Tutti sono d'accordo che gli sfollati lascino il Centro Don Bosco il più presto possibile, per permettere la ripresa dei corsi. Questa urgenza è stata accentuata dalla scoperta di un caso di colera: nella promiscuità attuale, la malattia potrebbe propagarsi molto velocemente. Si vuole organizzare una missione "go and see"...
Il cessate il fuoco è stato rispettato, poco a poco la vita riprende il suo corso normale, i negozi e le banche cominciano a riaprire, gli alunni riprendono la strada della scuola, talvolta abbiamo l'elettricità. L’M23 è ancora vicino a Goma e al Centro Don Bosco. Non sappiamo se le trattative di Kampala arriveranno ad una soluzione duratura.
Ieri c'è stato un primo viaggio organizzato di ritorno: circa 600 persone, su 10 camion e 10 minibus. Progressivamente, tutti gli sfollati dovrebbero lascaire il Centro Don Bosco. La decisione di aiutare la gente a tornare a casa, nei villaggi d'origine, è stata presa dall'insieme delle ONG attive a Ngangi per parecchie ragioni:
è il desiderio della stragrande maggioranza degli sfollati, espresso fin dall'inizio della loro presenza qui; la missione di valutazione del "cluster protection" dice che le zone del ritorno offrono condizioni sufficienti di sicurezza; il Centro Don Bosco non ha le risorse finanziarie e il personale per gestire a lungo una massa di 10.000 persone, le autorità ci chiedono di riprendere la scuola: abbiamo 3600 allievi, e abbiamo bisogno di tutti locali e dei cortili; abbiamo 75 orfani da 0 a 2 anni, e 250 inerni più grandi: vivere in promiscuità con gli sfollati può essere pericoloso (in caso di epidemia di colera o di altra malattia); gli sfollati ritornano volontariamente, nessuno è forzato a farlo, hanno ricevuto ciò che avevano richiesto: cibo per i primi giorni, un telone per ripararsi dalla pioggia, un bidone d'acqua, una stecca di sapone, e il trasporto fino a casa; non saranno abbandonati: il PAM promette di passare nei villaggi per la prossima distribuzione di cibo; l'Unicef e varie ONG assicurano il sostegno scolastico per quest'anno: riapertura di scuole, stipendio di insegnanti, distribuzione di oggetti scolastici, installazione di capannoni e fornitura di mobili (banchi)...; lo stesso per l'assistenza sanitaria...
Stamattina ho partecipato ad una riunione alla sede dell’HCR (Alto Commissariato Rifugiati) per vedere quale soluzione adottare. Visto che la situazione di sicurezza non è chiara dappertutto, si è chiesto di fare circolare le notizie perché gli sfollati - che sono soggetti di diritti - possano scegliere loro stessi ciò che è meglio per loro. Si vuole organizzare una missione "go and see" (va e vedi): alcuni rappresentanti degli sfollati di ogni villaggio principale saranno riportati a casa per vedere la situazione e poi ritorneranno per farne rapporto a quelli che restano. Tutto ciò richiede del tempo, ma permetterà agli sfollati di scegliere in conoscenza di causa.
Tutti sono d’accordo che gli sfollati lascino il Centro Don Bosco il più presto possibile, per permettere la ripresa dei corsi. Questa urgenza è stata accentuata dalla scoperta di un caso di colera: nella promiscuità attuale, la malattia potrebbe propagarsi molto velocemente.
Stamattina, il vescovo di Goma, Mgr Théophile Kaboy è venuto a rendere visita agli sfollati. Ritornerà domenica mattina per celebrare la messa per loro e per l'assemblea abituale dei fedeli di Ngangi.
Questo pomeriggio, al dispensario del Centro il Don Bosco, è nato un 13° bambino. Ogni bambino che viene al mondo ci dice che Dio non è ancora stanco degli uomini. Possiamo sperare.
Piero Gavioli
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