La più bella corsa della storia - 27 dicembre 2005 SERIE: D'amore si muore, di s...

Era Giovanni il giovane, quello che aveva assistito fino all'ultimo momento, all'ultimo spasimo, Gesù che moriva, per sostenere sua madre e Pietro, quello che aveva dato il colpo di grazia del tradimento a Gesù, quello che, mentre Gesù veniva sbeffeggiato e insultato da tutti, non aveva avuto il coraggio di stare dalla sua parte.

La pi√π bella corsa della storia - 27 dicembre 2005 SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 09 novembre 2006

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I giovani corrono, i giovani sono scattanti, i giovani si entusiasmano subito, bruciano le tappe, i giovani vogliono spremere il massimo dalla vita, i giovani sono impazienti di sapere e di vedere, di provare e di scoprire.

Gli adulti invece sono calmi, sono riflessivi, le hanno già provate tutte e procedono con cautela, non abboccano al primo che parla. Gli adulti sono lenti, spesso smorzano tutto, soppesano tutto, ma sanno dare ancora consigli saggi.

Erano un giovane e un adulto quei due che la mattina di quel famoso primo giorno dopo il sabato si sono incamminati correndo verso un posto già visto per Giovanni, un luogo nuovo per Pietro; il posto era il Golgota nei pressi del quale c'era il sepolcro nuovo in cui era stato ricomposto in fretta il cadavere di Gesù. Hanno udito notizie sorprendenti, vociare di donne, correre di informazioni, meraviglie, domande, esclamazioni, dubbi. Nella tomba non c'è più. Siamo andate di buon mattino perché volevamo imbalsamarlo, ma là il corpo non c'è più. Erano Giovanni il giovane, quello che aveva assistito fino all'ultimo momento, all'ultimo spasimo, Gesù che moriva, per sostenere sua madre e Pietro, quello che aveva dato il colpo di grazia del tradimento a Gesù, quello che, mentre Gesù veniva sbeffeggiato e insultato da tutti, non aveva avuto il coraggio di stare dalla sua parte. Due vite incantate da Gesù, due apostoli, due storie si rimettono in corsa col cuore in gola per poter sperare ancora, per potersi dire che non è vero che tutto è finito, per farsi sorprendere dalla potenza di Dio. Giovanni è giovane, è innamorato perso e corre di più; Pietro è adulto, si porta dentro anche il peso del tradimento e arranca. Giovanni lo precede, arriva prima, ma si ferma davanti al sepolcro, aspetta Pietro. Il giovane è entusiasta, è veloce, ma sa di avere bisogno della saggezza di Pietro. È sempre così anche nella vita: giovani e adulti stanno bene insieme, hanno bisogno gli uni degli altri.

La scoperta che assieme fanno è di grande importanza: sarà determinante per i secoli futuri. Anche loro constatano che Gesù non c'è più, il suo corpo che Giovanni aveva visto esalare l'ultimo respiro non c'è più. E descrivono il lenzuolo, la sindone, le bende che avevano hanno avvolto Gesù afflosciate su di sé, come se da sotto ne fosse sparito il corpo.

Il Natale che abbiamo appena festeggiato già si rimanda alla Pasqua. Quel bambino che abbiamo contemplato nella sua nascita è quel Gesù che sarebbe stato ucciso, ma che avrebbe vinto la morte con la risurrezione, dando al mondo una speranza definitiva.

Ma questa speranza dove la trovo?

mons. Domenico Sigalini

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