Don Bosco accompagna Domenico nel suo cammino, gli dà fiducia in se stesso, lo indirizza verso mete alte della vita
l 2 ottobre 1854 lo possiamo considerare un giorno fondamentale per la storia della santità giovanile nella Chiesa: San Giovanni Bosco e San Domenico Savio si incontrarono per la prima volta! In una delle passeggiate autunnali, esperienze in cui don Bosco portava i suoi giovani dall’oratorio di Torino alla campagna intorno a casa sua, egli si vede avvicinare da un sorridente fanciullo accompagnato da suo padre. Scatta subito una delle parole chiave di ogni relazione di accompagnamento educativo o spirituale, la confidenza: siamo tosto entrati in piena confidenza egli con me, io con lui, scrive don Bosco. Dopo un lungo confronto, Domenico fa nascere questo dialogo:
Ebbene che gliene pare? Mi condurrà aTorino per studiare?
Eh! Mi pare che ci sia buona stoffa.
A che può servire questa stoffa?
A fare un bell’abito da regalare al Signore.
Dunque io sono la stoffa; ella ne sia il sarto; dunque mi prenda con lei e farà un bell’abito pel Signore.
Io temo che la tua gracilità non regga per lo studio.
Non tema questo; quel Signore che mi ha dato finora sanità e grazia, mi aiuterà anche per l’avvenire.
Questo meraviglioso incontro, raccontato da don Bosco stesso, racchiude in poche parole il cuore della vita di San Domenico Savio, il primo adolescente (non martire) proclamato santo dalla Chiesa.
Personalmente credo che la storia di don Bosco sia talmente legata a quella di Domenico Savio che nessuno dei due sarebbe diventato santo senza l’altro! Don Bosco accompagna Domenico nel suo cammino, gli dà fiducia in se stesso, lo indirizza verso mete alte della vita, lo sa correggere al momento giusto in molte occasioni, gli fornisce i giusti strumenti interiori e stimoli per crescere! Egli sa essere il bravissimo sarto di quella meravigliosa stoffa affidatagli da Dio, prendendosi cura di lui e “infiammandogli il cuore” d’amore di Dio con il desiderio della santità! Gli dona la “ricetta della santità", tanto cara alla spiritualità salesiana come via per rendere straordinaria la quotidianità: Allegria! Ciò che ti turba il cuore non viene dal Signore.
Fare bene ogni cosa, vivere il proprio dovere come risposta alla chiamata di Dio, soprattutto nella cura della preghiera e nello studio.
Fare del bene agli altri, “guadagnando” a Dio i compagni. Vivere bene la ricreazione. Ma credo che senza Domenico Savio don Bosco forse non avrebbe capito fino in fondo le meraviglie che la Grazia di Dio può compiere in un cuore che le si consegna fin da piccolo: Conobbi in quel giovane un animo tutto secondo lo spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in così tenera età.
Sarà don Bosco stesso a dire, dopo la consacrazione personale che Domenico Savio ha fatto alla Madonna a dodici anni, che il suo modo di vivere stava diventando così bello che ha deciso di “prendere appunti” su ciò che faceva e diceva! Domenico amava tanto Maria Santissima e amava tanto la purezza; questo gli permetteva di “sporcarsi le mani” senza paura e senza vergogna (da vero apostolo) quando c’era da aiutare, coinvolgere, correggere e consolare i compagni!
Questa relazione di accompagnamento reciproco e asimmetrico è un riferimento preziosissimo per ogni relazione educativa in stile salesiano, che bello se ce ne fossero tante così… giovane e adulto che percorrono insieme la strada della santità! Ce lo ricorda anche il logo dei Salesiani, in cui si può vedere don Bosco preso per mano dai giovani e in cammino con loro; lo stesso logo richiama anche la forma della casa, che rimanda allo spirito di famiglia tipico degli ambienti salesiani.
Domenico insomma è un esempio bellissimo e imitabile di vita piena e felice che desidera le altezze della vita e nel contempo ha i piedi per terra… e ci dimostra che la vita cristiana è una vita felice! Con le sue parole: Noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri!
di don Andrea Lovisone
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