Lectio divina_34a domenica del tempo ordinario

Signore, mi suona strano darti il nome di re. Un re non si avvicina facilmente... E invece oggi ti ritrovo che siedi accanto a me, nella fossetta del mio peccato, qui dove mai avrei pensato di incontrarti. I re stanno nei palazzi, distanti dalle vicende della povera gente. Tu invece vivi la tua signoria vestendo i panni logori delle nostre povertà. Quale festa per me vederti qui dove mi sono andato a nascondere.

Lectio divina_34a domenica del tempo ordinario

da Teologo Borèl

del 23 novembre 2007

a) Il testo:

35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38 C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. 39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40 Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

 

b) Chiave di lettura:

Solennità di Cristo Re dell’universo. Ci si aspetterebbe un passo del vangelo di quelli più luminosi, e invece ci si ritrova di fronte a un passo tra i più oscuri… Lo stupore del non atteso è il sentimento più idoneo per entrare nel cuore della festa di oggi, lo stupore di chi sa di non essere in grado di capire le infinità del mistero del Figlio di Dio.

v. 35. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Intorno alla croce si raccolgono tutti coloro che hanno incontrato Gesù nei tre anni della sua vita pubblica. E qui, di fronte a una Parola inchiodata sul legno, si svelano i segreti dei cuori. Il popolo che aveva ascoltato e seguito il rabbì di Galilea, che aveva visto miracoli e prodigi, sta lì a vedere: la perplessità sui volti, mille domande in cuore, la delusione e la percezione del tutto finisce così!? I capi viaggiano sullo scherno e intanto dicono il vero sulla persona di Gesù: il Cristo di Dio, il suo eletto. Ignorano la logica di Dio pur essendo fedeli osservanti della legge ebraica. Quell’invito tanto sprezzante: Salvi se stesso… narra il fine recondito di ogni loro azione: la salvezza si conquista da sé con l’osservanza dei comandamenti di Dio.

vv. 36-37. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». I soldati che nulla hanno da perdere in campo religioso infieriscono su di lui. Cosa hanno in comune con quell’uomo? Cosa hanno ricevuto da lui? Nulla. La possibilità di esercitare, seppur per poco, il potere su qualcuno non si può lasciar cadere! Il potere della detenzione si intreccia di cattiveria e si arrogano il diritto della derisione. L’altro, indifeso, diventa oggetto del proprio godimento.

v. 38. C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Davvero una burla la tavoletta della propria colpa: Gesù è colpevole di essere re dei giudei. Una colpa che in realtà colpa non è. Malgrado i capi abbiano tentato di schiacciare la regalità di Cristo in tutti i modi, la verità si scrive da sé: Questi è il re dei Giudei! Questi, non altri! Una regalità che attraversa i secoli e chiede agli sguardi dei passanti di posare il pensiero sulla novità del vangelo. L’uomo ha bisogno di qualcuno che lo governi, e questo qualcuno può essere solo un uomo crocifisso per amore, capace di sostare sul legno della condanna per lasciarsi ritrovare vivente all’alba dell’ottavo giorno. Un re senza scettri, un re capace di essere considerato da tutti un malfattore pur di non rinnegare il suo amore per l’uomo.

v. 39. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Sulla croce ci si può stare per motivi diversi come anche per motivi diversi si può stare con Cristo. La prossimità alla croce divide o avvicina. Uno dei due vicini di Cristo insulta, provoca, schernisce. L’obiettivo è sempre lo stesso: Salva te stesso e anche noi! La salvezza è invocata come fuga dalla croce. Una salvezza sterile, priva di vita, già morta in sé. Gesù è inchiodato alla croce, questo malfattore è appeso. Gesù è un tutt’uno con il legno, perché la croce è per lui il rotolo del libro che si spiega per narrare i prodigi della vita divina consegnata senza condizioni. L’altro è appeso come frutto guastato dal male e pronto ad essere buttato via.

v. 40. Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? L’altro, stando vicino a Gesù, riacquista il santo timore e fa discernimento. Chi vive accanto a Cristo può rimproverare chi è lì a due passi dalla vita e non la vede, continua a sciuparla fino alla fine. Tutto ha un limite, e in questo caso il limite non lo fissa il Cristo che è lì, ma il suo compagno. Cristo non risponde, risponde l’altro al suo posto, riconoscendo le sue responsabilità e aiutando l’altro a leggere il momento presente come una opportunità di salvezza.

v. 41. Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». Il male conduce alla croce, il serpente aveva guidato al frutto proibito appeso all’albero. Ma quale croce? La croce della propria “ricompensa” o la croce del frutto buono. Cristo è il frutto che ogni uomo o donna può cogliere dall’albero della vita che è in mezzo al giardino del mondo, il giusto che nulla ha fatto di male se non amare usque ad finem.

