Don Bosco sognava in grande: cerchiamo di farlo anche noi, dando a queste centinaia di piccoli sopratutto la certezza che la loro vita merita di essere vissuta.
del 19 dicembre 2016
Don Bosco sognava in grande: cerchiamo di farlo anche noi, dando a queste centinaia di piccoli sopratutto la certezza che la loro vita merita di essere vissuta.
Carissimi confratelli, carissime Figlie di Maria Ausiliatrice, carissimi salesiani cooperatori, cooperatrici e ex-allievi, vi scrivo dopo 4 anni di missione in Brasile. Ho vissuto i primi due anni nell´Ispettoria del sud del Brasile, come direttore di una grande opera sociale, nella cittá di Itajai, chiamata Parque Dom Bosco. Dopo una riflessione fatta assieme a don Basañes e don Natale Vitali, si é aperta l´opportunitá di venire nel nord del Brasile, nella Ispettoria di Manaus. Sono stato destinato alla missione di Iauaretê. La missione é situata nel profondo ovest dell´Amazzonia Brasiliana, al confine con la Colombia, é una delle missioni piú distanti e difficili da raggiungere. Si trova a 1.200 km dalla capitale Manaus e a 300 km dal municipio di São Gabriel da Cachoeira, di cui fa parte. Per raggiungere Iauaretê servono normalmente 3 giorni: uno di lancia pubblica da Manaus a São Gabriel (28 ore di viaggio, quando non ci sono imprevisti), un giorno di riposo a São Gabriel e un altro giorno di barca con motore 40 (della missione), risalendo a principio il Rio Negro e poi continuando verso la Colombia navigando nel Rio Uaupes. Come si puó intuire, Iauaretê é lontana da tutto, da istituzioni, centri abitati grandi e, purtroppo, lontana anche da servizi minimi di sussistenza, come ospedali e posti di salute.
La missione di Iauaretê é formata da un distretto missionario centrale, che comprende la nostra parrocchia di San Michele Arcangelo e altre 11 cappelle. Ma il nostro lavoro di missionari (siamo solo 2 salesiani per ora) si estende in una area grande come Lombardia e Veneto messi assieme, solcata da due fiumi principali (Uaupes e Papurí), lungo i quali esistono altre 40 comunitá indigene, di 16 etnie differenti. Per raggiungere le comunitá piú lontane (2-3 volte all´anno), affrontiamo, assieme ai nostri catechisti indigeni, viaggi di barca di 2 o 3 giorni, superando rapide e cascate, scendendo dalla barca e trascinandola fino alla sommita delle stesse rapide. A volte non possiamo visitare le comunitá con la frequenza che vorremmo, per la mancanza di combustibile o di soldi per comperare il combustibile stesso.
Oltre al lavoro catechetico e di evangelizzazione, come buoni salesiani, il nostro fronte piú caro é quello del lavoro con bambini, adolescenti e giovani di questa povera realtá. Sono loro la nostra preoccupazione maggiore, sono loro ai quali diamo le nostre cure migliori. Questi piccoli sono di una semplicitá estrema, qualsiasi proposta si faccia per loro, accettano con un sorriso e con un Anyu (grazie in lingua tukano): un gioco, una camminata, un tuffo nel fiume, una preghiera, mai fanno mancare il loro sorriso. E pensare che in casa non hanno niente: le loro case sono di legno, tetto di lamiera, a volte di paglia: entrando in una qualsiasi troviamo le amache dove dormire, un fuoco per la pentola, se va bene un piccolo armadio dove tengono con cura i 4 vestiti che hanno e...basta! E in questa realtá di Iauaretê il futuro per loro é molto incerto: non esistono fabbriche, non c´é universitá o lavoro. La scuola arriva fino ai 17 anni, poi chi vuole studiare e andare avanti nella vita, deve andare a São Gabriel o a Manaus, sperando di trovare qualcuno che lo ospiti e che magari lo aiuti a pagare gli studi. Un grande problema che esiste qui é quello