La giovane Main

Chi è la giovane Maria Domenica Mazzarello? La domanda è legittima sia per chi si accosta a lei la prima volta e sia per coloro che da tempo la frequentano quale amica, sorella, guida.

La giovane Main

da Teologo Borèl

del 28 gennaio 2011

 

 

          Main, come familiarmente viene chiamata a Mornese, per i coetanei è una giovane ricca di talenti: intelligente e intraprendente, simpatica e vivace; il suo fisico robusto e forte fa di lei una contadina invidiata persino dagli operai del padre; con la sua gioia di vivere e la personalità decisa attira le coetanee, diventandone la leader incontrastata.

          Anche in famiglia, essendo la primogenita, è il punto di riferimento: papà Giuseppe la considera il suo “braccio destro”; mamma Maddalena le affida volentieri l’educazione dei fratelli. Main non è indifferente all’ascendente che sente di avere sugli altri e se ne serve per fare il bene. Per comprendere realmente chi sia Main è però necessario andare oltre l’apparenza.

          Ciò che più di tutto caratterizza la giovinezza di Main è la presenza di Dio che prende possesso del suo cuore diventando il suo “Sole meridiano”; di Gesù Cristo che entra con dolce prepotenza nella sua vita, l’affascina e la conquista al suo Vangelo; dello Spirito Santo a cui docilmente si abbandona e che interiormente la trasforma. Tutto ciò si realizza attraverso un lavorio intenso, non esente da fatiche e lotte, momenti di stasi e riprese coraggiose. I genitori di Main, quali primi formatori, pongono le premesse perché la loro primogenita possa crescere orientando i suoi talenti verso quel “Sole meridiano” che vuole avere in mano la regia della sua vita. Don Domenico Pestarino, viceparroco di Mornese, con sapienza di educatore continua l’opera e predispone le condizioni perché il piccolo granello cresca. La Figlia di Maria Ausiliatrice di domani radica in questo periodo i suoi tratti caratteristici e originali che la renderanno la prima non solo in senso cronologico, ma soprattutto carismatico.

 L’amicizia           Come nell’adolescenza di Giovanni Bosco, così in quella di Main, l’amicizia assume un ruolo talmente importante da divenire un aspetto irrinunciabile della pedagogia salesiana. Main, socievole ed espansiva, è circondata da amiche, ma lei predilige le relazioni che le permettono di condividere il suo ideale e la cui realizzazione porta ad un reciproco scambio di bene e di vita. L’amicizia con Petronilla ne è l’emblema. Le due amiche sono tra loro molto diverse: Maria vivace, svelta nel lavoro, arguta e briosa; Petronilla calma, bonaria, più lenta e riflessiva. Due personalità che si completano nella reciprocità tanto da far dire al biografo Ferdinando Maccono: «Maria, senza la Petronilla, non sappiamo se avrebbe potuto fare quanto ha fatto». In effetti, le due amiche sono come due sorelle: «L’anima di tutto era sempre Maria. Inconsciamente ella era l’intelligenza, l’occhio; l’altra era il braccio, la mano, ma ciò avveniva da sé, come una cosa naturale, e tutto procedeva con la massima armonia».                     Quella tra Maria e Petronilla è perciò un’amicizia solida, sia perché fondata sull’essere profondo di ciascuna, e sia perché attinge a Dio e a Lui si riferisce continuamente per le piccole scelte quotidiane, ma anche nel momento delle grandi svolte, come avviene alla fondazione del laboratorio. La prima confidente dell’ispirazione di Maria, infatti, è Petronilla la quale, pur non comprendendo pienamente il progetto proposto, lo abbraccia in totale fiducia e sin dall’inizio vi collabora con tutto il cuore e tutte le forze.   Vocazione salesiana           Nella giovinezza di Main, Dio pone il seme della vocazione salesiana. Pur senza conoscere il fondatore dell’oratorio di Valdocco, ella realizza a Mornese quanto il giovane Bosco faceva ai Becchi di Castelnuovo: raduna le ragazze, le attira a sé con le belle maniere e la dolcezza, le fa giocare e parla loro della bontà di Dio. Ella, afferma Alberto Caviglia, è salesiana per istinto. Tale assicurazione, oltre ad indicare la sua “naturale” predisposizione alla missione educativa, rivela come Main, sin dalla giovinezza, è accompagnata a vivere la “spiritualità salesiana” che è essenzialmente spiritualità dei giovani e per i giovani. Lei non solo spontaneamente vive tale spiritualità, ma la assimila con i suoi lineamenti di giovane donna, offrendo in tal modo alla spiritualità salesiana il tocco femminile che le mancava.            Main vive un cristianesimo gioioso e attraente che diventa proposta vocazionale e, in stile salesiano, progetto educativo, scuola di vita e per la vita, lontana da ogni astrattezza. In essa ella esprime la pedagogia del lavoro come impegno a compiere il proprio dovere con attenzione e passione nella consapevolezza di partecipare all’opera di Dio. Lavoro nei campi o ricreazione con le ragazze, cura della casa o impegni di carità in paese, tutto per Main è occasione per realizzare “a tempo e luogo” i suoi compiti per amore di Dio. Per Main, la gioia è un comandamento, un imperativo, perché non può essere triste un cuore abitato dall’amore di Dio e ogni giovane ha il diritto di potersi dissetare a questa fonte inesauribile. Di qui la pedagogia dell’unione con Dio che orienta Main a fare di ogni istante il momento giusto per “rimanere in Lui” continuamente, senza soluzione di continuità tra i momenti della preghiera e quelli della carità.                     La giovinezza di Main: così semplice e limpida, così bella e vera, è una proposta accessibile a tutti, è una vita che trasmette vita, è un canto che aspetta anche oggi le nostre voci per essere eseguito e portare il messaggio gioioso della salvezza ai giovani e alle giovani del terzo millennio.

Piera Ruffinato

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