La morte di Cristo, minuto per minuto

E' accaduto a Gerusalemme, un venerdì, Gesù è stato crocifisso ed è spirato alle tre del pomeriggio. Sotto la croce c'erano la madre Maria...

La morte di Cristo, minuto per minuto

da Quaderni Cannibali

del 28 marzo 2011

 

 

           Nel suo secondo libro su Gesù di Nazaret Benedetto XVI ha riaffermato con convinzione la potenza storica dell’annuncio cristiano, radicato nell’evidenza di quanto accaduto di fronte a testimoni, privilegiati dalle circostanze di luogo e tempo, ma non certamente scelti dal caso. Essi si sono poi resi ripetitori del racconto dei fatti e del loro significato, alla luce delle Scritture, rilette attraverso le parole ed i gesti di Gesù.           Gesù è stato seguito da un manipolo di popolani della Galilea, percorrendo a piedi chilometri sulle strade di Giudea, Samaria, Galilea, Decapoli, Sirofenicia…  Una folla lo ha visto compiere miracoli ed udito raccontare parabole con tanto di spiegazione. Lo hanno ascoltato predicare ed è stato visto pregare, insegnando con un’autorità impressionante. Infine tutto è precipitato, conducendo Gesù alla condanna ed alla morte di croce, in un rapido concatenarsi di avvenimenti tutti dipanatisi in meno di 24 ore, un solo giorno, quello di parasceve, precedente un sabato quell’anno particolarmente solenne, dal momento che il 15 nisan corrispondeva alla Pasqua.            Estreme coerenze ci sono tra i vangeli in merito al giorno dell’ultima cena e della crocifissione di Gesù ed il suo essere accaduto il 14 nisan. Questa data è correlata alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera.           Lo scorso sabato 19 marzo,  San Giuseppe, la luna è sembrata più grande del solito (per l'esattezza del 14%), per il cosiddetto “perigeo lunare”: la luna piena alla distanza minima dalla terra (356.577 chilometri). Prendiamo spunto da questo evento astronomico per approfondire: la luna ruota su se stessa per un tempo corrispondente a quello del suo movimento intorno alla terra: 27 giorni, 7 ore, 43 minuti. E’ il tempo tra due congiunzioni del sole con la luna, viste dalla terra. Tuttavia nel frattempo anche la terra ruota attorno al sole, per cui il mese lunare “percepito” diventa di 29 giorni, 12 ore e 44 minuti. L’anno lunare di 12 lune dura 354 giorni, 8 ore, 48 minuti.

          Questo dato è prezioso per capire come nel calendario ebraico, cui facevano riferimento tutte le festività, le date fossero “mobili” (come la Pasqua per noi oggi, tra marzo ed aprile) e non “fisse” (ad esempio il Natale al 25 dicembre). D’altro canto la precisione dei movimenti celesti permette oggi di ricostruire con estrema precisione i calendari, proprio grazie alla possibilità di calcolare le fasi della luna come erano visibili anche secoli fa. Inoltre, pur nella varietà di calendari e nelle vicissitudini da essi avute nella storia, la successione dei sette giorni della settimana non è mai cambiata.  

          Il calendario di Papa Gregorio XIII, oggi in vigore, comportò nel 1582 il “salto” dal 4 ottobre “giuliano” (un giovedì) al 15 ottobre “gregoriano” (un venerdì), in modo da correggere la discrepanza accumulatasi in circa 16 secoli tra il calendario giuliano e gli equinozi del sole. E’ abbastanza semplice sapere, in ogni giorno dell’anno, il numero di giorni trascorsi dall’ultimo novilunio. Così succedeva anche ai tempi di Gesù. Ed il 14 nisan cadeva la quattordicesima notte dopo il novilunio con cui era stato calcolato l’inizio del nuovo mese lunare.  

          L’estrema regolarità dei movimenti degli astri in cielo, unitamente all’estrema precisione dei software di calcolo oggi, insieme al fatto che sempre, senza soluzioni di continuità, dopo un giovedì c’è stato un venerdì, dopo un venerdì un sabato e così via, di sette giorni in sette giorni, permette di stabilire le equivalenze tra calendari anche ritornando indietro di secoli, proprio potendo continuamente far combaciare i calendari con le fasi lunari.

