"Il Comune di Venezia si appresta a condurre una violenta e radicale rivoluzione nell'educazione dei figli dei veneziani, specialmente i più piccoli, sulla spinosa e delicata questione dell'identità e del ruolo della famiglia nella società in rapporto agli orientamenti sessuali degli individui".
Fatti incresciosi vengono orditi dalle istituzioni cittadine all’insaputa e in danno delle famiglie veneziane e delle loro legittime e naturali prerogative. Sciolto da un concreto vincolo di rappresentatività democratica mai espresso in merito dai suoi cittadini, il Comune di Venezia si appresta a condurre una violenta e radicale rivoluzione nell’educazione dei figli dei veneziani, specialmente i più piccoli, sulla spinosa e delicata questione dell’identità e del ruolo della famiglia nella società in rapporto agli orientamenti sessuali degli individui. Lo scopo dichiarato delle iniziative politiche in corso è quello di far tabula rasa del patrimonio antropologico e culturale che da sempre vivifica le elementari relazioni umane e sociali della nostra comunità, ricco patrimonio che ora è screditato come fardello pieno di “stereotipi” discriminatori e nulla più.
A Ca’ Farsetti c’è chi lavora sodo per stravolgere dalle fondamenta l’approccio tradizionale che riconosce alla famiglia il diritto (e il dovere) di educare i propri figli secondo la visione antropologica che ritiene più autenticamente diretta all’integrale sviluppo umano, specialmente in un ambito così determinante per l’equilibrata maturazione psicofisica e morale dei fanciulli. Le prove tecniche di questo nuovo dirigismo etico sono già in atto per impulso diretto – ancorché, si vuole sperare, forse non pienamente consapevole – del sindaco Orsoni.
Due i fronti principali aperti. Da una parte, la foga a dir poco ideologica della neo-delegata a “Diritti civili, Politiche contro le discriminazioni e Cultura Lgbtq (lesbian gay bisex transgender e queer)”, la consigliera Camilla Seibezzi, che ha meticolosamente pianificato la scomparsa della realtà familiare eterosessuale dalla documentazione burocratica ed istituzionale della città (anche con la nota sostituzione di “padre – madre” con “genitore”), perché, sostiene la consigliera, per «abbattere gli stereotipi … è necessario cominciare dal basso, con azioni politiche che incidano sulla pratica quotidiana». Azioni politiche arbitrarie e mistificatorie di cui nessuno, nemmeno la categoria che si dice di voler tutelare, ha mai sentito la pratica necessità, mentre mortificano invece una realtà sociale capillarmente diffusa e radicata.
D’altro canto, ancor più grave l’iniziativa assunta dall’Assessorato Politiche Educative e Politiche per la Famiglia presieduto da Tiziana Agostini. L’Assessorato ha predisposto un “Piano Formativo” con cui rieducare il personale insegnante dei nidi e delle scuole d’infanzia del Comune secondo la più spericolata rilettura dell’identità e del ruolo della famiglia nella società, affinché i bambini che frequentano le scuole siano plasmati da nuovi criteri di discernimento circa la relazione fondamentale tra il genere sessuale e le relazioni familiari naturali. Scopo dei corsi è quello di eliminare dall’impianto educativo dei minori ogni considerazione che non accolga l’idea per cui possono sussistere delle differenze tra una famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna e un’unione omosessuale. In tal senso, la preferenza che si può voler accordare al primo modello, per altro con il conforto del dato normativo supremo della Costituzione italiana, è bollata anch’essa come mero “stereotipo” da emendare. Ciò che è più grave è che non si sia sentito necessario coinvolgere le famiglie dei bambini, destinatari ultimi dell’intera macchinazione. Questi corsi sono in atto mentre scriviamo: proprio in questi giorni insegnanti e operatori scolastici apprendono tecniche di relazione psicoattitudinale ideologicamente faziose i cui frutti saranno reindirizzati all’educazione dei bambini. Rigorosamente all’insaputa dei loro genitori. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile.
Alla luce di questi tentativi di elusione dei diritti e delle libertà educative delle famiglie veneziane, esortiamo in tal modo i rappresentanti del Comune di Venezia:
- il sindaco Orsoni si assuma la responsabilità istituzionale di pronunciare in modo completo e manifesto la propria posizione circa il merito e il metodo delle iniziative assunte sotto il suo patrocinio politico, attivandosi nelle scelte più opportune conseguenti ad una sua eventuale contrarietà all’operato dell’assessore Agostini e della delegata Seibezzi;
- il Consiglio Comunale si mantenga vigile, in termini obiettivi e ragionevoli, quanto alle suddette attività, salvaguardando le prerogative e i diritti delle famiglie nel momento dell’educazione psicofisica e morale dei loro figli; si esprima dunque contrariamente quando questi principi supremi dovessero essere messi in dubbio al momento delle votazioni assembleari.
Comitato di Venezia
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