La mia animazione “altrove” da Giovani per i Giovani

Vivere l'animazione come un servizio “altrove”, le motivazioni, le paure iniziali, le difficoltà e i consigli. Seguiamo il nuovo dibattito del richiestissimo Tatami, le parti in giudizio sono...

La mia animazione “altrove” da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 08 giugno 2009

Silvia Santellani

Animatrice della Festa Dei Giovani e della festa dei Ragazzi è nello staff della scuola di mondialità, il cammino di formazione del MGS per chi desidera fare delle esperienze di animazione in missione.

 

Umberto Menon

Leader Tgs e membro dewl Consiglio Direttivo del Tgs Eurogroup, associazione legata all’Mgs che si occupa principalmente di organizzare soggiorni studio in Inghilterra per studenti di scuola media e superiore.

Umberto

Silvia

1) In che modo animare 'altrove' cambia o influisce sul tuo modo di fare animazione?

Il tuo modo di fare animazione è “tuo” appunto, e oltre a delle indicazioni che impari ai corsi animatori e con l’esperienza, il resto è l’anima! Il cuore lo devi mettere tu. Non posso negare però, che un pensiero a chi ho incontrato ritorna ogni volta che sono con i miei bambini/ragazzi di come insegnare anche a loro a riscoprire che ci si può divertire con poco e a non sprecare, il materiale e le opportunità che si hanno.

 

2) La tua più grande sfida in fase di 'animazione altrove'. Qual è stato il momento più duro e come l'hai risolto?

Forse il momento più duro è all’inizio quando ti devi ambientare, perché non ti aspetti quella valanga che ti travolge e ti fa dire “non ce la posso fare…voglio ritornare a casa…ma, dove sono finita!” A casa certo, dove tutto è più comodo e facile! Ma è questione di tempo, poi ti abitui, non fai più caso a tantissime cose che all’inizio ti avevano buttato giù il risultato è che non ti disabitui più.

Fondamentale è anche il gruppo con cui vai: durante questo periodo diviene la tua famiglia, con cui ti confronti, discuti, ti diverti e ti aiuti.

 

3) Altrove... luogo geografico o mentale?

Entrambe: geografico perché sei lontano da casa, spesso con un clima, tradizioni, lingua diversa.

Mentale perché ci pensi molto prima di andare: t’immagini come sarà e anche quando ritorni perché ripensi a chi e cosa hai visto.

Però ti serve anche a capire che non occorre andare tanto lontano per trovare l’altrove (situazioni di disagio, di povertà) e che purtroppo, ci sono anche qui.

 

4) Come hai scoperto la possibilità di animare altrove?

Diciamo che sono sempre stata abbastanza sensibile a questo genere di cose, inoltre è iniziato con un passaparola tra amiche e ci siamo dette: proviamo… Siamo insieme sarà meno pauroso… Abbiamo così frequentato la scuola di mondialità e da li è partito tutto.

 

5) Il tuo pi√π grosso momento di disagio in fase di 'animazione altrove'.

Un po’ quello che ho detto prima, l’inizio. Quello di cui però mi sono resa conto è che non cambi i ragazzi che incontri o le situazioni in cui ti inserisci, del gruppo probabilmente resterà solo il ricordo, che diventerà sempre più debole man mano che altri gruppi andranno dopo di noi. Gli unici che cambiano siamo solo noi che dobbiamo cogliere tutte le occasioni che ci possono arricchire! E come mi ha detto un salesiano che ho incontrato lì “altrove”: “che la parola esperienza estiva non sia solo un periodo con una data d’inizio e una di fine, ma che costituisca qualcosa di più che resti sempre con voi”.

 

 

Silvia

Umberto

1. Perché hai deciso di portare la tua animazione 'altrove'?

Animare “altrove” vuol dire allargare i propri orizzonti, conoscere persone nuove, fare nuove esperienze, scoprire nuovi mondi. Adoro il concetto di “nuovo”, lo trovo affascinante e stimolante al tempo stesso. Ecco perché ho deciso di animare “altrove”, per mettermi alla prova, per arricchire il mio bagaglio e per consentire ad altri come me, un giorno, di avere la possibilità di fare la stessa mia meravigliosa esperienza.

2. Qual è la difficoltà più grande che hai incontrato, una volta arrivato nel 'nuovo'paese?

Il primo anno che sono partito mi sono trovato, con i miei colleghi leader, a dover organizzare il famoso “Get Together”, una festa-animazione di addio per tutte le famiglie che accolgono i nostri ragazzi. Trovare modi e modalità per coinvolgere persone di nazionalità diversa (inglesi-italiani), cultura diversa (mediterranea-anglosassone), lingua diversa (italiano-inglese), età diversa (dai bambini di quattro anni fino ai familiari inglesi, nonni compresi), non è per niente facile!

3. A chi consiglieresti questa esperienza?

A chi ha voglia di mettersi in gioco; a chi non ha paura delle sfide; a chi piace conoscere, incontrare e scoprire. Vivere questa “animazione altrove” è semplicemente straordinario, perché non solo tu, in termini di animatore al servizio dei ragazzi, offri tanto, ma ricevi anche molto in cambio. Ogni ragazzo/ragazza è un tesoro tutto da scoprire, un mondo unico e, proprio per la sua unicità, incredibile.

4. E adesso che sei ritornato? Cos'è cambiato in te?

Mi sento un po’ più completo, un po’ più grande. Ho sicuramente acquisito nuove conoscenze, nuove esperienze e questo credo sia una delle cose più importanti nella vita. E poi, come diceva una mia professoressa: “Più sai e meno rischi”. Più cose sai e più completo sei. Ogni anno di animazione TGS “altrove” è una scoperta, un nuovo mondo, e per questo Un’esperienza unica e sempre senza precedenti.

5. A qualcuno che è interessato a questo genere di esperienze, ma ha un po' paura, cosa ti sentiresti di dirgli?

Che lo capisco. Anch’io prima di intraprendere la mia prima missione di leader TGS avevo paura. Credo sia normale, credo faccia parte della natura umana avere paura dell’ignoto, di quello che non si conosce. Il segreto è buttarsi, ovviamente con la testa sulle spalle, ma buttarsi. Ci si rende poi conto in realtà di quanto spontaneo e semplice tutto possa diventare. È sorprendente il numero di cose che si possono imparare.

 

Emanuela Vizza

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