Ogni volta che si parla dell'innamoramento le reazioni sono sempre di curiosità e di un rapido scorrere di immagini relative alla propria storia personale. Se poi si comincia a discutere su cosa realmente sia “l'innamorarsi”, è inevitabile l'intreccio di tante teorie e idee personali, anche perché questo argomento esercita un intramontabile fascino misterioso.
del 09 gennaio 2009
Ogni volta che si parla dell’innamoramento le reazioni sono sempre di curiosità e di un rapido scorrere di immagini relative alla propria storia personale. Se poi si comincia a discutere su cosa realmente sia “l’innamorarsi”, è inevitabile l’intreccio di tante teorie e idee personali, anche perché questo argomento esercita un intramontabile fascino misterioso.
 
L'innamoramento è come un fuoco passionale che ci spinge verso un’altra persona e ci coinvolge talmente tanto da desiderare subito di stabilire un legame unico e irripetibile, indipendentemente da qualsiasi scelta razionale o da una reale conoscenza dell’altro.
 
La persona amata diventa pertanto il riferimento esclusivo di un ampio ventaglio di aspettative fantastiche, illusioni e desideri nascosti. È come se rappresentasse il punto di arrivo di una lunga ricerca affettiva iniziata sin dal primo amore adolescenziale.
 
Questa affascinante tempesta emotiva porta, però, a un dialogo interpersonale troppo mitizzato e tende a creare aspettative e giudizi sull’altro che spesso non corrispondono alla sua vera personalità. Si rischia di comunicare illusoriamente, andando avanti per due strade parallele nella convinzione errata sia di essere sulla stessa strada sia di condividere un progetto di vita insieme.
 
Al di là degli aspetti romantici, l’innamoramento non è l’incontro tra due individui, ma fra due persone con una propria storia personale che cercano all’improvviso nell’incontro d’amore una sorta di sintesi esistenziale tra il nostro ieri, l’oggi e il domani.
 
Seneca affermava che la vita si dividesse in tre momenti: passato, presente, futuro, dei quali il passato è certo, il presente è breve e il futuro dubbioso. L’innamorato, invece, costruisce “certezze” sul futuro spinto dai suoi sentimenti tendendo perciò a cancellare il passato e a cogliere solo pochi aspetti del presente. Il passato in realtà è una parte sacra e inviolabile del nostro tempo: sta al di sopra di tutti gli eventi personali in quanto in esso confluiscono episodi e vicende legati alla storia di una intera famiglia per più generazioni e necessita accettarlo con maturità specialmente quando lascia tracce nel nostro cammino indipendentemente dalla nostra volontà.
 
Se all’inizio è quasi biologico cogliere le somiglianze con l'altro, allo scopo di rinforzare il legame nel tempo si deve giungere a valorizzare le differenze da lui\lei per scoprire il piacere di un confronto continuo fatto anche di piccole “sfide” che alimentano la curiosità di conoscere l’altro. Valorizzare le differenze rende stabile e funzionale una relazione proprio perché si è continuamente attratti dal confronto con il partner e dalle sue imprevedibilità.
 
Per evitare delusioni nel tempo, è altresì fondamentale capire bene quali siano le reali diversità con l’altro per valutare se possono essere fonte di curiosità e di complemento alla nostra personalità, o se invece non si è in grado di tollerare queste possibili “distanze” che nel tempo rappresenterebbero un solco incolmabile.
 
È molto malinconico vedere coppie che sono state fidanzate per tantissimi anni e quando arrivano al matrimonio scivolano subito in distruttive crisi. Spesso ci si innamora non dell’altro, ma di “come vorremmo che fosse” per cui la diversità diventa fonte di ansia, di incertezza, di paura di perdere la propria identità e porta a somatizzare l’angoscia di smarrirsi nel buio.
 
Se è vero che un amore può nascere per sfida sia verso il passato sia verso se stessi, ricercando una relazione che richieda un impegno psicologico molto forte, è altrettanto basilare che questo amore non può essere basato sulla sfida continua. Ci si appoggia a un legame, talvolta, per far fronte alle difficoltà relazionali del proprio sistema familiare, per cui il partner è l’alibi per scappare da casa e liberarci di una presenza genitoriale vissuta come negativa.
 
L'immaturità affettiva si manifesta con il desiderio di “possedere” l'altro e “ridurlo” a nostra somiglianza, per adattarlo ai nostri bisogni e capricci. Questo è il primo passo per arrivare nel tempo a colpevolizzarlo delle sue mancanze, che in realtà sono lo specchio dei nostri limiti. In un rapporto non profondo trovano spazio facilmente tutti i falsi bisogni della società consumistica: la necessità di raggiungere il successo mondano o quella di adeguarsi a criteri di “apparire bene” finiscono con l'indurre ansia, aggressività distruttiva e stress, non permettendo soprattutto di vivere liberamente tutte le proprie emozioni che sono una base indispensabile per la nostra crescita.
 
Basarsi su stereotipie culturali porta a crearsi dei miti sull’affettività che rispecchiano non la nostra personalità, ma modelli “copiati” dai mass media sui quali magari è stato costruita la nostra idea dell’amore sin dall’infanzia.
 
Se è vero che l’innamoramento per sua natura è bizzarro per cui porta inizialmente a non definire le regole e i confini, questo non deve giustificare la rinuncia alla riflessione sui valori dell’essere coppia sin dal primo incontro. I corsi di preparazione al matrimonio e alla coniugalità devono guidare i giovani in questo cammino perché troppo spesso la superficialità porta a bruciare i tempi e soprattutto a non capire quanto sia grande il dono dell’amore donatoci dall’Artefice di ogni nostro agire.
 
Angelo Peluso
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