La missionarietà fa parte dell'esser cristiani

Il mese di ottobre ha due “indirizzi”: da un lato le missioni, dall'altro “è anche il mese del Rosario, che ci invita a una vita di preghiera contemplativa”. Questi due temi si completano, perché abbiamo bisogno di una densa vita spirituale e di preghiere per vivere testimoniando Gesù Risorto e annunciandolo alle persone del nostro tempo.

La missionarietà fa parte dell'esser cristiani

da Quaderni Cannibali

del 05 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

“Essere missionari fa parte del nostro essere cristiani”, ha sottolineato in un articolo monsignor Orani João Tempesta, Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile).

Il presule ha ricordato che il mese di ottobre ha due “indirizzi”: da un lato “le missioni, che segnano le riflessioni nelle nostre comunità”, dall'altro “è anche il mese del Rosario, di antica tradizione, che ci invita a una vita di preghiera contemplativa”.

Questi due temi, ha affermato, “si completano, perché abbiamo bisogno di una densa vita spirituale e di preghiere per vivere testimoniando Gesù Risorto e annunciandolo alle persone del nostro tempo”.

Monsignor Tempesta si è soffermato in particolare sul tema delle missioni, indicando che “siamo essenzialmente missionari”.

La missione fondamentale della Chiesa “è sempre di annuncio della Parola di Dio che echeggia nel cuore dei fedeli, testimoniata e vissuta, che deve trasparire in tutta la vita del popolo di Dio”, ha spiegato. “Tutti noi diventiamo seguaci e missionari partendo dalla Grazia che riceviamo da Dio attraverso il Santo Battesimo”.

“A partire dalla conoscenza della Grazia di Dio, adottata nel cuore di quanti cercano la solidità della rivelazione divina nella loro vita, si percepisce la necessità della missione”.

“E' anche missione della Chiesa quella di denunciare tutto ciò che è contrario alla Parola di Dio, come le ingiustizie provocate alla luce di interessi particolari che sviano il percorso cristiano”.

“Essere missionario è, in primo luogo, un grande impegno che il cristiano adotta a favore della realizzazione del Regno di Dio, in cui le creature da Lui create devono proclamare e dare testimonianza della propria fede, portando alla conoscenza di tutte le persone la Parola di vita che cura, libera e salva”.

“Essere missionario è innanzitutto l'atto di assumere la fede interamente, in una dinamica viva di accoglienza della propria vocazione”.

“In questi tempi di grandi difficoltà per la missione della Chiesa, che soffre varie persecuzioni nel mondo, non è facile 'essere discepoli', non è semplice essere presenti nella società in cui una minoranza preferirebbe che 'ci si dimenticasse di Dio'”, ha riconosciuto monsignor Tempesta.

“Nel discernere i 'segni dei tempi', sentiamo quanto siano necessari una 'nuova evangelizzazione' e il coraggio di proclamare in chi crediamo, e come siano importanti per la società i valori annunciati dai missionari”.

Tutto è terra di missione

Molte volte, ha proseguito monsignor Tempesta, si pensa che per essere missionari “sia necessario entrare in un ordine religioso e professare i voti per essere inviati in una terra lontana e lavorare nell'evangelizzazione dei fratelli”.

Ovviamente, “esiste questo tipo di lavoro missionario nella vita della Chiesa”, grazie ai “nostri fratelli che donano la propria vita nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo in luoghi in cui Cristo ancora non è stato annunciato”. La missione, però, è insita “in tutti noi battezzati”, e “dobbiamo agire come veri missionari nell'ambiente in cui viviamo, iniziando dalla nostra famiglia e comunità, in cui esercitiamo il nostro apostolato”.

Santa Teresina del Bambin Gesù, ha ricordato del resto l'Arcivescovo, “non è mai uscita dal Carmelo, ma è stata una grande missionaria, mossa dalle sue continue preghiere, dal suo spirito missionario che portava come inquietudine nel suo cuore e dal profondo amore per Dio”.

In questo contesto, il mese di ottobre è “un momento per rafforzare l'azione di pregare e aiutare il buon esito del lavoro dei missionari che sono in missione in terre molto distanti dal Paese o dalle città di origine”, nonché “l'opportunità di far sì che la nostra missione quotidiana possa sortire gli effeti necessari nel cuore di tutti i fedeli, perché procedano cercando sempre la vicinanza a Dio”.

“La missione di tutti noi consiste nel fatto di dover abbracciare la proposta che Dio ci ha fatto dal momento in cui, mosso da un amore incondizionato, ci ha donato la vita”, ha ricordato l'Arcivescovo di Rio de Janeiro.

“Sii anche tu un missionario di Gesù Cristo”, ha esortato.

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