La sincerità...e le bugie

La sincerità è una preziosa virtù da coltivare nei giovani. essi hanno paura dicendo la verità anche su se stessi di perdere la stima degli amici, del loro amico sacerdote e spesso del loro confessore abituale.

La sincerità…e le bugie

da Don Bosco

del 19 gennaio 2011

 

Piedestallo della sincerità è l’umiltà

           Continuando le riflessioni sulle virtù da seminare nell’animo dei giovani, troviamo che la virtù dell’obbedienza, alla quale Don Bosco educava i suoi ragazzi, ne suppone un’altra, oggi un po’ fuori moda, ed è la virtù dell’umiltà. Essa ci rimanda all’umile per eccellenza, che è Gesù. Commuove immaginarlo dodicenne, dopo la sua rivelazione al Tempio di Gerusalemme, ritornare a Nazaret, sottomesso fino a trent’anni a due creature: Maria e Giuseppe.           L’umiltà è la virtù che ci rende graditi a Dio e agli uomini. Se la virtù dell’umiltà è difficile da praticare per tutti, lo è in particolare per i preadolescenti, gli adolescenti e i giovani.           Essi sentono il desiderio di staccarsi poco per volta dalla famiglia, proiettati sempre di più verso il mondo degli amici e con la voglia di affermarsi, di emergere. Di qui l’origine dei conflitti con i genitori, le contestazioni e le piccole ribellioni ai loro consigli e il ricorso alle bugie, per sfuggire ai loro comandi o per nascondere qualcosa: dai risultati scolastici negativi, agli amici non buoni frequentati, al linguaggio usato fuori casa, all’uso del denaro senza permesso, per arrivare poi alle prime esperienze del fumo e delle droghe leggere. Le piccole bugie dei ragazzi, con gli anni, diventano le tristi menzogne nei legami affettivi, nelle relazioni coniugali, familiari, nel mondo del lavoro, nel commercio, nella politica.           Per questo Don Bosco sente di dover fare queste raccomandazioni ai suoi giovani nel loro libro di preghiere.  Due cose vi raccomando           «Due cose con tutto il cuore vi raccomando.La prima è che siate sinceri coi vostri genitori e superiori, non coprendo mai con finzioni i vostri mancamenti, e molto meno negandoli. Dite sempre con franchezza la verità: le bugie, oltre che offendere Dio, vi rendono figli del demonio, principe della menzogna, e, conoscendosi poi la verità, vi faranno reputar menzogneri, disonorandovi presso i superiori e presso i compagni. In secondo luogo vi raccomando di prendere i consigli e gli avvertimenti dei superiori come regola del vostro vivere e del vostro operare.           Beati voi, se così farete; i vostri giorni saranno felici, ogni vostra azione sarà sempre bene ordinata e di comune edificazione. Perciò concludo col dirvi: datemi un giovinetto ubbidiente e si farà santo, al contrario il disubbidiente va per una strada che lo condurrà alla perdita di ogni virtù» (da Il Giovane Provveduto).           La sincerità è dunque questa preziosa virtù da coltivare nei giovani, inclini a nascondere tutto ciò che può tornare a loro demerito, oppure ad inventare prodezze fatte per mettersi al centro dell’attenzione specie dei loro coetanei. Hanno paura dicendo la verità anche su se stessi di perdere la stima degli amici, del loro amico sacerdote e spesso del loro confessore abituale.           Per questo Don Bosco insisteva in particolare sulla sincerità in confessione, poiché conosceva le loro difficoltà, che ci pare siano ben richiamate nei due sogni che adesso riportiamo.   Le porte di cristallo su cui pendono larghi veli           «La sera del 3 maggio 1868, Don Bosco raccontò di aver sognato che era disceso nell’inferno accompagnato da un personaggio sconosciuto…– Vieni dentro – mi disse quel personaggio – e vedi la Bontà e l’Onnipotenza di Dio, che amorosamente adopera mille mezzi per condurre a penitenza i tuoi giovani e salvarli dalla morte eterna.           E mi prese per mano per introdurmi nella caverna. Appena vi misi piede mi trovai all’improvviso trasportato in una magnifica sala con porte di cristallo. Su queste, a distanze regolari, pendevano larghi veli i quali coprivano altrettanti vani comunicanti con la caverna.           La guida mi indicò uno di quei veli sul quale era scritto: “Sesto comandamento”, ed esclamò:– La trasgressione di esso è la causa della rovina eterna di tanti giovani.– Ma non si sono confessati? – Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o taciute affatto (…).           Questo è proprio lo scoglio principale di tanti adolescenti ed è una delle cause che li inducono a tralasciare la confessione.           