Un giorno, lei è stata afferrata e trasformata dall'amore in un modo decisivo e irrimediabile. Senza dubbio, il dono che aveva fatto di sé nella sua consacrazione religiosa era già ispirato dal desiderio di amare e di servire Dio e i suoi fratelli...
del 12 dicembre 2008
Ha compreso che amare gli ultimi, vuol dire legarsi a loro nel medesimo genere di vita, condividere la loro miseria e incoraggiarli a fare qualcosa per uscirne. Così ha affermato il card. di Parigi, André Vingt-Trois nell'omelia della messa di Requiem a Notre Dame.
 
Il primo tratto che si presenta a noi nella vita di suor Emmanuelle è la forza dell'amore. Un giorno, lei è stata afferrata e trasformata dall'amore in un modo decisivo e irrimediabile. Senza dubbio, il dono che aveva fatto di sé nella sua consacrazione religiosa era già ispirato dal desiderio di amare e di servire Dio e i suoi fratelli. Ma il cammino in cui si è impegnata con i ragazzi del Cairo costituisce un rovesciamento totale. Esso svela ai nostri occhi la profondità e la potenza dell'amore.
 
Si tratta dello stesso dono di sé nella professione religiosa, ma questo dono assume una dimensione nuova per la comunione di destino in cui si impegna con i suoi bambini i quali, prima di aver bisogno delle sue lezioni di insegnante e di educatrice, hanno bisogno di mangiare per sopravvivere. Comprende che amarli, vuol dire legarsi a loro nel medesimo genere di vita, la condivisione della miseria e l'incoraggiamento a fare qualcosa per uscirne.
 
Si tratta di un vero capovolgimento che prende la libertà e il cuore e induce a puntare tutto su una parola, la parola di colui che è venuto a dare la sua vita per l'umanità, Gesù di Nazaret. Come i discepoli che avevano trascorso invano tutta la notte a pescare, lei sente il Maestro che l'invita a 'gettare le reti per la pesca'. Fiduciosa nella parola di colui che lei, lascia tutto e si lancia in un'avventura inimmaginabile, al di là delle convenzioni abituali, fuori del suo campo di competenza. Si fa cenciaiola. S'immerge senza ritorno nella solidarietà di destino con coloro che non sono niente e che tutti disprezzano.
 
E la gioia che la possedeva e irradiava era certamente il segno esterno di questo cuore donato senza ritorno per rispondere all'invito di Cristo.
 
Ma dobbiamo fare un passo avanti. Si deve considerale la storia di suor Emmanuelle come un prodigio straordinario da ammirare con tanto più fervore ma da immaginare che esso non possa riguardarci? È una di quegli eroi di cui si esalta la figura senza temere di essere noi stessi trascinati a seguirli? San Paolo ce lo diceva poc'anzi, l'amore è il dono più grande che ci possa capitare e che supera tutti. Ma di quale amore parla? Dell'amore che Dio ci manifesta e che ci invita a vivere nei nostri rapporti vicendevoli. Senza questo amore io non sono nulla. Non ci sono trentasei generi di amore e se noi vogliamo progredire nell'amore, dobbiamo metterci alla scuola di coloro che ne sono stati posseduti al punto da dare tutto per viverlo, alla scuola di san Vincenzo, del beato Federico Ozanam, di Madre Teresa, dell'Abbé Pierre e di tanti altri che hanno trascorso la loro vita al servizio dei poveri in cui riconoscevano il volto di Cristo che li aveva chiamati: 'Ho avuto fame e i avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, prigioniero e siete venuti a trovarmi' (Mt 25,36).
 
Da questi esempi possiamo trarre alcuni insegnamenti che illuminano il nostro cammino. L'amore suppone un dono totale di sé. Ci induce a lasciare le sicurezze delle strade ben segnalate e soprattutto ci chiede di non lasciarci prendere nel tranello della buona coscienza che si nutre della preoccupazione della nostra immagine. Suor Emmanuelle ha utilizzato senza complessi i mezzi della comunicazione e mediatici non per promuovere la sua immagine, ma per far conoscere a tutti l'incubo cui vive ancora una buona parte dell'umanità
 
L'amore è un dono definitivo e senza ritorno, altrimenti non è che chimera e illusione. Come avrebbero potuto i bambini del Cairo avere fiducia in sr. Emmanuelle se la sua presenza in mezzo a loro fosse stata incerta ed episodica? Non c'è alleanza se c'è una scappatoia.
 
Il vero omaggio che possiamo tributare a sr Emmanuelle non consiste forse nel trarre delle lezioni dalla sua storia d'amore con i poveri di questo mondo? … Coloro che professano le fede cristiana come non fosse che un'assicurazione supplementare non devono forse essere i primi 'a inoltrarsi in acque profonde e a gettare le reti per la pesca, affinché l'amore sia conosciuto, non solo a parole, ma nelle opere e in verità? Certo, i cristiani si mobilitano per vivere maggiormente la condivisione con i poveri di questo tempo e noi ne siamo fieri. Non dimentichiamo però che la generosità non è niente se non è animata dall'amore. Noi non siamo chiamati a dare qualche nostro bene, ma a dare noi stessi.
 
sr Emmanuelle del Cairo
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