Le madri coraggiose che sorridono alla vita

Il cuore fisico di Rosa è insufficiente, ma quello dei sentimenti è largamente accogliente e, così, lei ascolta, sicuramente si spaventa, ma con fermezza risponde di volere assolutamente che il suo bambino nasca...

Le madri coraggiose che sorridono alla vita

 

Mi piace raccontare una storia che ha il sapore e il profumo della vita, vita di una madre e di un bambino.

Nei primi giorni del mese di novembre di qualche anno fa incontriamo al nostro Centro di Aiuto alla Vita una giovane coppia, Rosa e Mario.

Sono addolorati ma non disperati: Rosa è stata visitata, hanno eseguito un’ecografia per datare la gravidanza, ed è scattato l’allarme.

Rosa, infatti, ha una grave malformazione cardiaca; il suo cuore manca addirittura di una valvola e ciò le impedisce una normale circolazione del sangue soprattutto all’inizio della gravidanza.

La sua respirazione risulta seriamente compromessa; necessita immediatamente di un’operazione impegnativa e delicatissima.

Ma è incinta, e, allora, i medici, le dicono che deve interrompere la gravidanza poiché, altrimenti, per lei non ci sono possibilità di sopravvivere.

Pensavo che non ci saremmo più trovati di fronte al dilemma di una scelta così radicale e spaventosa, e invece …

Il cuore fisico di Rosa è insufficiente, ma quello dei sentimenti è largamente accogliente e, così, lei ascolta, sicuramente si spaventa, ma con fermezza risponde di volere assolutamente che il suo bambino nasca.

Quasi certamente i medici non si aspettavano una reazione così ferma e, quindi, per tentare di arginare la situazione, inizia una sequela di prescrizioni ferree: riposo assoluto, dieta leggera e, soprattutto, neanche uno scalino da salire.

Rosa, però, abita, per colmo di sventura, in un piccolo appartamento al sesto piano, di una casa senza ascensore.

Di più, paga 650 euro al mese di affitto che riesce a procurarsi con il suo stipendio; ma, questi denari, verranno a mancare, non potendo, lei, continuare a lavorare per non affaticare il suo cuore.

Naturalmente lavora senza contratto, e, quindi, non ci sarà nessun assegno di maternità.

Che cosa fare?

Restiamo tutti impauriti e sgomenti: il nostro aiuto economico, solitamente attorno ai duecentocinquanta euro mensili per diciotto mesi, è decisamente insufficiente!

E non potremmo offrire una somma più ingente, visto che le situazioni da sostenere sono molte, e, come si usa di solito in famiglia, si tenta di fare in modo che ciascuno abbia almeno l’indispensabile.

Rosa è determinata, ma si domanda con angoscia come fare e si aspetta da noi la soluzione magica.

Tormentati, ci consultiamo ed ecco … forse abbiamo trovato.

Qualche tempo prima, infatti, il Comune di Milano, ci aveva assegnato un appartamento confiscato a un’organizzazione malavitosa. Verificando la sua posizione all’interno del palazzo, ci rendiamo conto che si trova al piano rialzato. Potrebbe essere adatto a Rosa!

L’operatrice che l’ha incontrata le sottopone questa nostra proposta; Rosa e Mario ne sono entusiasti e commossi e, probabilmente, si aspettano che si consegnino loro le chiavi della casa immediatamente.

Non può essere così, visto che l’appartamento è completamente da arredare; ma, la nostra squadra si organizza: Matteo si mette alla ricerca dei mobili adatti e di tutto ciò che può servire, Michele e Gabriele trasportano, si coordinano, e, in breve, la nuova casa è pronta.

Per Rosa ancora visite mediche che, per i sanitari, non lasciano alternative: l’unica cosa da fare per salvarla, è interrompere la gravidanza.

La coppia, invece, è ferma nella decisione di continuare, tanto che Rosa, forse un po’ ingenuamente, dice: “Uscirò dall’ospedale con il mio bambino in braccio”.

Anche noi parliamo con i medici e sembra proprio che non vedano alternative.

