Intervista al carmelitano Maximiliano Herraiz, uno dei più importanti esponenti della spiritualità di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce.«Abbiamo bisogno di gente che preghi, rifletta, studi, dialoghi con i grandi testimoni della persona in generale e del Cristianesimo, che è la nostra casa. Non servono né sacerdoti da quattro soldi né chiese dedicate al culto e nient'altro. Il male della Chiesa è aver dedicato molto più tempo alla struttura che allo spirito, e questo va cambiato. I mistici sono le persone che hanno il massimo dello spirito ed il minimo di strutture».
del 01 gennaio 2002
Il sacerdote carmelitano Maximiliano Herraiz è uno dei più importanti esponenti della spiritualità di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce. Attualmente si trova in Messico per una serie di conferenze e seminari in dieci città del Paese sulla spiritualità di Santa Teresa di Gesù.
É stato professore di Teologia presso l’Università di Valencia (Spagna), fondatore e primo direttore del Centro Internazionale di Specializzazione in Santa Teresa e San Giovanni della Croce ad Ávila (Spagna). Attualmente è missionario in Costa d’Avorio.
Cosa dicono Santa Teresa e San Giovanni della Croce al mondo di oggi?
Il messaggio di entrambi è di per sé valido, anche se nessuno lo ascolta. Dentro e fuori la Chiesa cattolica, questi due grandi mistici dicono molto a molta gente. E, giustamente, nella situazione attuale che il mondo attraversa, in cui tante promesse di benessere fanno acqua da tutte le parti e la morte avanza (anziché avanzare la vita), dobbiamo far sì che il messaggio evangelico di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce sia ascoltato in pubblico, affinché noi che crediamo nella vita – e siamo la maggioranza – non lasciamo spazio ai malvagi.
Come viene recepita in Africa la mistica di Santa Teresa o di San Giovanni della Croce?
Con enorme piacere, perché lì ci sono molte persone e poche cose. Qui abbiamo molte cose e poche persone. Quando si va al supermercato o si guarda la televisione c’è poco rapporto personale. In Africa ciò che conta è il rapporto personale, perché non ci sono distrazioni.
Gli Africani sono capaci di sostenere lo sguardo di Dio che ci ha rivelato Gesù. C’è, però, un limite: non solo la fame angosciosa di pane, ma la fame di sapere. L’Africa è ignorata da tutto il mondo, tranne che dagli sfruttatori.
Il nucleo della mistica in entrambi i santi è la rinuncia al mondo?
C’è una scelta positiva senza la quale ogni distacco indurisce la persona, la secca, l’uccide. E’ la scelta radicale per la vita, per la verità, per la libertà e, concretamente, la scelta per l’amore, per Dio. Quando scegliamo l’amore, i beni sovrabbondano. La mistica ci viene a dire che la dimensione fondamentale della vita è l’amore.
Come riassumere ciò che è la mistica in sé?
E’ un rapporto con la persona divina che – inevitabilmente – trasfigura e dà profondità e densità ai rapporti umani. I mistici (come gli Africani) sono sommamente felici con il minimo. Ciò significa che c’è un amore che libera da tante schiavitù che da utili sono diventate necessarie.
Cos’è il Cristianesimo in Santa Teresa o in San Giovanni della Croce?
Vivere un rapporto intimo con Dio, un rapporto che crea comunità e bene per gli altri. I mistici sono i grandi educatori dell’essere. Noi, in Castigliano, abbiamo la distinzione tra “ser” (essere) e “estar” (stare). Io posso “stare” senza “essere”. Posso “stare” in prima fila in Chiesa e non “essere” una personalità cristiana, ma una edificata sul cemento dell’“essere” schiavo degli altri, anche se il termine spaventa. “Essere” il più piccolo di tutti e dedicarsi a far piacere a tutti: quando faccio questo, costruisco me stesso. E’ questo il messaggio dei mistici.
C’è una definizione adatta alla mistica cristiana?
La parola “mistica”, oltre ad essere sdrucciola, è misteriosa. Ne esistono circa sessanta definizioni, ma, parlando in generale, la mistica è l’innamoramento al quale si cede, liberamente, e in cui ci si imbarca. La mistica è sentirsi innamorato ed impegnarsi nella ricerca del rapporto con chi ha fatto irruzione nella nostra vita, cioè Dio, che irrompe come una grazia, mai come un castigo.
Di cosa abbiamo bisogno perché la mistica di Santa Teresa o di San Giovanni della Croce venga accolta dai Cristiani come una via privilegiata di innamoramento di Dio?
Abbiamo bisogno di gente che preghi, rifletta, studi, dialoghi con i grandi testimoni della persona in generale e del Cristianesimo, che è la nostra casa. Non servono né sacerdoti da quattro soldi né chiese dedicate al culto e nient’altro. Il male della Chiesa è aver dedicato molto più tempo alla struttura che allo spirito, e questo va cambiato. I mistici sono le persone che hanno il massimo dello spirito ed il minimo di strutture.
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