Lectio magistralis su "La sfida educativa" tenuta dal Card. Camillo Ruini,Presidente del Comitato per il Progetto Culturale della Chiesa italiana, al Convegno Centri Culturali Cattolici a Milano il 15 maggio 2010.
del 14 luglio 2010
 Un fatto vistoso e inquietante
                 Nel gennaio-febbraio 2008 Benedetto XVI, in una lettera alla diocesi di Roma e poi in una grande udienza in piazza San Pietro, riassumeva la situazione attuale dell’educazione nella formula “emergenza educativa”, che poi è stata abbondantemente ripresa perché esprime una sensazione diffusa in Italia e, perfino più acutamente, in molti altri paesi. Educare non è mai stato facile, osservava il Papa, e oggi sembra diventare sempre più difficile.
 
Lo sanno per esperienza i genitori, gli insegnanti, lo sappiamo noi sacerdoti, come tutti coloro che a vario titolo si occupano di educazione. Sembrano aumentare cioè le difficoltà che si incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell’esistenza e di un retto comportamento, nel formare quindi persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita.
                 Per spiegare una tale emergenza non basta richiamare la cosiddetta “frattura tra le generazioni”, nel nostro tempo certamente più profonda e più condizionante che in passato: essa infatti sembra essere l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori. Ancora meno senso ha far carico di questa frattura e dell’emergenza educativa alle nuove generazioni, come se i bambini di oggi fossero diversi e “più difficili” rispetto a quelli che nascevano nel passato.
                 Ma probabilmente è anche poco utile e troppo sbrigativo, o comunque insufficiente, attribuire tutte le responsabilità agli adulti di oggi, come se, per loro carenze, non fossero più capaci di educare. E’ certamente forte e diffusa, tra i genitori come tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tendenza a rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il proprio ruolo. Ma, di nuovo, questo sembra essere piuttosto l’effetto che la causa delle difficoltà dell’educazione. Riconoscere questo non significa condividere quelle tendenze allo “scaricabarile” che attribuiscono tutte le colpe a un’imprecisata “società” e negano le responsabilità personali: nel nostro caso sia quelle degli educatori sia anche quelle dei ragazzi e dei giovani che sono i soggettidell’educazione. Non sembra fondato però mettere principalmente l’accento sulle carenze delle persone. Non basta nemmeno chiamare in causa le pur evidenti lacune e disfunzioni del nostro sistema scolastico, come di quelli di molti altri paesi.
 
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card. Camillo Ruini
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