Non volendo abortire, per la sopravvivenza del bambino, si dovrebbe arrivare almeno alla ventottesima settimana di gestazione, ma Rosa fa sempre più fatica a respirare.

Poi una specie di summit e la decisione di inviarla in un altro ospedale dove esiste un famoso reparto di cardiologia.

Durante questo nuovo ricovero, Rosa incontra altri medici e inizia nuove terapie; la nostra operatrice Paola è sempre in contatto con lei e tiene aggiornati noi tutti.

La settimana prima di Natale riceviamo finalmente una buona notizia: Rosa potrà trascorrere le festività a casa, la nuova casa, che abbiamo preparato per lei e Mario.

Un po’ di tempo, intanto, è passato e, alla ventottesima settimana, mancano ormai due mesi; il tempo gioca a favore di quelle due vite.

Con l’ecografia morfologica sappiamo che si tratta di una bambina, piccola piccola ma in buona salute.

A ogni controllo sembra che i tempi di gestazione si possano allungare; il rischio di vita per la nostra mamma coraggiosa c’è sempre, e la situazione è continuamente monitorata.

Siamo tutti con lei e la speranza di riuscire a farcela sembra, di volta in volta, diventare più concreta.

Il traguardo per la sopravvivenza della bimba è di arrivare almeno alla ventottesima settimana di gravidanza, e anche noi contiamo i giorni, uno dopo l’altro.

Passa anche questa scadenza e i medici decidono che si può andare avanti. Rosa fa sempre un po’ più fatica a respirare, ma la sua forza d’animo le permette di trovare i diversi aggiustamenti necessari per insistere.

Arriva anche il mese di febbraio; la piccola sembra continuare a crescere dentro la sua mamma e ciò porta a ben sperare; si praticano le terapie perché quei piccoli polmoni possano funzionare quando si dovesse farla nascere.

“Sarà una primulina colorata” dicevo tra me pensando alla nostra giornata per la vita, ma riusciamo ad allungare ancora un po’ i tempi.

E’ il 19 febbraio e Rosa è chiamata a far nascere, necessariamente, sua figlia.

Eleonora, questo è il nome che viene dato alla bambina, pesa un chilo e duecento grammi, ma è sana e molto vitale. Sta nella sua incubatrice e cresce velocemente di peso.

“Andavo a guardarla e piangevo perché le si vedevano tutte le ossicine” mi dirà Rosa e, in breve, i vari traguardi venivano raggiunti.

Alla fine di marzo, tre o quattro giorni prima di Pasqua, Eleonora, arrivata ai due chili di peso, viene dimessa dall’ospedale e può andare a casa; Rosa sente di aver vinto la sua battaglia.

Le procuriamo tutto ciò che serve ed ecco che ricevo una telefonata da Mario: “Eleonora sta crescendo bene e vorremmo portargliela perché la possa prendere in braccio!”

E’ così che arrivano un giovedì mattina e mi mettono in braccio questo “fagottino” di tre chili.

Eleonora sbadiglia, fa dei versetti graziosi, distende le manine; è proprio una bella neonatina!

Rosa è felice anche se sa di dover affrontare un difficile intervento a cuore aperto; la data è molto prossima, e la fiducia nella vita incrollabile.

E infatti Rosa supera l’operazione, molto impegnativa e complicata, che ridà funzionalità a questo cuore tanto provato.

Rosa deve poi praticare una riabilitazione che le permette di riprendere una vita normale, al punto da poter affrontare con la sua bambina il viaggio verso il suo paese di origine, per salutare la sua mamma, farsi vedere in buona salute, e presentarle Eleonora.

Gli sforzi fatti dal nostro Centro di Aiuto alla Vita per ospitarla in una casa adeguata e seguirla in tutto questo iter, con colloqui di sostegno psicologico ed erogazione di beni materiali, sono stati veramente premiati da questa forza vitale che abbiamo potuto toccare con mano.

 

 

Paola Bonzi

http://www.culturacattolica.it

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