E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?».
del 13 novembre 2008
E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un  libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello  esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che  proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i  sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in  grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si  trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. (Ap 5,1-4)
 
L’immagine di un libro sigillato proposta in questo passo dell’Apocalisse intende descrivere la vicenda complessiva del cosmo, e quindi della famiglia umana; perché appunto per gli uomini la terra e i cieli e tutto è stato creato fin dall’inizio. Ma quale sia il disegno di Dio nel governo della storia intera non si capisce; in tal senso, nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in  grado di aprire il libro e di leggerlo; il veggente piange, ma gli è presto annunciato che l’Agnello immolato è in grado di aprire i sigilli.
 
Documento di quest’opera dell’Agnello, che apre i sigilli e rende chiare le cose oscure, che rivela i misteri nascosti della storia, è appunto la Bibbia. Il nome è la traslitterazione di un termine greco plurale (biblia), che vuol dire libri; effettivamente la Bibbia piuttosto che un libro appare una biblioteca; i libri che la compongono sono 73, divisi in 46 dell’Antico testamento e 27 del Nuovo Testamento; la loro composizione si distende sull’arco di oltre mille anni; le lingue sono due, ebraica e greca; i generi letterari sono difficili anche solo da numerare. La Bibbia, destinata a togliere i sigilli al rotolo indecifrabile della storia universale, rischia di apparire essa stessa come un codice segreto e sigillato.
 
Di fatto la Bibbia nei quattro o cinque secoli della vicenda moderna è stata sottratta all’uso del fedele nella Chiesa cattolica. All’origine di tale sequestro è stata la protesta di Lutero e la sua rivendicazione del libero esame, dunque di una lettura del libro non guidata dalla predicazione e dal magistero ecclesiastico, ma suggerita dallo Spirito stesso di Dio ad ogni singolo fedele. La Riforma perseguita da Lutero per molta parte si è affidata alla traduzione della Bibbia in lingua tedesca; quella traduzione è addirittura all’origine del tedesco quale lingua letteraria. La Chiesa cattolica ha davvero proibito la lettura della Bibbia, e prima ancora la sua traduzione dopo il Concilio? Certo ha circondato quella lettura e quella traduzione di molte cautele (erano lecita la lettura soltanto nelle traduzioni autorizzate dai vescovi cattolici); non ha incoraggiato in genere alla lettura, ma non l’ha proibita.
 
Nella tradizione protestante possiamo riconoscere due sviluppi diversi e addirittura divergenti del principio del libero esame.
a)          Il primo sviluppo è quello fedele all’idea che il libero esame sarebbe autorizzato dallo Spirito che parla ad ogni credente; la lettura del testo praticata è in quel senso quella devota, che cerca nella lettera edificazione per la fede e per la speranza; la meditazione biblica alimenta soprattutto due sentimenti religiosi, il pentimento e insieme la fiducia. La massima espressione di questa linea della tradizione protestante sarà il pietismo, un movimento religioso certo di grande intensità e ricchezza, che incoraggia tuttavia un’interpretazione dubbia del cristianesimo, vicina a quella già propria della devotio moderna: esso sarebbe religione del libro e dell’anima, senza occhi e cuore per la vita civile e profana.
b)          Il secondo sviluppo è invece quello “critico”; in prima battuta critico nel senso di ricorrere alla veritas ebraica o al pensiero di Paolo per contestare la dottrina della chiesa di Roma; in seconda battuta la critica assume la piega moderna, le risorse della ricerca scientifica sostituiscono quelle della fede e della tradizione quali criteri decisivi di lettura della Bibbia. Nell’arco storico che sta tra la fine del Settecento e la metà del Novecento la polemica tra cattolicesimo e protestantesimo trova riscontro nella diversa posizione che le due tradizioni assumono nei confronti degli approcci storico critici; gli studiosi cattolici sono in molti modi impediti dal prendere parte alla ricerca storico critica sulla Bibbia; gli studiosi protestanti sono protagonisti in tal senso, ma sono sempre più divisi tra loro e divisi dalle espressioni devote e spesso fondamentaliste delle rispettive Chiese.
 
Nei tempi più recenti, successivi al Vaticano II, cade la preclusione della Pontificia Commissione Biblica nei confronti dei nuovi metodi e la ricerca cattolica entra in pieno nel campo degli studi biblici, dando un contributo che ormai è equivalente o addirittura maggiore rispetto a quello protestante. Rimane tuttavia anche all’interno della Chiesa cattolica la distanza tra la lettura devota e lettura storico critica; essa appare grande specie nel caso di racconti arcaici dell’Antico Testamento e dei racconti di miracolo dei vangeli. Rimane inoltre la difficoltà proposta dal carattere inverosimile o scandaloso (violenza) di molte pagine, troppo distanti dalla nostra sensibilità.
 
E tuttavia il desiderio di una lettura personale della Bibbia è proprio di un numero crescente di cristiani; esso corrisponde a una raccomandazione insistita della predicazione corrente; corrisponde soprattutto a una necessità obiettiva della vita cristiana così come oggi si configura. Alla realizzazione di tale desiderio sembrano per altro opporsi difficoltà insuperabili alla comprensione. Come provvedere a quell’introduzione, che pare indispensabile? Come evitare che l’uso personale della Bibbia alimenti la figura di una religione proiettiva e sostanzialmente arbitraria? Su questo tema rifletteranno i vescovi di tutto il mondo nel Sinodo che si tiene nelle settimane di ottobre. Alcune indicazioni di fondo cercheremo di dare anche noi, nei cinque incontri previsti per la prima catechesi.
 
Esso sono articolati come indicato qui di seguito. Il primo incontro è dedicato al chiarimento dei motivi che rendono oggi la lettura della Bibbia decisamente più necessaria al cristiano di un tempo. il secondo e il terzo incontro saranno dedicati invece al chiarimento dei problemi connessi ai nuovi approcci “scientifici” alla Bibbia. Gli ultimi due incontri infine saranno dedicati alla figura della lettura credente: quella meditativa dei vangeli e quella orante dei salmi. Il tema dei singoli incontri è qui indicato, allusivamente, mediante una citazione biblica.
 
don Giuseppe Angelini
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