dell´Alcolismo. La FUNAI (organismo statale che dovrebbe difendere la sopravvivenza indigena) ha nella sua costituzione una legge ben chiara, che vieta l´entrata di qualsiasi tipo di alcolico in area indigena. Purtroppo questo non accade: molto alcol entra clandestinamente via fiume,via foresta o via aria e i militari di stanza qui, non riescono a fermare questo enorme flusso. Inoltre, attraversando il fiume, in 5 minuti di barca, si arriva in Colombia. Lí la vendita é libera e padri e madri di famiglia (molti dei quali giá assuefatti all´alcol) spendono fortune per comprare cachaça e birra. Molti giovani, anche giovanissimi, entrano in questo circolo vizioso. E cresce di giorno in giorno la violenza, le tragedie di padri di famiglia affogati nel fiume perché ubriachi, di violenze su ragazzine di 11-12 anni, di abbandono di bambini e bambine per giorni interi per la strada, dato che i genitori ubriachi li maltrattano o li mandano fuori di casa. Quante volte, durante la notte, uscendo dalla nostra stanza, ci siamo trovati davanti scene che spaccano il cuore: bambini e bambine sporchi, malnutriti, dormindo sotto le tavole del portico del nostro oratorio. Quante volte li abbiamo raccolti e portati in una sala del nostro semplice Centro Giovanile, dando loro acqua, un po´di riso e fagioli, una amaca dove dormire.
E i casi di questo tipo aumentano a vista d´occhio: qui non esiste polizia, non esiste un luogo dove portare questi piccoli. L´unico punto di riferimento siamo noi, il nostro centro, la nostra missione.
Don Bosco sognava in grande: cerchiamo di farlo anche noi. Dando a queste centinaia di piccoli (sono tanti davvero, ogni famiglia come minimo ha 5-6 figli, quando non sono 10-11) un luogo dove divertirsi, studiare, fare attivitá di gruppo, corsi di chitarra, iglese, dattilografia, sport. Dando loro sopratutto la certezza che la loro vita merita di essere vissuta. E, sognando in grande, ecco il progetto di una casa per noi 3 salesiani, per adolescenti e giovani aspiranti salesiani e per accogliere, (quando ce ne sará bisogno) questi piccoli dai 5 agli 11 anni in stanze comode e sicure, con un refettorio per assicurare loro pasti caldi, con una sala dove giocare, una lavanderia e soprattutto un luogo dove si sentano amati, accolti e sempre rispettati. Stiamo facendo tutto questo in collaborazione con le nostre care sorelle salesiane, che abitano al nostro lato, e che si prenderanno cura in modo particolare delle bambine, che ancora di piú vivono situazioni di violenza, sopruso e zero rispetto dei diritti di bambine.
Molto altro ci sarebbe da scrivere, ma il tempo stringe anche per me. Mi stanno giá aspettando qua fuori per ricevere un pane e un pallone e poter giocare. Iauaretê, Amazzonia, un Paradiso terrestre per la sua natura, le sue foreste, i suoi fiume, la sua gente bellissima, i frutti, i fiori, gli animali. Un Paradiso che vogliamo continuare a difendere, in modo particolare dando speranza e futuro ai nostri piccoli di etnia Tukano, Hupdes, Dessana, Tariana, Piratapuia, Kubeo e molte altre.
Mi scuso se mi sono dilungao troppo, ma da 4 anni non mi facevo vivo. Sempre sento forte il legame con la mia Ispettoria Madre, che sempre amo e per la quale sempre prego! Se siete riusciti a perdere questi 5 minuti per leggere tutto vi ringrazio.
Per avere altre notizie, vi invito ad aggiungermi su facebook: Roberto Cappelletti oppure bobsuper70@gmail.com (che é anche il mio indirizzo mail).
Ho anche un numero whatsapp, grazie alle linee telefoniche colombiane: +573133463921
Un grande abbraccio, Padre Roberto Cappelletti sdb
Roberto Cappelletti sdb
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