Le 7 regole d'oro per crescere un figlio capace di dire no

La prevenzione ha bisogno di tempi lunghi e appropriati, di relazione e comunicazione efficace, non è mai un inter-vento last minute: ecco una mappa di consigli e regole educative per non essere il genitore della “raccomandazione sulla soglia di casa”. Stategli vicino. Amatelo con continuità e garantitegli sempre presenza, affetto e tempo...

Le 7 regole d’oro per crescere un figlio capace di dire no

da Quaderni Cannibali

del 04 luglio 2011

 

  

          Avete mai parlato con i figli o con i ragazzi a voi affidate, come nell'animazione, dell’importanza di saper dire no senza sentirsi esclusi, emarginati da un grup-po che invece questa competenza non ce l’ha? Avete mai discusso con loro della necessità di resistere alla pressione dei pari quando essa tenta di allontanarli da ciò che vor-rebbero essere?

          La prevenzione ha bisogno di tempi lunghi e appropriati, di relazione e comunicazione efficace, non è mai un inter-vento last minute: ecco una mappa di consigli e regole educative per non essere il genitore della “raccomandazione sulla soglia di casa”.

Stategli vicino.

          Amatelo con continuità e garantitegli sempre presenza, affetto e tempo, perché laprevenzio-ne dei comportamenti a rischio comincia dai primi momenti di vita. Molti genitori sentono suonare i campanelli d’allarme quando i figli vanno alla scuola superiore e cominciano a manifestare comportamenti tipici della preadolescenza.

Parlate di tutto.

          Create occasioni di conversazione con lui anche su temi difficili da affrontare sin da quando è piccolo. Droga, sesso su Internet, alcol e guida pericolosa: su que-sti temi spesso i genitori non hanno alcuna esperienza di conversazione con i propri figli. È fondamentale che mamma e papà sappiano che è di capitale importanza affrontare presto questi temi senza aspettare l’età dell’adolescenza (quando a volte sono pro-posti sotto forma di prediche sgradite). Fin dalla scuola pri-maria i bambini vivono nel mondo, ne assorbono i temi, i problemi, le parole, gli aspetti controversi. Ascoltano le no-tizie della cronaca, percepiscono l’intensità emotiva con cui certe questioni vengono discusse, magari sottovoce, dai ge-nitori durante il telegiornale. Per questo devono essere loro, con l’azione congiunta degli insegnanti a scuola, a prendere per mano i propri figli e a dialogare di temi scomodi, su cui le mamme e i papà di un tempo non sapevano trovare le parole.

Chiaritevi le idee.

          Non abbiate timore a comunicare i vostri valori e a testimoniarli con coerenza, anche quando pensate che siano fuori moda o troppo distanti da lui. Non deve mai venire meno il ruolo autorevole e respon-sabile dei genitori, alla vana ricerca di un’illusoria situazio-ne di parità: scendere al livello dei figli toglie a un genitore la possibilità di fare la voce grossa, di presidiare dall’alto del proprio ruolo le possibilità di sperimentazione di un adolescente. Padri che dicono “Sono il migliore amico di mio figlio”, oppure madri che fanno shopping nei negozi della figlia per comprarsi gli stessi vestiti – “così sembria-mo due sorelle” – generano una grandissima confusione nella mente degli adolescenti.

Ascoltatelo sempre.

          Prestate sempre ascolto a ciò che vuole dirvi, anche quando non ha le parole per raccontarlo. Perché questo accada hanno però bisogno di trascor-rere con lui tempo di qualità, ma anche la quantità ha la sua importanza, a dispetto di quanto se ne è scritto negli ultimi decenni. Entrare nel mondo delle emozioni di un figlio, mettersi a disposizione per diventarne l’allenatore principale, significa imparare a sentire quello che lui sen-te, saperlo accogliere, abbracciare, offrirgli una gamma di emozioni complementari da integrare alle sue, soprattutto quando quelle emozioni lo fanno stare male o gli creano disagio.

Siate pazienti.

          Non fatevi prendere dall’angoscia e dategli il tempo di correggere i suoi difetti. L’educazione non è mai un processo veloce né istantaneo. Richiede pazienza, tolleranza, buona volontà, affetto e fer-mezza. E porta con sé una fatica che molti genitori non si aspettano di dover sostenere. È interessante notare come i giovani genitori trovino davvero molto impegnativo vivere con un neonato che non dorme di notte, fatica ad alimen-tarsi e stravolge i ritmi della loro quotidianità. Ma è an-cora più interessante vedere come genitori di adolescenti sorridano di queste difficoltà, consapevoli di quanta strada ancora ci sia da fare e di quanto impervio si presenti il percorso che accompagna la crescita di un figlio. Una frase che da sempre costituisce un classico sulla genitorialità tramandata di generazione in generazione è: “Figli piccoli, pensieri piccoli; figli grandi, pensieri grandi”.

Siate orgogliosi di lui.

Non abbiate paura di dirgli cose belle, valorizzate i suoi punti di forza e aiutatelo ad ac-cettare i suoi limiti.

Lavorate in squadra.

          Concordate all’interno della coppia gli interventi educativi e non trasmettete messaggi che possano confonderlo. Condividere pienamente con il proprio coniuge tutti gli aspetti del progetto educativo è assolutamente fondamen-tale, e questo ancor di più se mamma e papà non vivono insieme perché separati o divorziati.

 

Alberto Pellai

http://biesseonline.sdb.org

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