Lectio divina_2a domenica di Avvento

L'attività profetica di Giovanni ha il compito di preparare i suoi contemporanei alla venuta di Dio in Gesù con i tratti della figura di Elia. Anche i «farisei e i sadducei» si recano per riceverlo, ma vi si accostano con animo ipocrita, senza una vera decisione di convertirsi. Così facendo non potranno sfuggire al giudizio di Dio.

Lectio divina_2a domenica di Avvento

da Teologo Borèl

del 07 dicembre 2007

1. LECTIO

1In quei giorni comparve Giovanni Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,raddrizzate i suoi sentieri!

4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? 8Fate dunque frutti di conversione, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco». 11«Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali, egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

 

2. MEDITATIO

In questa domenica d’avvento ci viene incontro la figura di Giovanni Battista, un personaggio simile ad una quercia, come ebbe a dire Gesù un giorno nel delineare la sua personalità: «Siete forse andati a vedere una canna sbattuta dal vento?» (Mt 11, 7). Il profilo del Battista che la liturgia ci propone viene presentato in due grandi blocchi: 3,1-6, figura e attività di Giovanni; 3,7-12, la sua predicazione. All’interno di queste due parti si possono individuare delle unità più piccole che determinano l’articolazione del testo. In 3,1-2 Giovanni è presentato come colui che predica la «conversione» perché il «regno dei cieli si è fatto vicino». Tale appello è come un filo rosso che attraversa tutta l’attività di Giovanni: viene ripreso in 3,8.12. Il motivo di tale annuncio della conversione è dato dall’imminente giudizio di Dio che viene paragonato al taglio di ogni albero secco da gettare nel fuoco per essere bruciato (3,10) e a quell’operazione della vagliatura che i contadini eseguono sull’aia per separare il grano dalla pula, anch’essa da bruciare nel fuoco (3,12). L’immagine del fuoco che caratterizza l’ultima parte del nostro brano liturgico mostra l’urgenza di prepararsi a questo evento del giudizio di Dio.

Il testo presenta la seguente articolazione:

Matteo 3,1-3: in questa prima piccola unità «la voce che grida nel deserto» di Isaia 40,2 viene identificata con la voce del Battista che invita  alla conversione «nel deserto di Giuda»;

Matteo 3,4-6: segue una breve unità che in modo pittoresco delinea la figura tradizionale di Giovanni: è un profeta e un asceta; per la sua identità profetica viene accostato ad Elia, infatti veste alla maniera del profeta di Tisbe. Un dettaglio geografico e spaziale descrive il movimento di molta gente per ricevere il battesimo d’immersione nelle acque del Giordano, in un clima penitenziale. L’influenza della sua attività profetica non è circoscritta ad un luogo ristretto ma investe tutta la regione della Giudea e che comprende Gerusalemme e il territorio intorno al Giordano.

Matteo 3,7-10: viene introdotto un gruppo particolare che si reca da Giovanni per ricevere il battesimo, sono i «farisei e sadducei». A loro Giovanni si rivolge con un linguaggio molto duro perché desistano dalla loro falsa religiosità e pongano la loro attenzione nel «portare frutto» per sfuggire al giudizio di condanna.

Matteo 3,11-12: viene puntualizzato il significato del battesimo in relazione alla conversione e soprattutto la diversità dei due battesimi e dei rispettivi protagonisti: quello di Giovanni è con acqua per la conversione; quello di Gesù, «il più forte che viene dopo» Giovanni, è con Spirito santo e fuoco.

 

Con uno stile tipicamente biblico-narrativo Matteo presenta la figura e l’attività di Giovanni Battista nel deserto della Giudea. Quest’ultima indicazione geografica intende situare l’attività di Giovanni nella regione della Giudea, mentre Gesù svolgerà la sua nella Galilea. Per Matteo l’attività di Giovanni è completamente orientata e subordinata verso «colui che deve venire», la persona di Gesù. Inoltre Giovanni è presentato come il grande e coraggioso predicatore che ha preannunciato l’imminente giudizio di Dio.

Il messaggio del Battista consiste in un preciso imperativo, «convertitevi» e in un motivo altrettanto chiaro: «perché il regno dei cieli è vicino». La conversione acquista un grande risalto nella predicazione del Battista anche se all’inizio non appare ancora chiara nel suo contenuto. In 3,8, invece, vengono indicati i frutti della conversione per esprimere un nuovo orientamento da dare alla propria esistenza. Tale indicazione, per un verso, si colloca nella linea dei profeti che intendevano la concretezza della conversione nel distacco radicale da tutto ciò che finora aveva un valore; dall’altro, và oltre e intende mostrare che la conversione è un volgersi verso il «regno dei cieli», verso una novità che si presenta imminente con le sue esigenze e prospettive. Si tratta di dare una svolta decisiva alla vita orientandola in una nuova direzione: il «regno dei cieli» fonda e definisce la conversione e non una serie di sforzi umani. L’espressione «regno dei cieli» sta a indicare che Dio si rivelerà a tutti gli uomini e con grande potenza. Giovanni dice che tale rivelazione di Dio è imminente, non è lontana.

