La Madre di Dio tra Avvento e Natale

Il tempo di Avvento e Natale è eccellente nutrimento per la devozione mariana e utile per le esternazioni delle devozioni. Oltre l'utilizzo delle forme valide in qualunque tempo, esso si presta a volgere in devozione mariana forte e specifica la lectio divina, cioè lettura, studio, contemplazione, preghiera sulla Parola di Dio.

La Madre di Dio tra Avvento e Natale

da Teologo Borèl

del 23 dicembre 2008

La presenza di Maria nella storia della Salvezza e la nostra esperienza contemplativa della Vergine Madre nel mistero di Cristo e della Chiesa.

 

Il calendario liturgico colloca in dicembre il tempo forte di Avvento e Natale. Il simbolo della conclusione d’un segmento di tempo (dicembre, mese finale dell’anno) e simultaneamente il simbolo dell’avvio di una fase nuova della storia (dicembre, inizio dell’anno liturgico), suggeriscono una duplice interpretazione della vicenda ‘provvidenziale’ di Maria, anche lei immessa nel fluire della storia antica, nella quale 'Dio aveva parlato molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti' (cfr. Ebrei 1, 1) e lei stessa poi segno nella pienezza del tempo, allorché 'Dio mandò il suo figlio nato da donna perché ricevessimo l’adozione a figli' (cfr. Galati 4, 4).

 

È l’anno liturgico che rimarca vigorosamente questo ruolo di visibilità mariana della evoluzione nella storia della salvezza. La liturgia di dicembre favorisce una esperienza contemplativa della presenza di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa: l’atteggiamento del devoto di Maria non può consistere che nell’inserirsi nell’evento liturgico, assimilando i doni di grazie e cogliendone i messaggi senza intervenire con modifiche né alterazioni; l’eucologia preferisce (anzi, esigerebbe) espressioni selettive, ossia rispondenti al senso del tempo, le quali sono dinamiche mediante la creatività o l’utilizzo di forme cultuali consolidate. Nella prospettiva mariana la liturgia interpella la devozione, ossia l’atteggiamento interiore, l’orientamento costante nello stile di vita ispirato a Santa Maria; le forme eucologiche riverberano le devozioni, ossia i segni di visibilità anche della devozione. La devozione è impegnativa, le devozioni sono facili. Il tempo di Avvento e Natale in relazione a Maria fornisce entrambe le opportunità: liturgia con Maria, devozione e devozioni a Maria.

 

 

Ascolto devoto e contemplativo

 

La devozione mariana nel tempo di Avvento è raccomandata come priorità nella celebre dichiarazione di Paolo VI, con la quale il Papa conferma la posizione dei cultori della liturgia: questo periodo deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore, qualità che Paolo VI auspica di vedere dappertutto accolta e seguita (cfr. Marialis cultus 4).

 

Lungo i 28 anni trascorsi da quella Esortazione apostolica pare abbia predominato l’oblio, e che solo timide intraprese eucologiche abbiano assecondato quella qualifica dell’Avvento come ‘tempo mariano’, mentre maggio continua ad appropriarsi della qualifica di ‘mese mariano’: nella prospettiva delle devozioni esso mantenga tale simbologia tradizionale (nel nostro emisfero), ma è doveroso, saggio e fruttuoso che venga ricuperata la forte connotazione di memoriale anche mariano del tempo di Avvento e Natale, pur senza massimalismi alternativi, come sarebbe una eccessiva accentuazione di ‘mese mariano’ in quanto quell’itinerario liturgico è marcatamente cristologico-incarnazionistico, evento nella storia della Salvezza in cui - secondo il piano divino - Maria è presenza necessaria ed evidente.

