L'arte è educativa. Perché punta alla bellezza. Perché punta alla relazione. Perché insegna a non guardare la fatica ma la meta. L'FdG ha quindi una direzione... Claudio Baglioni è solito dire: “Ammesso che sia vero che l'ispirazione esista, è meglio che quando arriva ci trovi al lavoro!”. Un modo come un altro per dire che se la vita è generare, la generazione costa fatica...
del 15 marzo 2009
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La FdG è un’esperienza vitale. Forse la vita non è sempre una festa, ma sicuramente questa festa ha qualcosa di vitale.
Primo perché si prepara. Chi si occupa di teatro sa veramente che si improvvisa solo su ciò che si è preparato. La FdG richiede circa 7 mesi di preparazione da parte degli organizzatori. I 150 giovani che partecipano ai workshop artistici, i 200 giovani volontari, gli oltre 180 partecipanti agli stand, Agorà dell’arte e laboratori vi lavorano intensamente per due settimane. Prepararsi. Intensamente. E poi come ogni anno arriva lui l’ultimo iscritto alla festa… no, non è un ragazzo che si è svegliato alla fine, è l’imprevisto. Che serve prepararsi se poi l’imprevisto fa correre il rischio di far saltar tutto? Dove è andata a finire la mia fatica?
L’imprevisto arriva, la reazione all’imprevisto la prepari da sempre. Non ci si improvvisa forti di fronte a momenti duri, incomprensibili che la vita ci rivolge. Le risposte forti arrivano in realtà da tante piccole scelte quotidiane. Così come un bello spettacolo parte sempre dalle prime letture un po’ balbuzienti di un copione, dalle prime suonate insieme anche dissonanti. Provare. Scoprire che la bellezza non è nel tutto e subito ma nella ricerca, nella costruzione, nella passione come diceva Rodari.
Passione che piace.
Passione che travolge.
Passione che costa.
Claudio Baglioni è solito dire: “Ammesso che sia vero che l’ispirazione esista, è meglio che quando arriva ci trovi al lavoro!”. Un modo come un altro per dire che se la vita è generare, la generazione costa fatica. Sembra accentuare una visione negativa, ma bisogna vedere cosa si vede. Se ho in mente chiaramente la meta, la fatica del viaggio è più accettabile. Già san Paolo notava che una donna subito dopo aver visto suo figlio appena nato sembra dimenticare già i dolori del parto.
L’arte allora è educativa. Perché punta alla bellezza. Perché punta alla relazione. Perché insegna a non guardare la fatica ma la meta.
L’FdG ha poi una direzione. Ogni spettacolo nasce da un tema su cui tanti artisti professionisti si confrontano per trovare un modo originale e poetico di ridire quel messaggio entusiasmando, colpendo, coinvolgendo. Il confronto poi si allarga ai giovani partecipanti dei workshop, che prendono e donano in uno scambio positivo tra giovani e adulti che  avrebbe molto da dire alla società odierna.
Questo lavoro di relazione viene colto dai 5.500 giovani che durante la giornata non assistono semplicemente a uno spettacolo ma partecipano, dicono, ballano, vivono. Perché il cammino di una fatica consapevole non può che essere verso una festa, verso uno “star bene” che è molto di più di un semplice sballo e che può avere l’ardire e lo sperare di riuscire a imparare a “star bene” anche quando le cose non vanno poi tanto bene. Se in fondo la creatività è un modo originale di disporre le cose, allora non è forse creativa la mamma che rimasta sola porta avanti due figli? O il papà che deve rinventarsi lavoro e posizione a 45 anni? O dei genitori di fronte a un problema nei rapporti con i figli? Non è la creatività delle famiglie da favola, ma la creatività di chi lavora sodo, di notti insonni a cercare soluzioni ma mai da soli, di prove e riprove, di riaggiustamenti continui. E’ esattamente la stessa creatività che c’è alla FdG. Forse è per questo che strappa così tanti applausi. Forse è per questo che quegli applausi sembrano straordinariamente veri. Forse è per questo che ci sembra che ogni passo fatto per strappare un applauso in quella domenica, sia una scuola per imparare a strappare applausi alla vita. Sempre. Comunque. Anche ora.
Perché ognuno di noi ha un palco su cui è veramente protagonista ogni giorno: la vita!
 
Gigi Cotichella, don Igino Biffi
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