          Tutto questo ci porta alla cronaca del 14 nisan, data autorevolmente accertata anche da Benedetto XVI, visto essere necessariamente un venerdì. Calendari alla mano ci sono solo tre anni, tra il 26 (anno in cui Pilato arrivò in Giudea) ed il 36 (anno in cui Pilato fu rimosso), in cui il 14 nisan cade di venerdì. Infatti (controllare per credere):14 nisan 3786 ebraico = nel XII anno di Tiberio =  26 d.C = 20 marzo (gregoriano)  = venerdì 14 nisan 3787= nel XIII anno = 27 d.C = 7 aprile (gregoriano) = mercoledì 14 nisan 3788= XIV = 28 d.C = 27marzo (gregoriano) = lunedì14 nisan 3789= XV = 29 d.C = 14 aprile (gregoriano) = sabato 14 nisan 3790= XVI = 30 d.C = 3 aprile (gregoriano) = mercoledì14 nisan 3791= XVII = 31 d.C = 24 marzo (gregoriano) = lunedì 14 nisan 3792= XVIII = 32 d.C = 12 aprile (gregoriano)  = lunedì 14 nisan 3793= XIX = 33 d.C = 1 aprile (gregoriano) = venerdì 14 nisan 3794= XX = 34 d.C = 20 marzo (gregoriano) = lunedì 14 nisan 3795= XXI = 35 d.C = 9 aprile (gregoriano) = lunedì 14 nisan 3796= XXII = 36 d.C = 28 marzo (gregoriano) = venerdì          Cade così la candidatura dell’anno 30 d.C., che molti esegeti ritengono quello in cui Gesù fu crocifisso: non era venerdì. Anche il 26 d.C. sarebbe un anno “impossibile”, poiché il quindicesimo anno di Tiberio, regnante da metà settembre del 14 d.C., comincia nel settembre del 28 d.C: è questo l’anno in cui entra in scena Giovanni. Gesù subentrerà poi, e vivrà almeno tre pasque; quindi, al più presto, la Pasqua che ci interessa potrebbe essere stata quella del 31 d.C. (ad ulteriore discredito dell’ipotesi del 30 d.C.), ma tale anno non vide il 14 nisan di venerdì. Infine il 36 d.C. è reso impossibile dalla cronologia di San Paolo, la cui conversione avvenne al più tardi nel 35 d.C.          Chi ha accreditato l’ipotesi del 30 d.C., anche trascurando il fatto che il 14 nisan non è di venerdì, ha ritenuto Luca impreciso nell’attribuire 30 anni a Gesù ai suoi esordi di vita pubblica, pensando che Erode fosse morto nel 4 a.C.: ma anche questa ipotesi è disattesa dai dati storici, desunti proprio da quegli scritti di Giuseppe Flavio che si vorrebbe utilizzare per screditare la precisione e l’attendibilità storica del vangelo. Tanto più che Giuseppe Flavio scrive che il tetrarca Filippo morì nel ventesimo anno di Tiberio, il che significa 5 anni dopo che Giovanni iniziò la sua predicazione. Nel vangelo il tetrarca Filippo è citato ancora vivo. In effetti il XX di Tiberio corrisponde al periodo (autunno-autunno) dal 33 al 34 d.C., a riprova che la Pasqua nel 33 d.C. ci sta benissimo e che il regno di Filippo, iniziato 37 anni prima, prese avvio quando  Erode era ancora in vita. Con una certa libertà dalla storia per far tornare i conti si è persino asserito che Tiberio regnasse dal 12 d.C…          Abbiamo quindi un fatto di cronaca, collocato con precisione nella storia. E’ accaduto a Gerusalemme, un venerdì, il 14 nisan ovvero il 1 aprile del 33 d.C.. Gesù è stato crocifisso ed è spirato alle tre del pomeriggio. Sotto la croce c’erano la madre Maria, il giovane discepolo Giovanni ed altre tre donne (Maria di Cleofa, Salome -madre di Giovanni- e Maria di Magdala).           E’ innegabile che rispetto alla stratosferica importanza della redenzione ottenutaci da Nostro Signore Gesù Cristo, attraverso il sacrificio della croce e per i Suoi infiniti meriti, poco importerebbe stabilire se questo sia successo tre anni prima o tre anni dopo. C’è un piccolo corollario a questa affermazione: noi sappiamo di Gesù dai vangeli. E c’è chi dice che i vangeli non sono storicamente attendibili, che Luca si è confuso... Allora, forse, la posta in gioco è più alta di una data. E quella precisa, che nel calendario oggi utilizzato corrisponde al venerdì 1 aprile del 33 d.C., 14 nisan, non è tanto una pignoleria storica, ma un certificato di autenticità di tutta la vicenda.            Abbiamo un fatto, circostanze precise, una data inoppugnabile. Non si finirà mai di indagare: il Santo Padre invita ad una quaresima fatta anche di studio, tentiamo di farlo anche così.       

Ruggero Sangalli

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