Bisogna trovare l’occasione, ad esempio di un momento di formazione sulla sessualità e sulla affettività, per aiutarli a trovare le parole adatte per confessare i loro peccati dei quali provano vergogna, a chiamarli con il loro nome e a riparare le bugie dette nelle confessioni precedenti. Spesso anche negli adulti riemerge il ricordo ed il rimorso di confessioni malfatte da ragazzi o adolescenti tacendo volutamente o per vergogna dei peccati gravi.           Continua ancora il racconto del sogno: - «Altri non ebbero il dolore e il proponimento. Anzi taluni, invece di fare l’esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore... Solo quelli che pentiti di vero cuore, muoiono con la speranza dell’eterna salute, saranno eternamente felici. Ed ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto? Alzò il velo e vidi un gruppo di giovani dell’Oratorio, che io tutti conoscevo. Fra essi v’erano di quelli che ora in apparenza tengono buona condotta.  – Almeno adesso mi lascerai scrivere il nome di questi giovani per poterli avvertire in particolare.– Non fa bisogno – mi rispose.– Che cosa dunque devo dire loro?– Predica dappertutto contro l’impurità.                    Basta avvisarli in generale, e non dimenticare che, se anche tu li avvertissi, prometteranno, ma non sempre fermamente.           Per ottenere questo ci vuole la grazia di Dio, la quale chiesta, non mancherà mai ai tuoi giovani. Dio buono manifesta specialmente la sua potenza nel compatire e perdonare. Preghiera dunque e sacrificio da parte tua. E i giovani ascoltino i tuoi ammaestramenti, interroghino la loro coscienza ed essa suggerirà loro quanto debbono fare...» (MB 9,177).  I giovani con il lucchetto in bocca           A conferma delle difficoltà dei giovani ad essere sinceri, ecco un altro sogno che ci limitiamo a riassumere. È il famoso sogno dei lucchetti. Don Bosco racconta di trovarsi su un sentiero che dai Becchi conduce a Capriglio, quando incontra un distinto signore che lo invita ad immergere i suoi occhi in una ruota di una grossa macchina, e in particolare in una lente posta al centro della ruota. Ecco cosa vede: «… Subito misi l’occhio a quella lente.           Guardai. Oh spettacolo! Vidi là entro tutti i giovani dell’Oratorio. Si vedevano sette giovani, in contegno diffidente, con un lucchetto alla bocca. Tre di costoro si turavano anche le orecchie con le mani. Io stupito e addolorato per quella stranezza, domandai per qual motivo il lucchetto stringesse le labbra di quei tali. Egli mi rispose:– E non lo intendi? Questi sono coloro che tacciono.– Ma che cosa tacciono?– Tacciono! Allora capii che ciò voleva significare in relazione alla confessione. Sono coloro che anche interrogati dal confessore, non rispondono, o rispondono evasivamente, o contro la verità. Rispondono no, quando è sì».            Quanta esperienza dei giovani Don Bosco rivela in queste osservazioni! Possono confermarla i sacerdoti educatori dei giovani e i confessori. Quanto è prudente che il confessore inizialmente, non conoscendo molto il giovane penitente, non faccia delle domande che possono indurlo a mentire. Solo quando si sarà guadagnata la confidenza dell’adolescente, a volte aspettando mesi e anni, si giungerà alla perfetta sincerità ed il confessore avrà la gioia di dare la pace al suo animo.           «L’amico continuò: – Vedi quei tre che, oltre il lucchetto alla bocca, hanno le mani alle orecchie? Questi sono quei tali che non solo tacciono in confessione, ma non vogliono in nessuna maniera ascoltare i consigli del confessore.           Essi sono quelli che udirono le tue parole, ma non vi diedero retta. Gli altri quattro ascoltarono le tue esortazioni, raccomandazioni, ma non ne approfittarono.– E come debbono fare per togliersi quel lucchetto? – Devono scacciare la superbia dai loro cuori…» (MB 6,901).           Quanto si è detto sulla sincerità in confessione, applicato alle altre situazioni della vita fa dei giovani degli uomini retti e onesti. Questo è quanto invocato nella nostra società, se desideriamo avere degli onesti cittadini. Ma i giovani devono avere davanti a sé dei modelli di adulti sinceri e trasparenti in tutti gli ambienti di vita.           Quanto è diseducativo per i giovani vedere degli uomini bugiardi, corrotti occupare posti di prestigio nella politica, nell’economia, nel mondo della comunicazione. Le bugie dei bambini negli adulti sono diventate grandi, fino ad arrivare alle bugie dei regimi, delle nazioni che ingannano gli stati più piccoli e più deboli e sono alla base delle guerre che si scatenano nel mondo.

don Gianni sdb

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