Si parla molto di paure dei ragazzini, dei loro incubi e sogni notturni, ma credo sia importante parlare anche delle paure degli adulti e quelle dei genitori, alcune motivate, altre frutto di immaturità, di gente non cresciuta e poco responsabile, chiusa in se stessa, nei propri problemi.
del 08 gennaio 2008
Si parla molto di paure dei ragazzini, dei loro incubi e sogni notturni, ma credo sia importante parlare anche delle paure degli adulti e quelle dei genitori, alcune motivate, altre frutto di immaturità, di gente non cresciuta e poco responsabile, chiusa in se stessa, nei propri problemi.
 Non intendo accennare alle «macro-paure», che si provano di fronte ai crescenti fenomeni migratori o alle notizie di violenze originate dal fanatismo di massa, che alimentano tensioni, terrorismi, guerre o alle crisi legate alla stagnazione o recessione economica; parlo solo delle «micropaure »: di adulti spaventati dalla giovinezza che passa, dalla cellulite che rovina l’immagine, dalla morte, che bisognerebbe rimandare il più possibile, dalla salute che, quando mancano i soldi, diventa una mezza malattia; quelle del genitore educatore, che si trova solo a gestire situazioni di cui non ha mai fatto esperienza nel suo passato di figlio, quando non c’erano i Simpson alla TV né gli spot pubblicitari che hanno relegato in angolo, in attesa di un KO finale, il cibo nostrano a favore delle merendine o dei «chipster» americani...
Poveri quei genitori che hanno paura di perdere i propri figli se si richiedono loro dei sacrifici, se si dicono dei no, se si castigano! Eccedendo nell’accontentarli, creano solo esigenze, favorendo in loro la mentalità del «tutto dovuto ». La dipendenza dai loro umori e capricci, non li allena ad affrontare le fatiche del vivere.
Un’altra paura, spesso eccessiva, è legata alla salute: si trema per una linea di febbre, per uno starnuto in più, si contestano le diete delle mense scolastiche, anche se a casa i ragazzi mangiano di tutto senza alcun controllo oppure, se controllati, diventano «infelici» pure a tavola, sognando i giorni del Campeggio per essere liberi dalle ansie della mamma o del papà.
Non parliamo poi delle vasche in piscina, degli esercizi in palestra, dei vari corsi di danza, che portano ragazzini e ragazzine ad esaurirsi prima della fine dell’anno scolastico e al rifiuto, crescendo, di quelle attività che hanno dovuto affrontare precocemente, «su comando» dei genitori.
Non mancano le paure dell’insuccesso: se il figlio fallisce o fa brutta figura, è la famiglia che fallisce e fa brutta figura! E allora ripetizioni, minacce, ricatti perché a scuola «devi riuscire», nel gioco «devi riuscire», nella vita quotidiana «devi essere migliore» almeno del figlio della vicina o del collega d’ufficio.
Nel lungo elenco delle paure, aggiungiamo quelle del «fuori casa»: paure dei compagni o del gruppo, che i ragazzi frequentano; paura dei bulli di periferia, la cui età è sempre più verde e più gravi le minacce e i ricatti che pongono, paura della droga e del bere...
Non c’è scuola che possa dare sicurezza ai figli, non c’è oratorio o associazione, allora si iperproteggono in casa, fino a quando, diventando adolescenti, i ragazzi e le ragazze evadono, vanno per conto loro e a casa tornano perché garantisce vitto, alloggio e denaro per il tempo libero.
La paura non produce niente dal punto di vista dell’educare: occorre giocare in difesa ma anche in attacco, con slancio, dando fiducia, rischiando, e il rischio sarà minimo, se si sta al fianco dei ragazzi che crescono, con pazienza e bontà, unite a una buona dose di umorismo, per sdrammatizzare e vedere il positivo nello stesso disagio.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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