 

Il tempo di Avvento e Natale è eccellente nutrimento per la devozione mariana e utile per le esternazioni delle devozioni. Oltre l’utilizzo delle forme valide in qualunque tempo, esso si presta a volgere in devozione mariana forte e specifica la lectio divina, cioè lettura, studio, contemplazione, preghiera sulla Parola di Dio. Questo tempo liturgico è memoria privilegiata della Parola che si attende, si incarna, si incontra. Maria è in parte mediatrice in parte protagonista in tali tappe. La liturgia quotidiana è doviziosa di Parola di Dio, nell’ultima settimana dell’Avvento particolarmente attenta alla presenza della Vergine Madre del Signore: la lectio potrebbe sostare su quelle pagine, esplicitando il proprio intento di ispirarsi ad una maniera dell’accogliere e custodire la Parola che si è imparata o si va imparando da Maria.

 

La lectio divina individuale - quotidiana, occasionale, settimanale - potrà in alternativa o complementarità utilizzare pericopi bibliche selezionate per una possibile realistica interpretazione mariana. Proficua risulterà la lectio sui passi paralleli di parole evangeliche ‘mariane’ che risuonano nel tempo di Avvento e Natale. Ad esempio, l’ave / rallegrati in parallelismo con Gioele 2,21-27; piena di grazia / hai trovato grazia parallelo con Siracide 3,17-20; il Signore è con te con Sofonia 3,14-18; benedetta tu / benedetto il Signore e la pericope a tradizionale lettura mariana di Giuditta 13,17-20 nonché numerosi Salmi di esaltazione e lode come gli ultimi del salterio (145-150); misericordia in Luca 1,50.54.78 è termine citato da Salmo 103,17 e parallelo di svariati contesti storici (Deuteronomio 5,10) e contemplativi (Siracide 51,8); conservare nel cuore: espressione che è ritornello nel Salmo sapienziale 119 e che attraversa tutto il messaggio biblico sino all’Apocalisse della beatitudine per coloro che custodiscono le parole profetiche (22,7).

 

Siffatto approccio con la Parola di Dio non è una qualsiasi operazione culturale, ma diventa una ritualità cultuale, ossia espressione di devozione verso Santa Maria tramite la conoscenza. Conoscere i misteri induce stupore, venerazione, adesione, ispirazione. Oggidì pare necessaria e addirittura urgente una qualificata catechesi mariana: la via della conoscenza guidata dalla Parola di Dio e della liturgia costituisce il percorso sicuro all’esperienza.

 

 

Appuntamenti della liturgia

 

Nel mese di dicembre gli appuntamenti mariani della liturgia sono soprattutto la solennità dell’Immacolata Concezione e del Natale.

 

L’8 dicembre quest’anno coincide con la seconda domenica di Avvento, che prevale sulla solennità mariana. Questa data registra una delle coincidenze cronologiche che la liturgia gradirebbe salvaguardare, messaggio corposo per dire che le vicende della storia di Dio si dipanano nella storia umana: dunque, il concepimento di Maria viene solennizzato, nove mesi avanti la sua nascita, collocata l’8 di settembre nel più puntuale rispetto del ciclo della gravidanza. La medesima sensibilità la liturgia palesa nei confronti di Gesù, celebrandone il 25 marzo il concepimento verginale e il 25 dicembre la nascita. Anche gli eventi straordinari e unici calano il loro effettuarsi nel ritmo dell’ordinario accadere del tempo. Questa annotazione consente di rammentare una precisazione relativa al concepimento, che non di rado viene annebbiato di confusione e pressappochismo: immacolato è il concepimento di Maria perché essa fino dal primo istante della sua esistenza embrionale è preservata dal peccato originale; verginale è il concepimento di Gesù perché egli si incarna nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo. La corretta conoscenza della verità, compresa quella che concerne Maria, è un solido sostegno alla devozione verso di lei: l’autentico devoto di Maria non può restare ignorante sulle cose mariane.

