Ancora una volta lo Stato decide di inserire corsi di educazione sessuale obbligatori nelle scuole, e la Chiesa cattolica si oppone, guadagnandosi nei media l'immagine di forza oscurantista, crudele perché indifferente alle conseguenze che il suo rifiuto può avere fra i giovani, cioè gravidanze indesiderate e malattie. Invece le cose non stanno così.
del 31 agosto 2011
 
          Adesso tocca a New York: il provveditore agli studi Dennis Walcott ha stabilito che con il nuovo anno scolastico gli studenti fra gli 11 e i 18 anni dovranno frequentare un corso di educazione sessuale per almeno un semestre. Il nuovo corso fa parte delle iniziative avviate dal sindaco Bloomberg per salvare dalla miseria a cui sembrano destinati i giovani neri e latinoamericani. Per evitare polemiche religiose, fra i metodi anticoncezionali sarà citata anche la castità e gli insegnanti dovranno parlare di sesso con qualche cautela.
           Ma questo non è bastato all'arcivescovo Timothy Dolan, che ha criticato l'iniziativa, affermando che 'così le autorità permettono al sistema scolastico di sovrapporsi ai valori dei genitori, per sostituirli con quelli di chi governa'.
          Ancora una volta, vediamo ripetersi un modello già sperimentato in molti altri Paesi: lo Stato decide di inserire corsi di educazione sessuale obbligatori nelle scuole, e la Chiesa cattolica si oppone, guadagnandosi nei media l'immagine di forza oscurantista, crudele perché indifferente alle conseguenze che il suo rifiuto può avere fra i giovani, cioè gravidanze indesiderate e malattie. Invece le cose non stanno così. Non si capisce come mai le istituzioni pubbliche occidentali continuino a nutrire una fiducia magica nell'efficacia dell'educazione sessuale. Dopo anni di corsi, naturalmente centrati sui metodi contraccettivi, abbiamo visto come in molti Paesi - l'esempio più noto è il Regno Unito - i ragazzi continuino ad avere rapporti sessuali precoci senza alcuna protezione, e si moltiplichino le gravidanze fra le adolescenti e gli aborti. Ormai è chiaro che non basta assolutamente spiegare loro come possono usare i contraccettivi, e dove trovarli facilmente, per evitare queste tragedie, ma che il problema è più a monte, nell'educazione e quindi nella famiglia.
          In fondo l'Italia - dove non esiste educazione sessuale scolastica obbligatoria - è uno dei Paesi che se la cava meglio da questo punto di vista: qui i giovani rischiano di meno malattie e gravidanze precoci. Questo avviene per merito della famiglia, del controllo affettuoso dei genitori sui figli adolescenti, del fatto che i ragazzi non sono abbandonati a se stessi con una scatoletta di anticoncezionali come unica difesa dalle loro passioni e dai loro errori.
          E, in parte, è merito anche della Chiesa cattolica, che continua a insegnare che i rapporti sessuali sono molto più di una ginnastica piacevole da praticare senza freni senza correre rischi. La Chiesa considera infatti la vita sessuale degli esseri umani come una delle prove più significative della loro maturità umana e spirituale, una prova da affrontare con preparazione e serietà, cioè da collegare a scelte di vita fondamentali come il matrimonio, e quindi alla fondazione di una famiglia in cui la procreazione costituisce uno dei fini principali. La Chiesa insegna rispetto per il proprio corpo, che significa dare importanza e peso agli atti che si compiono con esso, a non considerarli solo possibilità di divertimento o di appagamento narcisistico: e questo è proprio il contrario di quanto dicono i suoi critici.
          Per la tradizione cattolica il corpo è importantissimo, svolge un ruolo centrale nell'esperienza umana e spirituale di ogni persona. I cattolici quindi non possono accettare che la vita sessuale venga considerata materia di insegnamento come un'attività qualsiasi, la quale presenta dei pericoli che sarebbe meglio evitare; come ben si sa, poi, i giovani sono spesso attratti dai pericoli, e si impegnano a evitarli solo se vengono educati alle ragioni profonde di un diverso comportamento morale.
          Certo, per famiglie sempre più spesso disastrate è molto difficile insegnare una morale sessuale che non è testimoniata dai genitori e dall'ambiente dove vivono i ragazzi. E allora sembra più facile rinunciare a qualsiasi forma di insegnamento morale, lasciare il problema alla scuola che sostituisce l'educazione morale con informazioni tecniche. Se poi i risultati sono rovinosi, si fa finta di niente: è più facile ignorare il problema, fingendo di risolverlo con dei corsi scolastici inutili, anzi dannosi, che affrontare la questione a esso sottesa. Cioè il clamoroso fallimento dell'utopia della rivoluzione sessuale e lo sgretolarsi conseguente della prima istituzione di educazione morale, la famiglia.
Lucetta Scaraffia
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