La sabbiatura dei jeans uccide ancora

Inchiesta in sette stabilimenti bengalesi: ''La sabbiatura non è stata definitivamente abolita e spesso viene eseguita di notte in modo da non dare nell'occhio''. Marchi restii a modificare lo stile dei loro prodotti o tempi e costi di produzione. I principali marchi sono H&M, Levi's, D&G, Esprit, Lee, Zara e Diesel...

La sabbiatura dei jeans uccide ancora

da Quaderni Cannibali

del 02 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Indagine della Campagna Abiti Puliti: ''La sabbiatura dei jeans uccide ancora'           Inchiesta in sette stabilimenti bengalesi: ''La sabbiatura non è stata definitivamente abolita e spesso viene eseguita di notte in modo da non dare nell’occhio''. Marchi restii a modificare lo stile dei loro prodotti o tempi e costi di produzione.           Malgrado gli impegni delle aziende internazionali, la sandblasting, tecnica di schiaritura dei jeans attraverso la sabbiatura, continua a uccidere: è la denuncia della Campagna Abiti Puliti che ha deciso di verificare sul campo le responsabilità delle imprese. Alcuni ricercatori di Amref hanno visitato 7 fabbriche bengalesi e hanno intervistato 73 lavoratori, di cui oltre la metà addetti alla sabbiatura. “I risultati dell’inchiesta sono allarmanti: - denunciano gli osservatori - in nessuno dei 7 stabilimenti la sabbiatura è stata definitivamente abolita, qualunque siano state le istruzioni dei committenti, e spesso viene eseguita di notte in modo da non dare nell’occhio”. 'I principali marchi sono H&M, Levi’s, C&A, D&G, Esprit, Lee, Zara e Diesel, - spiegano - la totalità dei quali, a eccezione di Dolce e Gabbana che ha sempre rifiutato di fornire informazioni sulle sue tecniche produttive, sostiene di avere abolito l’uso della sabbiatura nelleproprie filiere internazionali'.            Per i responsabili della campagna servono le azioni concrete che finora nessun marchio ha ancora messo in campo: 'Le ispezioni sono rare e solo in queste occasioni gli addetti vengono muniti di dispositivi di sicurezza individuale; per il resto del tempo si opera senza precauzioni in ambienti saturi di polveri a alto tenore di silice. Persino l’adozione del più semplice dei mezzi preventivi, l’uso di sabbia importata a basso contenuto di silice, viene totalmente omessa nella maggior parte delle fabbriche”. Secondo quanto riferito dagli osservatori  in alcuni stabilimentisi è passato dalla sabbiatura manuale a quella meccanica, ma “essendo effettuata in ambienti aperti e in assenza di dispositivi di sicurezza adeguati, i llivello di pericolosità è rimasto identico”. Manca poi la formazione e per i lavoratori e, soprattutto, per i medici.           “La situazione è molto grave -  sottolinea Deborah Lucchetti della campagna -  al contrario di quanto sostengono pubblicamente, i marchi non sono disposti a modificare lo stile dei loro prodotti o a modificare i tempi e costi di produzione per permettere ai fornitori di adottare metodi alternativi che comportano lavorazioni più sicure, con il risultato di continuare a incentivare l’uso, clandestino o alla luce del sole, della sabbiatura.” “Ormai è noto da anni il rischio professionale di contrarre la silicosi per migliaia di lavoratori tessili - continua - le imprese devono fare di più per eliminare definitivamente l’uso della tecnicapotenzialmente fatale”.             La Campagna Abiti Puliti chiede che i marchi monitorino l’effettiva cessazione dei trattamenti con sabbiatura, in collaborazione con le organizzazioni sindacali e di fabbrica e le ong in ogni paese dal quale si riforniscono e che modifichino il design dei prodotti per eliminare all'origine la possibilità di utilizzo della sabbiatura. Inoltre che collaborino con i propri fornitori perché tutti i lavoratori  esposti a polveri di silice siano monitorati e sottoposti a diagnosi precoce. Appello anche ai governi perché adottino leggi che vietino la sabbiatura sul proprio territorio e assistano coloro che hanno già contratto la silicosi. All'’Unione Europea la richiesta di scoraggiare l’importazione di questi capi.

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