v. 42. E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Una vita che si compie e tutta si racchiude in una invocazione incredibilmente densa di significato. Un uomo, peccatore, consapevole del suo peccato e della giusta condanna, accoglie il mistero della croce. Ai piedi di quel trono di gloria chiede un ricordo nel regno di Cristo. Vede un innocente crocifisso e riconosce e vede oltre ciò che appare, la vita del regno eterno. Quale riconoscimento! Gli occhi di chi ha saputo in un istante cogliere la Vita che passava e che palpitava un messaggio di salvezza seppur in modo sconvolgente. Quel reo di morte, insultato e deriso da quanti avevano avuto la possibilità di conoscerlo più da vicino e a lungo, accoglie il suo primo suddito, la sua prima conquista. Maledetto chi pende dal legno, dice la Scrittura. Il maledetto innocente diventa benedizione per chi è meritevole di condanna. Un tribunale politico e terreno quello di Pilato, un tribunale divino quello della croce, dove il condannato è salvo in virtù della consumazione di amore dell’innocente Agnello.

v. 43. Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Oggi. La parola unica e prorompente di vita nuova del vangelo. Oggi. La salvezza è compiuta, non c’è da attendere più alcun Messia che salvi il popolo dai suoi peccati. Oggi. La salvezza è qui, sulla croce. Cristo non entra da solo nel suo regno, porta con sé il primo dei salvati. Stessa umanità, stesso giudizio, stessa sorte, stessa vittoria. Non è geloso Gesù delle sue prerogative filiali, da subito ha strappato alla lontananza da Dio e alla morte chi non aveva più scampo. Stupendo regno quello che sul Golgota si inaugura… Qualcuno ha detto che il buon ladrone ha fatto l’ultimo furto della sua vita, ha rubato la salvezza… E sia! Per sorridere di chi traffica le cose di Dio! Quanta verità invece nel contemplare il dono che Cristo fa al suo compagno di croce. Nessun furto! Tutto è dono: la presenza di Dio non si mercanteggia! Tanto meno lo stare per sempre con lui. È la fede che apre le porte del regno al buon ladrone. Buono perché ha saputo dare il giusto nome a ciò che era stata la sua esistenza e ha visto in Cristo il Salvatore. L’altro era cattivo? Né più né meno dell’altro forse, ma è rimasto al di qua della fede: cercava il Dio forte e potente, il Signore potente in battaglia, un Dio che rimette a posto le cose e non ha saputo riconoscerlo negli occhi di Cristo, si è fermato alla sua impotenza.

 

c) Riflessione:

Cristo muore sulla croce. Non è solo. È circondato di gente, le persone più strane, quelle ostili che riversano su di lui le loro responsabilità di non comprensione, quelle indifferenti che non si coinvolgono se non per interesse personale, quelle che non capiscono ancora ma che forse sono meglio disposte a lasciarsi interrogare visto che non hanno più nulla da perdere, come uno dei due malfattori. Se la morte è una caduta nel nulla, allora il tempo umano assume il colore dell’angoscia. Se invece è l’attesa della luce, allora il tempo umano si colora di speranza, e lo spazio del finito si fa varco al domani, all’alba nuova della Risurrezione. Io sono la via, la verità e la vita… quanto vere risultano in questo giorno solenne le parole di Gesù, parole che illuminano l’oscurità della morte. Non si arresta la via, non si spegne la verità, non muore la vita. In quell’Io sono è racchiusa la regalità di Cristo. Si cammina verso una meta, e il raggiungerla non può essere il perderla… Io sono la via… Si vive della verità, e la verità non è un oggetto, ma qualcosa che esiste: “La verità è lo splendore della realtà – dice Simone Weil – e desiderare la verità è desiderare un contatto diretto con la realtà per amarla”. Io sono la verità… Nessuno vuol morire, ci si sente strappati a qualcosa che ci appartiene: la vita, e allora, se la morte non fa parte di noi, non può tenerci per sé… Io sono la vita… Gesù lo ha detto: “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà”. Ci sono delle contraddizioni nei termini o non piuttosto dei segreti reconditi da svelare? Togliamo il velo a ciò che vediamo per godere di ciò che non vediamo? Cristo sulla croce è oggetto dell’attenzione di tutti. Molti lo pensano o addirittura stanno accanto a lui. Ma non basta. La vicinanza che salva non è quella di chi sta lì per deridere o per schernire, la vicinanza che salva è quella di chi chiede umilmente di essere ricordato non nel tempo fugace ma nel regno eterno.

 

d) Domande:

- Il popolo stava a vedere. Perché non prendi mai posizione rispetto agli eventi? Tutto quello che hai vissuto, ascoltato, visto… non puoi buttarlo via solo perché un inciampo sembra oscurarlo. Muoviti!

- «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Quanti ricatti con Dio nella preghiera. Se tu sei Dio, perché non intervieni? Ci sono tanti innocenti che soffrono… Se tu mi vuoi bene, fammi quello che ti dico e io ti credo… Quando la smetterai di trattare con il Signore come se tu sapessi più di Lui ciò che è bene e ciò che non lo è?

- Gesù, ricordati di me. Quando vedrai in Cristo l’unico OGGI che ti dà vita?

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