Essere missionario è varcare una frontiera. È seguire lo spirito di Dio nell'incontro con l'altro. Seguire altri missionari e il loro entusiasmo, sospinti dallo Spirito come il Cristo al deserto, per varcare frontiere di lingua, di cultura, di sensibilità diversa. Incontrare altri popoli.
del 07 settembre 2011
 
 
          Essere missionario è varcare una frontiera. Anzi, spesso, sono molteplici le frontiere da passare, visibili e invisibili. A cominciare di quella di se stessi, delle proprie convinzioni e della propria identità.
          È seguire lo spirito di Dio nell’incontro con l’altro. Seguire altri missionari e il loro entusiasmo, sospinti dallo Spirito come il Cristo al deserto, per varcare frontiere di lingua, di cultura, di sensibilità diversa. Incontrare altri popoli. Spesso è riconoscere che lo Spirito di Dio ci ha già preceduti. Riconoscere, così, il bene cresciuto nottetempo come nella parabola nello spirito dell’altro, nel cuore degli uomini. Ed è sempre un farsi migranti.
          Questo è anche il cuore del messaggio del “Vangelo dei migranti” (EMI-Editrice Missionaria Italiana). Una testimonianza, che accompagna la maniera originale di vivere la fede dei nostri emigrati italiani, aprendosi alla cultura e alla religiosità di altri. In un lungo cammino di attraversamento di frontiere, fatto di coraggio, di resistenza, di fiducia ritrovata e di apertura all’altro. E questo in un grande quartiere di Londra.
          Vangelo dei migranti arriva in questo ottobre alla sua seconda edizione. Alla prefazione scrive il Cardinale Roger Etchegaray, che era l’incaricato del Papa per il Giubileo del 2000: “L’originalità del libro di Renato Zilio è di analizzare coraggiosamente l’emigrazione in terra inglese, terra ideale per trovarvi degli immigrati di tutti i continenti: ciò fa dire al religioso scalabriniano che la sua parrocchia è il mondo e la sua terra è stata la prima ad accogliere quelli dell’Estremo Oriente”.
          “Oggi, ovunque, infatti, Oriente e Occidente si incontrano e si intrecciano insieme. Non dimentichiamo che l’immigrato, come ogni uomo, non vive di solo pane. Per molte famiglie maghrebine, ad esempio, nonostante il contesto di una società secolarizzata, la fedeltà alla loro fede, l’educazione religiosa dei loro bambini, la celebrazione delle feste religiose sono altrettanto importanti di un contratto di lavoro o di un alloggio decente”.
          “Dobbiamo fare il possibile per creare un clima favorevole che permetta loro di darsi dei luoghi di preghiera – scrive il porporato –. È venuto il momento di prendere coscienza del carattere permanente e non più provvisorio della popolazione straniera. È un fatto nuovo che bisogna affrontare con lucidità. Come altri paesi d’Europa, l’Italia sta diventando una nazione dove differenti razze, differenti culture, differenti religioni devono avere il loro pieno e legittimo posto”.
          Infine, il Cardinale raccomanda: “Invece di cedere a un istinto di ripiegamento su noi stessi e di autodifesa di fronte agli stranieri è insieme che dobbiamo scrivere questa nuova pagina della storia del nostro Paese”.
          Per un ottobre missionario anche un libro così aiuta le nostre parrocchie a crescere nella missionarietà. La testimonianza di vita missionaria che vi si incontra insegna a osservare, a riflettere, a scoprire, a incantarsi e a pregare. In fondo, insegna a passare le nostre stesse frontiere.
 
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