La parabola del fariseo e del pubblicano stravolge la visione che i giusti hanno della preghiera: Dio guarda al cuore delle persone, alle loro intenzioni, ai loro sentimenti. La preghiera non è qualcosa di semplice, ma richiede impegno, sacrificio...umiltà. Il mettersi in ginocchio è la strada per percorre le vie di Dio.
del 26 ottobre 2007
a) Chiave di lettura:
Il Vangelo di questa domenica ci pone dinanzi la parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14). Abbiamo aggiunto la parabola della vedova e del giudice (Lc 18,1-8), poiché ambedue formano una piccola unità il cui scopo è quello di aiutarci a scoprire come deve essere il nostro atteggiamento orante dinanzi a Dio. Le due parabole ci mostrano che Gesù aveva un altro modo di vedere le cose della vita e la preghiera. Riusciva a percepire una rivelazione di Dio lì dove altri vedevano solo una rovina. Vede qualcosa di positivo nel pubblicano, di cui tutti dicevano: “Non sa pregare!” e nella vedova povera, di cui la società diceva: “Scomoda ed importuna perfino il giudice!” Gesù viveva talmente unito al Padre per mezzo della preghiera, che per lui tutto diventava un’espressione di preghiera. Oggi le persone semplici del popolo che dicono di non saper pregare, sanno parlare con Gesù, conversano tutto il tempo con Dio. Conosci persone così? Il popolo ha molti modi per esprimere la sua devozione e preghiera.
Durante la lettura cerchiamo di fare attenzione alle due seguenti cose: Qual è l’obiettivo e quali sono i destinatari delle due parabole? Quali sono gli atteggiamenti delle persone che appaiono nelle parabole?
 
b) Testo:
1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2«C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».
 
c) Commento del testo:
Luca 18,9: I destinatari della seconda parabola
Questa seconda parabola del fariseo e del pubblicano viene introdotta con la seguente frase: 'Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri!' La frase di Luca si riferisce, simultaneamente, al tempo di Gesù ed al tempo di Luca. Poi nelle comunità degli anni ’80, a cui Luca dirige il suo vangelo, c’erano persone afferrate all’antica tradizione del giudaismo che disprezzavano quelle che venivano dal paganesimo (cf. At 15,1.5).
Luca 18,10: Introduce il tema della parabola
Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Non poteva esserci un contrasto maggiore. Nell’opinione della gente di quel tempo, un pubblicano non valeva nulla e non poteva dirigersi a Dio, poiché era una persona impura, in quanto pubblicano, mentre il fariseo era una persona onorata e molto religiosa.
Luca 18,11-12: Descrive come prega il fariseo
Il fariseo prega in piedi e ringrazia Dio per non essere come gli altri: ladroni, disonesti, adulteri. La sua preghiera non è altro che un elogio per se stesso e delle cose che fa: digiuna e paga le decime. E’ un’esaltazione delle sue buone qualità ed un disprezzo per gli altri, soprattutto del pubblicano che si trova insieme a lui nello stesso posto. Non si sente fratello.
Luca 18,13: Descrive come prega il pubblicano
Il pubblicano non osa alzare lo sguardo, si batte il petto ed appena dice: “Mio Dio, abbi pietà di me peccatore!' Si mette al suo posto dinanzi a Dio.
Luca 18,14: Ges√π da la sua opinione su tutti e due
Se Gesù avesse chiesto alla gente chi tornò a casa sua giustificato, tutti avrebbero risposto: “Il fariseo!” Ma Gesù pensa in modo diverso. Chi ritorna giustificato (con buone relazioni con Dio) non è il fariseo, bensì il pubblicano. Di nuovo, Gesù gira tutto al rovescio. A molte persone non sarà piaciuta l’applicazione che fa di questa parabola.
 
I primi cristiani ci presentano un’immagine di Gesù orante, che viveva in contatto permanente con il Padre. La respirazione della vita di Gesù era fare la volontà del Padre (Gv 5,19). Gesù pregava molto ed insisteva affinché la gente ed i suoi discepoli pregassero. Perché è nel confronto con Dio che emerge la verità e che la persona si ritrova con se stessa in tutta la sua realtà ed umiltà.
Le due parabole rivelano qualcosa dell’atteggiamento orante di Gesù dinanzi al Padre. Rivelano che nemmeno per lui è stato sempre facile. Come la vedova dovette insistere molto, come appare nella preghiera fatta nell’Orto degli Ulivi (Lc 22,41-42). Lui insistette fino alla morte, non desistette, e fu ascoltato (Eb 5,7). Le due parabole rivelano anche la sua esperienza ed intimità con Dio come Padre che accoglie tutti ed il cui amore ha come marca centrale la gratuità. L’amore di Dio per noi non dipende da ciò che facciamo per lui. Lui ci ha amato per primi. Accoglie il pubblicano.
Per Gesù, la preghiera era intimamente connessa alla vita, ai fatti concreti, alle decisioni che doveva prendere. Per poter essere fedele al progetto del Padre, cercava di rimanere da solo con lui. Lo ascoltava. Nei momenti difficili e decisivi della sua vita, Gesù pregava i Salmi. Come qualsiasi giudeo pio, li conosceva a memoria. La recita dei Salmi non spense in lui la creatività. Anzi, Gesù compose lui stesso un salmo che ci ha trasmesso. È il Padre Nostro. La sua vita era una preghiera permanente: 'Cerco sempre la volontà del Padre!' (Gv 5,19.30) A lui è applicato ciò che dice il Salmo 'Io sono in preghiera!' (Sl 109,4)
 
d) Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
a) Qual è il punto che più ti è piaciuto delle due parabole? Perchè?
b) Quali sono gli atteggiamenti del fariseo e del pubblicano? Cosa colpisce maggiormente nell’atteggiamento di ognuno di loro? Perchè?
c) Qual è l’applicazione che Gesù fa della parabola?
d) Cosa ci insegnano le due parabole sulla preghiera?
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