La vita manipolata

Ecco ciò che si nasconde (e si studia) nel ricco antro del dottor Faust Craig Venter, padre della cellula sintetica, è un despota-businessman che gioca a fare il demiurgo e vuole essere creatore.

La vita manipolata

da Attualità

del 23 maggio 2010

Tre settimane fa Craig Venter ha venduto il suo antro, cinque palazzi torniti in una striscia benestante dove lo stato del Maryland approccia il confine urbano di Washington. Il contratto da 53 milioni di dollari che il genetista ha firmato con la compagnia BioMed Realty Trust, Inc onora un senso degli affari che ha lubrificato in modo consistente la sua fama scientifica di supremo manipolatore di geni. Ma i 300 scienziati che lavorano nel campus non si muoveranno da lì, non ora che la cellula dal contenuto totalmente sintetico – il mycoplasma laboratorium – è stata fatta funzionare fra gli applausi dell’accademia e i titoli all’incenso. I ricercatori rimarranno al loro posto – assieme ai cento colleghi del centro di San Diego – per proseguire nelle missioni apparentemente impossibili che lui, Craig Venter, ha affidato loro; ci rimarranno nonostante i turni massacranti, la leadership dispotica e le due misere settimane di ferie all’anno concesse dal capo. Giorni di malattia compresi, s’intende. Il modello di Venter si è affermato per la sua miscela di ricerca senza limiti e fiuto per gli affari, anarcocapitalismo applicato alla più sensibile delle materie, la vita.

Quando Venter ha messo a punto un metodo rapido per individuare la sequenza del Dna, lavorava per il National Institute of Health (Nih), il centro di ricerca del governo. Era deluso dalle cautele usate verso una ricerca in cui vedeva già oltre l’orizzonte della mappatura del genoma. Con uno spirito a metà fra Prometeo e Bill Gates, Venter ha lasciato il settore pubblico. Nel 2000 ha dovuto condividere la mappatura con alcuni ex colleghi, primo fra tutti il genetista Francis Collins, ex ateo che si è convertito al cristianesimo leggendo C.S. Lewis e un anno fa è stato nominato da Obama alla direzione del Nih. Ovvero il principe degli avversari della ricerca faustiana di Venter. Dopo licenziamenti, turbolenze e un centinaio di milioni di dollari fruttati in stock option ha messo in piedi l’antro del dottor Faust, il suo centro di ricerca, che in mancanza di idee migliori ha intitolato a se se stesso. Ha assunto il premio Nobel Hamilton Smith, che tratta poco meglio di uno sguattero. Qualche tempo fa Smith ha tenuto un a conferenza in Spagna. Alla fine del suo intervento un ricercatore si è avvicinato per chiedere ulteriori spiegazioni e lui, ligio nel servizio alla scienza, si è prestato volentieri finché due uomini in borghese lo hanno fermato, perché rischiava di violare i segreti aziendali. Erano uomini mandati da Venter a controllare che nemmeno una molecola di informazione uscisse dal suo regno.

Giovedì fa la cellula sintetica è stata presentata al mondo, con tutto il suo enorme valore “ideologico”, per dirla con Veronesi. Un valore che ha allertato anche Obama, che ha inviato una lettera alla commissione di bioetica chiedendo di studiare le implicazioni etiche e dare un parere entro sei mesi. “Nel nostro primo incontro dell’8 luglio inizieremo a confrontare le nostre prospettive”, dice al Foglio il membro della commissione Daniel Sulmasy. Non creatore (non ancora, direbbe lui), Venter è diventato ufficialmente demiurgo; status che lo conforta in quello che George MacDonald chiamava il principio primo dell’inferno: “Io sono mio”.

 

 

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Mattia Ferraresi

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