invenzioni rispetto alle quali quelle sulle famiglie diverse d’oggigiorno sono pur sempre quisquiglie, bagatelle? Se c’è qualcosa da “Mulino bianco”, nel senso in cui voi lo intendete, ecco, sono proprio le serate alla Cielo sulla famiglia e i commenti su quelle serate sul tipo del “Corriere della Sera”.
Roberto Volpi
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