È importante educare i giovani alla scoperta degli altri, per combattere le trappole di una società virtuale ed egoista. Viviamo in un'epoca strana, in cui si sta facendo di tutto per cancellare dalla vita dei giovani la cultura dell'impegno. Il messaggio dominante è che non conta più studiare, lavorare, impegnarsi. Oggi dominano le scorciatoie.
del 14 luglio 2011
 
          Viviamo in un’epoca strana, in cui si sta facendo di tutto per cancellare dalla vita dei giovani la cultura dell’impegno. Il messaggio dominante, percepito dalle nuove generazioni, è che non conta più studiare, lavorare, impegnarsi. Il vecchio, caro concetto del “sudore della fronte” sembra ormai non esistere più.
          Oggi dominano le scorciatoie. Troppi giovani sono convinti che, per campare bene, sia sufficiente partecipare a un reality show o ad un festino privato nella casa di un politico importante.
          I giovani sono sempre più oppressi da una non-cultura dell’egoismo, da una visione della vita come “giungla” in cui bisogna sgomitare e calpestare gli altri. La società materialista di oggi offre alle persone la possibilità di fuggire da ogni responsabilità. Se arriva un figlio indesiderato, lo elimino con una pillola. Se un rapporto diventa troppo impegnativo, scappo via. Se l’amore vero richiede sacrifici ed impegni, meglio dedicarsi ai rapporti “usa e getta”. Non possiamo meravigliarci troppo di fronte a certe derive. La società raccoglie ciò che ha seminato in questi anni. 
Il nostro futuro
          Un grande santo, Don Orione, diceva che i giovani possono essere sole o tempesta dell’avvenire. Ed è verissimo. Il futuro del mondo dipende, in gran parte, dall’educazione che viene data ai ragazzi.
          Negli ultimi anni, secondo me, si è fatto di tutto per trasformare i giovani in “potenziali tempeste” per il nostro avvenire. Pensiamo solo al dilagare della moda delle relazioni virtuali, che attraverso Internet sta prendendo il posto di quelle reali.
          Per tanti ragazzi il migliore amico non è più un coetaneo in carne ed ossa. È un computer. È uno schermo. È una fotografia appiccicata in qualche social network. È il pupazzetto che combatte in un videogioco. È la maschera di chi si esprime con poche parole in una chat o in un messaggino del cellulare. In pratica, l’altro non esiste. Si impara a conoscere l’altro molto più tardi, rispetto alle generazioni precedenti che giocavano in un cortile.
          Troppi giovani sono intrappolati in un ritardo sociale pazzesco. Crescono sempre di più rinchiusi in un loro guscio, in qualche cella di isolamento che il pensiero dominante ha costruito per loro. 
Un’educazione nuova
          Come curare la malattia dell’egoismo, della solitudine, del non-impegno? Una possibile medicina può essere sicuramente l’educazione al volontariato. Un’educazione nuova, arricchente, entusiasmante, che tutti noi dovremmo sforzarci di proporre ai giovani.
          Non importa “quale” volontariato. Le possibilità sono tante: dall’aiuto agli anziani al soccorso delle persone senza fissa dimora, dal sostegno alle mamme che non vogliono abortire a quello nei confronti di chi vive in condizioni di povertà.  
Ciò che conta è educare i giovani a riscoprire gli altri, a cercarli, a vederli, a toccarli con mano. Se riflettiamo bene, possiamo accorgersi che il volontariato racchiude, in un colpo solo, tantissime ricchezze: l’altruismo, l’intimità, l’allegria, l’impegno, la gioia dell’incontro con l’altro, la capacità di sognare, di collaborare,  di comprendersi e di accettarsi reciprocamente, la possibilità di offrire conforto nei momenti difficili.
          Ci siamo mai fermati a riflettere su tutto questo? Siamo consapevoli dello straordinario tesoro che possiamo proporre ai ragazzi del terzo millennio? 
La chiave di tutto
          Un grande uomo di fede, Martin Luther King, disse: “Mentre una società opulenta vorrebbe indurci a credere che la felicità consiste nella dimensione delle nostre automobili, nell’imponenza delle nostre case e nella sontuosità delle nostre vesti, Gesù ci ammonisce che la vita di un uomo non consiste nell’abbondanza delle cose che egli possiede”.
          La chiave di tutto è proprio questa. I giovani sono bombardati da falsi modelli di vita facile, opulenta, egoista priva di autentici rapporti con gli altri. Il volontariato può aiutarli moltissimo, perché invita a conquistare un tesoro che non è fatto di denaro o di gioielli. Al contrario, ti spinge a cercare un tesoro che rappresenta un immenso patrimonio interiore, dal valore inestimabile. La “mappa del tesoro” si può trovare proprio attraverso il volontariato. Ecco perché, dal punto di vista educativo, è importante saper trasmettere ai giovani la bellezza del valore dell’amicizia, dell’impegno, dell’aiuto al prossimo.
          I giovani hanno una vocazione innata nei confronti di questi valori. Si possono considerare quasi dei “volontari perfetti”, affascinati dall’idea di potersi donare in modo completo e disinteressato al prossimo. Il problema è che il loro innato altruismo si scontra spesso con una società aggressiva, frenetica e superficiale, che preferisce proporre la strada della superficialità e dell’egoismo.
          I giovani di oggi sono spesso vittime del proprio tempo. Tendono ad assorbire facilmente i luoghi comuni e le cattive abitudini della nostra epoca. In un mondo che tende sempre di più al materialismo, il ruolo del volontariato diventa fondamentale. Anzi vitale. Vitale per fare in modo che i ragazzi possano essere il sole del nostro avvenire.
          Oggi si può costruire il futuro dell’umanità, aiutando i giovani ad evitare rapporti falsi, mascherati, equivoci, privi del naturale contatto umano. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). In queste parole sempre attuali possiamo ritrovare l’autentico spirito della cultura dell’impegno che illumina il mondo del volontariato. Nella concretezza di tanti altri gesti di donazione personale si potrà ritrovare la forza di scommettere su una vita aperta agli altri. Non una giungla, ma un grande prato verde in cui cercare costantemente il tesoro dei nostri abbracci al resto del mondo.
 
Carlo Climati
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