 

La liturgia dell’8 dicembre rammenta una verità lungo i secoli molto discussa e tenacemente dibattuta sino alla definizione dogmatica di Pio IX, l’8 dicembre 1854, la quale afferma che Maria fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale fino dal suo concepimento in anticipata grazia dei meriti di Gesù Cristo salvatore di ogni creatura umana. Pertanto Maria è appellata altresì l’Immacolata. La liturgia è anche celebrazione dello stupore e della lode al Signore per l’evento di tale singolare grazia riservata alla Madre di Cristo. Ma è pure potenziamento della grazia che ogni fedele orante in quel giorno ricevette in dono nell’istante del suo concepimento come figlio di Dio nel Battesimo. Il Battesimo, infatti, consiste nella purificazione o liberazione dalla negatività costituita dal peccato originale. Pertanto, ognuno di questi figli di Dio da lui stesso in Cristo è scelto prima della creazione del mondo per essere santo e immacolato al suo cospetto nella carità (cfr. Efesini 1, 4: seconda lettura nella liturgia eucaristica). Le vie di reazione avverse al peccato originale sono differenti: Maria è pre-redenta o preservata, noi siamo redenti o liberati; identica è la fonte della grazia, l’amore di Dio Padre in Cristo e anche per l’azione dello Spirito Santo.

 

Il vocabolo immacolati che Paolo attribuisce ai battezzati e immacolata che la fede attribuisce a Maria rimarca una verità in negativo: dice l’eliminazione e la preservazione di qualcosa di avverso, rileva un no. Il progetto salvifico di Dio non si ferma a questo no, non si limita a fare il vuoto; si completa nel dono del positivo, ad attivare un sì. Lo stesso Paolo menzionato dichiara che noi veniamo scelti, oltre che per essere immacolati, per essere santi. La santità è il dono della pienezza di grazia, della generosità di vita, dell’abbondanza di bellezza. Maria, oltre che immacolata, è soprattutto piena di grazia, la persona che ha trovato grazia (cfr. Luca 1,28.30: Vangelo della solennità).

 

La devozione all’Immacolata - al di sopra dei fervori nel cantare il tota pulchra o nel circondare di fiori e lumi la statua dell’Immacolata (solitaria silhouette recente nella iconografia che invece disegna Maria quasi immancabilmente con il figlio in braccio o accanto) o negli entusiasmi di giaculatorie e ritornelli e omelie - esorta a una onesta verifica sulla propria coerenza nel credere e condiscendere alla Parola proclamata nella celebrazione liturgica dell’Immacolata Concezione di Maria: Dio Padre ci ha scelti in Cristo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità.

 

L’altra opportunità di devozione mariana è la Solennità del Natale. Il 25 dicembre conclude l’Avvento. Prevalentemente l’Avvento è inteso come preparazione al Natale, come attesa del Signore che viene. Ma non si limita a questa funzione di memoria, perché la sua efficacia completa non può non influire e modificare la concretezza dell’esistenza. Dunque, avvento è anche attesa di colui che è già venuto, ossia percorso nella ricerca del Signore e disponibilità di potenziamento nell’esperienza di lui già presente. Invero, ogni giorno del discepolo evangelico è avvento, desiderio di ampliare l’esperienza viva di Dio: la liturgia non svuota tale significato del tempo opportuno quotidiano, ma pedagogicamente circoscrive l’attenzione ad una porzione del mistero globale. Ricerca ed esperienza del Signore nel tempo d’Avvento sono agevolate dalla ispirazione a Maria anche tramite l’approfondimento della conoscenza della sua maniera di mettersi di fronte a Dio, soprattutto con la disponibilità ad essere Serva del Signore, ossia dello Spirito sceso su lei.

 

Il Natale, infine, celebra la visibilità di colui che era già presente nel segreto del concepimento verginale: è la grande luce e la gioia moltiplicata scorte da Isaia (Messa della notte: prima Lettura). Nella celebrazione del Natale Maria diviene il segno della fedeltà di Dio che invisa il proprio Figlio nella pienezza del tempo (cfr. Luca 2, 16: Vangelo alla Messa dell’aurora; Galati 4, 4), testimonianza che il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Giovanni 1,14: Messa del giorno).

 

A Natale Maria, Madre di Gesù, anche nei confronti dei propri devoti esplica la diaconia di conferma in quella fede, con la quale noi possiamo vedere la sua gloria - la gloria del Figlio suo - 'come di unigenito del Padre pieno di grazia e di verità' (Gv 1, 14).

 

Luigi Maria De Candido

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