L'abbraccio del Padre è la grazia che può sconfiggere le paure che come una polvere grigia rendono opache anche le cose preziose, come un odore cattivo mettono a disagio anche negli ambienti più desiderabili, come un sospetto malizioso rendono inquieti anche nelle esperienze più esaltanti.
del 22 novembre 2008
La volontà di Dio.C’è un modo per sottrarre l’espressione “volontà di Dio” a una ambiguità che sembra invincibile? “Volontà di Dio” è una espressione ambigua perché il linguaggio corrente sospetta che Dio mandi a qualcuno il bene e a qualcuno il male. C’è gente che scambia per una professione di fede, un luogo comune o un proverbio che, a pensarci, è scandaloso. Si dice infatti: “non cade foglia che dio non voglia”. Viene allora da pensare: ma allora Dio vuole tutto quello che capita, comprese lacrime e tragedie, ingiustizie e stupidità?
C’è un solo modo per rompere i sigilli che rendono incomprensibile ciò che Dio vuole. C’è un solo modo: accogliere la rivelazione di Gesù, perché “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”(Gv 1,18); “vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15); “vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”(Gv 15,11).
Questo è ciò che Dio vuole; che noi siamo nella gioia. E perché questa volontà di Dio si possa compiere in noi, Gesù ci ha parlato del Padre, ci ha rivelato i suoi segreti.
 
L’immagine del Padre e del suo struggente sospiro.
Forse possiamo permetterci un esercizio di immaginazione a proposito della parabola che Gesù ha raccontato. Infatti: che cosa avrà fatto il padre della parabola gli altri giorni? Come si può comprendere che “lo vide quando era ancora lontano, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”?
Possiamo immaginare che questo padre ogni sera prima di concludere la giornata e di chiudere la porta di casa, ogni sera, avrà guardato intorno, sulla strada e poi ogni sera avrà chiuso la porta di casa con un sospiro e uno struggimento: “no, neanche stasera …”. La casa gli è sembrata ogni sera vuota e triste, anche se non mancavano altri figli e altre presenze.
Gesù offre l’immagine del padre della parabola per dire qualche cosa del Padre suo che sta nei cieli e per dire qualche cosa di ciascuno di noi.
Dice che siamo preziosi per Dio, dice che siamo attesi, dice che la festa di Dio non può essere completa finché manco io o manchi tu.
 
Le paure.
L’abbraccio del Padre è la grazia che può sconfiggere le paure che come una polvere grigia rendono opache anche le cose preziose, come un odore cattivo mettono a disagio anche negli ambienti più desiderabili, come un sospetto malizioso rendono inquieti anche nelle esperienze più esaltanti.
La paura di non valere niente, di non essere amabili, di non meritare di essere amati: Trattami come uno dei tuoi salariati.
La paura non riuscire in quello che ho intrapreso: gli studi, il lavoro, la ricerca di un lavoro, la paura di essere una delusione per chi si è fidato di me, per chi mi ha messo a disposizione tempo e risorse. Ecco, io sono una delusione!
La paura dei fantasmi che talora si risvegliano e invadono pensieri e fantasie: chi sa se chi mi stima sapesse quanto sono meschino, quante cose ho sbagliato, in quanti pensieri cattivi e volgari mi rinchiudo! Chi sa, forse quello che è successo in casa mia è colpa mia! Chi sa, che cosa mi capiterà? Forse sono malato, forse sono perseguitato da un destino nemico?
La paura… Ogni paura è nemica della gioia.
 
Padre!
Se non sono degno di essere chiamato tuo figlio, sono però ancora capace di chiamarti “Padre!”.
C’è una sola via per vincere la paura: entrare nella festa di Dio, lasciarsi stringere forte nell’abbraccio del Padre.
La festa di Dio vince la paura perché ti rivela che tutto quello che puoi aver fatto non è tutto quello che sei. Forse hai sbagliato molte cose, forse hai sbagliato tutto, ma tu non sei i tuoi errori, sei un figlio amato! E forse non sei tanto bravo o tanto intelligente o tanto simpatico come quell’altro, quell’altra, ma la ragione per cui sei prezioso per Dio è la tua verità più profonda ed è la tua relazione con te, egli è Padre in modo che è solo suo.
La festa di Dio vince la paura perché solo Dio conosce come trarre il bene anche dal male, la vita anche dalla morte, e solo Dio può perdonare i peccati. Il tuo passato non è irrimediabile, non è un greve senso di colpa di cui non ti puoi liberare. Piuttosto è come un esodo: una strada talora anche contorta ed esasperante, ma introduce nella terra promessa. Il tuo futuro non è una oscura minaccia, un enigma imprevedibile, un inevitabile avvicinarsi all’esito estremo e maledetto che è la morte. Piuttosto è una responsabilità, una possibilità di mettere a frutto le tue risorse, Dio si aspetta da te qualche cosa di buono e non ti lascerà mai solo. Un padre, una madre può anche dimenticarsi di un figlio, di una figlia, ma Dio è Padre in un modo assolutamente originale e affidabile e tu non sarai mai abbandonato, mai.
La festa di Dio vince la paura perché rende possibile un modo nuovo di vivere le relazioni. Il sospetto di non essere amabili, di non meritare l’amore di nessuno, di essere vittime dell’imprevedibile e della precarietà che inquieta ogni storia d’amore tra uomo e donna non si può vincere solo vivendo l’amore secondo lo stile di Dio. L’amore non si conquista coltivando un’attrattiva, diventando esperti di seduzione. L’amore non si conquista. Si offre. Tu diventi amabile perché ami, ami come Gesù ha amato, ami secondo lo Spirito d’amore.
 
Queste cose vi ho detto perché la gioia di Gesù sia in voi e la vostra gioia sia piena.
 
mons. Mario Delpini
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