Ogni primo venerdì del mese la redazione donboscoland propone una riflessione sul tema dell’ecologia. Oggi parliamo di Laudato Sii ed Ecologia integrale.
Tra le prime encicliche scritte da papa Francesco troviamo la Laudato Sii, un testo tra i più innovativi di tutti i documenti ecclesiali, in quanto si portavoce di uno dei temi più urgenti che l’umanità intera deve affrontare: l’ecologia. Un’ “ecologia integrale” come la definisce papa Francesco.
In questo articolo vogliamo riportare in sintesi 10 punti descritti nel documento per dare via ad una serie di articoli che usciranno ogni primo venerdì del mese sul tema dell’ecologia.
Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così spiega Papa Francesco, «anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà».
Quando si parla di “ambiente”, prosegue il pontefice, si fa riferimento anche alla relazione tra la natura e la società che la abita. «Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà».
È fondamentale cercare «soluzioni integrali», sentenzia il papa, «che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».
Nel pensiero di Bergoglio, «la crescita economica tende a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi. Per questo è necessaria un’ecologia economica, capace di indurre a considerare la realtà in maniera più ampia. Infatti, «la protezione dell’ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata».
Secondo Papa Francesco, bisogna, per una buona ecologia integrale, bisogna mettere insieme la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. «Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare. È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo».
Per poter parlare di autentico sviluppo, osserva ancora Bergoglio, «occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità».
È scientificamente provato, inoltre, che «l’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armonia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazione delle persone da parte di organizzazioni criminali». E questo accade sopratutto nei quartieri periferici delle grandi città «molto precari», dove si vive in un pericoloso «anonimato sociale» che favorisce «comportamenti antisociali e violenza».
Papa Francesco denuncia anche la mancanza di alloggi, che è «grave» in molte parti del mondo, tanto nelle zone rurali quanto nelle grandi città, «anche perché i bilanci statali di solito coprono solo una piccola parte della domanda». Non soltanto i poveri, ma «una gran parte della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria. La proprietà della casa ha molta importanza per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie.
L’ecologia umana è poi «inseparabile» dalla nozione di bene comune, «un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale, l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente». Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale.
«Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?», infine si domanda il Papa. «Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare – afferma Bergoglio – ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti».
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