L’attività profetica di Giovanni ha il compito di preparare i suoi contemporanei alla venuta di Dio in Gesù con i tratti della figura di Elia. Interessanti sono i motivi, le immagini con cui la figura del Battista viene interpretata, tra queste la cintura di cuoio legata intorno ai fianchi, un segno di riconoscimento del profeta Elia (2 Re 1,8); il mantello intessuto di peli di cammello è l’indumento tipico del profeta secondo Zaccaria 13,4. Si tratta di una identificazione diretta tra il profeta Elia e Giovanni. Sicuramente tale interpretazione è la risposta dell’evangelista a una obiezione giudaica di quel tempo: come può Gesù essere il messia, se prima non viene Elia?

Con la sua attività profetica Giovanni riesce a muovere intere folle, anche Elia aveva ricondotto l’intero popolo a ritornare alla fede in Dio (1 Re 18). Il battesimo di Giovanni non è importante perché numerose sono le folle che si recano per riceverlo, ma ha valore perché è accompagnato da precisi impegni di conversione. Inoltre non è un battesimo che ha il potere di cancellare i peccati, solo la morte di Gesù ha questo potere, ma imprime un nuovo orientamento da dare alla propria vita.

Anche i «farisei e i sadducei» si recano per riceverlo, ma vi si accostano con animo ipocrita, senza una vera decisione di convertirsi. Così facendo non potranno sfuggire al giudizio di Dio. L’invettiva di Giovanni verso questi gruppi, impastati di falsa religiosità, sottolinea che la funzione del suo battesimo, accolto con sincera decisione di cambiare vita, protegge chi lo riceve dall’imminente giudizio purificatore di Dio.

In che modo si farà visibile una tale decisione di convertirsi? Giovanni si astiene dal dare delle precise indicazioni contenutistiche, ma si limita solo a indicarne il motivo: evitare il giudizio punitivo di Dio. Si potrebbe dire in un linguaggio propositivo che lo scopo della conversione è Dio, il radicale riconoscimento di Dio, l’orientare in modo del tutto nuovo la propria vita a Dio.

Intanto i «farisei e i sadducei» non sono disponibili a convertirsi in quanto pongono la loro fiducia e speranza nella discendenza da Abramo: in quanto appartenenti al popolo eletto sono sicuri che Dio, per i meriti dei loro padre, concederà loro la salvezza. Giovanni mette in dubbio questa loro falsa sicurezza con due immagini: dell’albero e del fuoco.

Innanzitutto l’immagine dell’albero che viene tagliato, nell’AT rimanda al giudizio di Dio. Un testo di Isaia così lo descrive: «Ecco il Signore, Dio degli eserciti, che strappa i rami con frastuono, le punte più alte sono troncate, le cime sono abbattute». Invece l’immagine del fuoco ha la funzione di esprimere l’ «ira imminente» che si manifesterà con il giudizio di Dio (3,7). In sintesi, viene mostrata l’incalzante imminenza  della venuta di Dio: gli ascoltatori devono aprire gli occhi su ciò li attende.

Infine la predicazione di Giovanni pone un confronto tra i due battesimi, le due persone di Giovanni e di colui che deve venire. La differenza sostanziale è che Gesù battezza con spirito e fuoco mentre Giovanni solo con acqua, un battesimo per la conversione. Tale distinzione sottolinea che il battesimo di Giovanni è completamente subordinato a quello di Gesù. Matteo annota che il battesimo con spirito già è stato realizzato,  precisamente nel battesimo cristiano, come afferma la scena del battesimo di Gesù, mentre quello con il fuoco deve ancora avvenire e si realizzerà nel giudizio che Gesù darà.

Il finale della predicazione di Giovanni presenta, poi,  la descrizione del giudizio che incombe sulla comunità con l’immagine della pula. La stessa azione che il contadino compie sull’aia quando  pulisce il grano dalla pula così sarà attuata da Dio nel giudizio sulla comunità.

La predicazione di Giovanni mentre ci ricorda che la venuta di Dio nella nostra vita è sempre imminente, ci invita anche con energia alla penitenza che purifica il cuore, lo rende capace all’incontro con Gesù che viene nel mondo degli uomini e lo apre alla speranza e all’amore universale.

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