“Come mi vesto oggi? Metto la felpa nera e i jeans o i leggins con il vestito grigio e gli stivali?”; “Dove andiamo questa estate in vacanza?”; “Mi metto a studiare o esco con gli amici?" Nel nostro cammino spesso ci troviamo davanti a un bivio davanti al quale ci poniamo l'interrogativo: “Quale strada prendo? Dove mi porterà?”. Ogni scelta è come una strada che si biforca...
del 19 aprile 2011
 
          “Come mi vesto oggi? Metto la felpa nera e i jeans o i leggins con il vestito grigio e gli stivali?”; “Quale telefonino mi compro?”; “Dove andiamo questa estate in vacanza?”; “Mi metto a studiare o esco con gli amici?”. Sono solo alcuni esempi di come la vita ci pone continuamente di fronte a situazioni in cui dobbiamo scegliere.  
          Nel nostro cammino spesso ci troviamo davanti a un bivio davanti al quale ci poniamo l’interrogativo: “Quale strada prendo? Dove mi porterà?”. Ogni scelta è come una strada che si biforca; o ci fermiamo, oppure, per proseguire il cammino, occorre che noi ci orientiamo verso una delle due alternative, lasciando l’altra. Non sempre risulta facile approdare a una decisione.
          Ci sono alcune scelte minori, legate al quotidiano, che, seppur in certi casi valutate attentamente, (come quale vestito indossare per andare a una festa), si risolvono senza suscitare particolari inquietudini (alla festa finiremo per andare comunque, indipendentemente dal fatto che l’abbigliamento ci soddisfi o meno).
          Ci sono invece altre decisioni, più impegnative per la loro entità e le loro implicanze, come ad esempio la scelta della Facoltà Universitaria a cui iscriversi, se sposarsi o meno dopo un lungo fidanzamento; queste risultano a volte estremamente difficili da prendere, per cui si tende a procrastinare, senza darsi un termine ultimo di scadenza.
Si preferisce rimandare: un tentativo di fuggire di fronte a una scelta che spaventa.
Come mai scegliere risulta così difficile? Che cosa c’è in gioco?
In generale possiamo individuare alcuni aspetti che ci aiutano a comprendere questa fatica.
          Un aspetto è insito nella natura stessa della questione che, mettendoci appunto di fronte a più possibilità, nell’orientarci favorevolmente verso una, ci preclude di fatto tutte le altre.
          In una società consumistica come la nostra, che ci ha abituati a cercare di avere tutto e subito, si amplifica il senso di frustrazione legato alla perdita di qualcosa.
          Non si riesce a tollerare di dover “lasciare andare” qualcosa, che si vorrebbe in qualche modo trattenere e possedere, almeno come opportunità.
          Ci si sofferma più su ciò che viene scartato che su ciò che si ottiene e che si raggiunge attraverso una scelta.
          Eppure riusciremo veramente a gustare ciò che ci offre la vita solo quando impareremo a rinunciare a questa forma di onnipotenza, che ci spinge illusoriamente a volerci appropriare di tutto con avidità insaziabile.
           Rinunciare al tutto non significa non avere niente: tra i due confini opposti, il tutto e il niente, c’è un grande spazio che è quello della realtà, la quale ci offre diverse opportunità, sia pure limitate.
           Posso scegliere, ad esempio, di non andare un mese in giro per l’Europa perché non è alla portata del mio portafoglio, ma non per questo rinunciare a delle vacanze distensive, magari in campeggio, o approfittare di un volo lowcost per visitare una città all’estero, adattandomi a dormire in ostello.
          Così come posso gustare l’ascolto della mia musica preferita, anche se l’i-pod non è proprio l’ultimo modello uscito.
          In ambito lavorativo, considerando purtroppo anche la condizione di crisi attuale, potrò accettare provvisoriamente anche una proposta professionale non corrispondente alle mie competenze, pur continuando a cercare opportunità migliori e più adeguate alle mie personali capacità.
          E, nel campo affettivo, posso non ambire esclusivamente alla ragazza ideale, perfetta su tutti i fronti: bella, intelligente, estroversa, ma dar valore anche a qualità meno appariscenti delle ragazze, più realisticamente contestualizzate in un normale quotidiano ma non per questo meno apprezzabili (valutando con altrettanto realismo la mia “normalità”, perché ci sono pochi Brad Pitt, Jonny Depp e Raoul Bova!).
          Potremmo dire che scegliere significa accettare che la nostra vita si gioca nel mondo del reale e non nell’infinito illusorio dell’ideale, il mondo delle nostre fantasie e dei nostri sogni. Scegliere ci porta a cogliere le occasioni che abbiamo, seppur limitate. E se le sappiamo apprezzare, potremo trovare in esse soddisfazioni e motivi di gioia.
 
Maria Poetto
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